Codice Civile art. 1282 - Interessi nelle obbligazioni pecuniarie.Interessi nelle obbligazioni pecuniarie. [I]. I crediti liquidi ed esigibili di somme di danaro producono interessi di pieno diritto, salvo che la legge o il titolo stabiliscano diversamente [506 3, 2033 1; 161 trans.]. [II]. Salvo patto contrario, i crediti per fitti e pigioni non producono interessi se non dalla costituzione in mora [1219]. [III]. Se il credito ha per oggetto rimborso di spese fatte per cose da restituire, non decorrono interessi per il periodo di tempo in cui chi ha fatto le spese abbia goduto della cosa senza corrispettivo e senza essere tenuto a render conto del godimento. InquadramentoGli interessi di pieno diritto, o corrispettivi, decorrono su tutti i debiti pecuniari liquidi ed esigibili, salve le eccezioni previste dalla legge o dal titolo (Bianca, 182; Quadri, in Tr. Res., 1999, 538; Inzitari, in Tr. Gal., 1983, 206). Sono produttivi di interessi anche i debiti di moneta estera (Ascarelli, in Comm. S. B., 1992, 584). Il requisito della liquidità ricorre quando il credito sia di certo ammontare ovvero di ammontare accertabile mediante un semplice calcolo aritmetico (Bianca, 183). È lo stesso debitore che provvede alla liquidazione del proprio debito, salva diversa pattuizione (Bianca, 183). Ove la liquidazione ritardi per causa imputabile al debitore, questi dovrà corrispondere gli interessi di mora (Bianca, 184). Nell'ipotesi di liquidazione giudiziale gli interessi decorrono dalla data di proposizione della domanda (Bianca, 183). Il requisito dell'esigibilità postula, invece, l'infruttuosa scadenza dell'obbligazione, ossia che la prestazione possa essere immediatamente richiesta dal creditore, non essendo il credito sottoposto né a condizione sospensiva né ad alcun termine (Bianca, 184). I debiti scaduti ed esigibili non producono interessi di pieno diritto solo nei casi eccezionali regolati dai commi 2 e 3 nonché negli altri casi previsti dalla legge, come nel legato di somma di denaro e nella restituzione di somme indebitamente corrisposte in buona fede, ipotesi in cui gli interessi decorrono dal giorno della domanda (Bianca, 188). Inoltre, la decorrenza degli interessi corrispettivi può essere esclusa per accordo tra le parti, che deve rivestire la forma scritta e, ove esso sia contenuto in condizioni generali di contratto, esige l'approvazione specifica dell'aderente (Bianca, 188). Gli interessi corrispettivi decorrono senza che sia richiesta la costituzione in mora né l'accertamento dell'imputabilità del ritardo nel pagamento al debitore (Bianca, 185; Quadri, in Tr. Res., 1999, 538; Inzitari, in Tr. Gal., 1983, 206; Ascarelli, in Comm. S. B., 1992, 584), elementi invece necessari perché abbiano corso gli interessi moratori. Non è pacifico se la decorrenza degli interessi di pieno diritto dipenda o no dal vantaggio conseguito dal debitore in ragione del ritardo nel pagamento, conseguente al medesimo fatto che ha impedito il puntuale adempimento, da cui abbia tratto una concreta utilità (in senso favorevole Inzitari, in Tr. Gal., 1983, 213). In senso contrario, si osserva che il debito per interessi corrispettivi è limitato a quelli effettivamente percepiti solo all'esito della costituzione in mora credendi; prima di tale momento, la mera disponibilità giustifica la corresponsione degli interessi, quand'anche in concreto il debitore non li abbia percepiti. Gli interessi corrispettivi sono dovuti in funzione equilibratrice del vantaggio che il debitore ritrae, data la normale produttività della moneta, dal trattenere presso di sé somme di danaro che avrebbe dovuto pagare; pertanto, essi decorrono dalla data in cui il credito è divenuto liquido ed esigibile, cioè da quando l'importo è determinato e il pagamento non è, o non è più, dilazionato da termine o condizione (Cass. n. 28204/2011; Cass. n. 10884/2007). Nessuna rilevanza ha l'indagine sulla colpevolezza del ritardo nell'adempimento da parte del debitore, né il creditore è tenuto ad alcun atto di costituzione in mora (Cass. n. 10428/2002). Per converso, il credito che sia divenuto esigibile ma sia illiquido non produce interessi (Cass. n. 19266/2014). La liquidità del credito si traduce nella determinazione del suo ammontare in una quantità definita, o nella sua determinabilità mediante meri calcoli aritmetici in base ad elementi o criteri prestabiliti dal titolo o dalla legge, ed è una caratteristica oggettiva sulla quale non incide l'eventuale contestazione da parte del debitore, che attiene all'accertamento del credito stesso, non alla sua consistenza (Cass. n. 25365/2006). I requisiti della liquidità ed esigibilità si realizzano in ragione della pronuncia di condanna pecuniaria provvisoriamente esecutiva, da cui maturano interessi di pieno diritto benché non espressamente contemplati nella statuizione (Cass. n. 8298/2011); e così in ragione dell'assegnazione in favore del creditore procedente all'esito del procedimento di espropriazione presso terzi (Cass. n. 9173/2018). Nel caso di riforma della sentenza di condanna, gli interessi di pieno diritto sulla somma da restituire decorrono sin dal momento del pagamento, non potendo venire in rilievo stati soggettivi di buona o mala fede a fronte di prestazioni effettuate e ricevute nella comune consapevolezza della rescindibilità del titolo e della provvisorietà dei suoi effetti (Cass. n. 27943/2022; Cass. n. 3460/2001). La S.C. ritiene che il debitore debba corrispondere gli interessi di pieno diritto fino alla costituzione in mora del creditore, indipendentemente dalla circostanza che abbia tratto vantaggio dalla disponibilità della somma oggetto del debito (Cass. n. 5316/1979). Il debito per interessi di pieno diritto costituisce debito di valuta (Cass. n. 729/1960). Gli interessi sui debiti risarcitoriSulle somme liquidate a titolo di risarcimento dei danni sono riconosciuti gli interessi compensativi, che si determinano sugli importi rivalutati anno per anno a decorrere dal momento di verificazione del fatto illecito (Bianca 187; Quadri, in Tr. Res., 1999, 546; Inzitari, in Tr. Gal., 1983, 257). Con riferimento ai danni futuri, gli interessi decorrono dalla pubblicazione della sentenza che li riconosce mentre, in ordine alle spese direttamente causate dall'integrazione dell'illecito e volte a rimuoverne le conseguenze, gli interessi corrispettivi sono dovuti dal momento in cui esse sono state sostenute. Le pronunce della giurisprudenza distinguono il momento di decorrenza degli interessi compensativi in base al fatto che si tratti di illecito contrattuale o di illecito aquiliano: nel primo caso gli interessi si calcolano dalla data della mora, nel secondo dal momento del fatto illecito (Cass. n. 2296/1990). Di recente, la Suprema Corte ha affermato che, in caso di inadempimento di obbligazioni contrattuali diverse da quelle pecuniarie, al danneggiato spettano la rivalutazione monetaria del credito (danno emergente) e gli interessi compensativi (lucro cessante), a decorrere dal giorno della verificazione dell'evento dannoso, venendo in rilievo un debito non di valuta, ma di valore, al pari dell'obbligazione risarcitoria da responsabilità extracontrattuale (Cass. n. 37798/2022; in materia di violazione del dovere informativo a carico dell'intermediario v. Cass. n. 26202/2022; in senso contrario v. Cass. n. 20833/2019). Gli interessi sul rimborso delle spese connesse al fatto illecito decorrono dalla data di effettiva erogazione, giacché è da tale data che il danneggiato è stato privato delle somme versate e di tale privazione deve essere compensato (Cass. n. 2203/1977; Cass. n. 618/1974; Cass. n. 1437/1971). Nei debiti di valore derivanti da fatto illecito, il riconoscimento degli interessi compensativi postula una specifica domanda di parte (Cass. n. 4938/2023; Contra Cass. n. 39376/2021). Gli interessi sui debiti della p.a.Anche per i debiti verso la p.a. gli interessi di pieno diritto in favore di soggetti privati decorrono dal momento in cui sono liquidi ed esigibili, senza che a tal fine assuma alcuna rilevanza la tempestiva conclusione della procedura contabile e l'emanazione del titolo di spesa (Bianca, 203). Secondo la S.C. la maturazione degli interessi corrispettivi verso la p.a. non può prescindere dal presupposto formale dell'emissione del titolo di spesa (Cass. n. 118/2023; Cass. n. 17909/2004; Cass. n. 13859/2002; Cass. n. 2071/2000 in senso contrario v. Cass. n. 11655/2020). Solo per gli interessi di mora non vi è necessità di tale titolo (Cass. S.U., n. 3451/1985). Nei confronti della p.a. inadempiente, il contenuto pecuniario dell'obbligazione non può considerarsi liquido, cioè precisamente determinato nel suo ammontare, prima che tale esso venga a risultare per effetto dell'attività di verifica compiuta dall'amministrazione stessa in ordine alla documentazione trasmessa dal creditore; con la conseguenza che prima di tale verifica non maturano gli interessi corrispettivi (Cass. n. 11016/2005). La domanda degli interessiPoiché gli interessi costituiscono un accessorio del credito principale (Bianca, 176; Quadri, in Tr. Res., 1999, 528), essi possono essere riconosciuti solo a seguito di espressa domanda di parte, che ne individui la fonte e la misura (Bianca, 206; Quadri, in Tr. Res., 1999, 574). Si precisa, tuttavia, che la natura accessoria degli interessi rispetto al credito cui si riferiscono opera solo nella fase genetica mentre, all'esito della loro maturazione, essi costituiscono un'obbligazione autonoma, che può formare oggetto di separati atti dispositivi. È ammissibile anche una domanda autonoma volta ad ottenere la condanna al pagamento dei soli interessi corrispettivi. Inoltre, la prescrizione del credito principale non si estende automaticamente agli interessi maturati e così la verificazione di cause interruttive della prescrizione. Ancora, la remissione del debito principale non si trasmette in modo automatico all'autonoma obbligazione degli interessi. Con riferimento agli interessi compensativi sui debiti risarcitori non è invece necessaria un'apposita domanda. La necessità di un'apposita domanda degli interessi di pieno diritto che ne indichi la fonte e la misura è contemplata anche dalla S.C. (Cass. n. 18292/2016; Cass. n. 23195/2010; Cass. n. 24858/2005; Cass. n. 4423/2004; Cass. 11151/2003). La domanda di corresponsione degli interessi non accompagnata da alcuna particolare qualificazione va intesa come rivolta al conseguimento soltanto degli interessi corrispettivi, i quali, come quelli compensativi, sono dovuti indipendentemente dalla colpa del debitore nel mancato o ritardato pagamento, salva l'ipotesi della mora del creditore, atteso che la funzione primaria degli interessi nelle obbligazioni pecuniarie è quella corrispettiva, collegata alla loro natura di frutti civili della somma dovuta, mentre, nei contratti di scambio, caratterizzati dalla contemporaneità delle reciproche prestazioni, è quella compensativa, dovendosi invece riconoscere carattere secondario alla funzione risarcitoria, propria degli interessi di mora, che presuppone l'accertamento del colpevole ritardo o la costituzione in mora ex lege del debitore, e quindi la proposizione di un'espressa domanda, distinta da quella del pagamento del capitale (Cass. n. 36246/2022 ; Cass. n. 20868/2015; Cass. n. 1377/2008). Nel giudizio di appello possono essere richiesti i soli interessi maturati dopo la pronunzia della sentenza impugnata, sempre che gli stessi trovino la loro causa nella pretesa dedotta in prime cure (Cass. n. 14311/1999). Gli interessi compensativi sulle somme liquidate a titolo di risarcimento da atto illecito, costituendo una componente del risarcimento del danno, possono essere attribuiti anche in assenza di espressa domanda della parte creditrice (Cass. n. 1087/2007; Cass. n. 977/1999; in senso contrario v. Cass. n. 10376/2024; Cass. n. 4938/2023). Poiché l'obbligazione di pagamento di una somma di danaro è distinta da quella di pagamento degli interessi su di essa, è possibile che il debitore rinunci alla prescrizione dell'una senza che ciò implichi anche la rinuncia a quella dell'altra (Cass. n. 2157/2022; Cass. n. 13097/1997). Le eccezioni espressamente regolate dalla normaLa disposizione prevede che gli interessi di pieno diritto non maturano sui debiti per fitti e pigioni se non dalla costituzione in mora, salvo patto contrario, e così gli interessi sul rimborso delle spese sostenute su cosa da restituire non decorrono fino a quando l'avente diritto al rimborso goda della cosa senza corrispettivo e senza obbligo di rendiconto, benché abbia già sostenuto le spese, che siano pertanto liquide (Ascarelli, in Comm. S. B., 1992, 585). Si tratta dell'ultimo retaggio di una distinzione ormai superata tra debiti civili e commerciali (Ascarelli, in Comm. S. B., 1992, 586). Quanto ai crediti per fitti e pigioni, la previsione non deve essere letta come una deroga al principio della mora ex re in ordine ai debiti scaduti che debbano essere eseguiti al domicilio del creditore, quali normalmente sono i debiti a titolo di canoni di locazione o affitto, per i quali invece opererebbe la mora ex persona. Piuttosto, la previsione troverà applicazione solo quando non ricorrano le condizioni di cui all'art. 1219, comma 2, n. 3, ossia quando il debito debba essere chiesto al soggetto tenuto e, dunque, si tratti di obbligazione querable. Gli interessi sui canoni di locazione decorrono dalla scadenza qualora l'obbligazione debba essere eseguita al domicilio del creditore, senza necessità della costituzione in mora (Cass. n. 25853/2014; Cass. n. 5836/2007). Il comma 2 trova applicazione quando il canone di locazione sia dovuto dalla p.a., ipotesi in cui detta obbligazione è querable (Cass. n. 5066/2009; Cass. n. 3166/1978). BibliografiaBianca, Diritto civile, IV, L'obbligazione, Milano, 1997; Breccia, Le obbligazioni, Milano, 1991; Di Majo, voce Obbligazioni pecuniarie, in Enc. dir., Milano, 1979; Distaso, voce Somma di denaro (Debito di), in Nss. D. I., Torino, 1970; Mastropaolo, voce Obbligazione, V, Obbligazioni pecuniarie, in Enc. giur., Roma, 1990. |