Codice Civile art. 1284 - Saggio degli interessi 1 .Saggio degli interessi1. [I]. Il saggio degli interessi legali è determinato in misura pari allo 0,8 per cento 2 in ragione d'anno. Il Ministro del tesoro, con proprio decreto pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana non oltre il 15 dicembre dell'anno precedente a quello cui il saggio si riferisce, può modificarne annualmente la misura, sulla base del rendimento medio annuo lordo dei titoli di Stato di durata non superiore a dodici mesi e tenuto conto del tasso di inflazione registrato nell'anno. Qualora entro il 15 dicembre non sia fissata una nuova misura del saggio, questo rimane invariato per l'anno successivo [161 2 trans.] 3. [II]. Allo stesso saggio si computano gli interessi convenzionali, se le parti non ne hanno determinato la misura. [III]. Gli interessi superiori alla misura legale devono essere determinati per iscritto; altrimenti sono dovuti nella misura legale [1815 2, 2855] 4. [IV]. Se le parti non ne hanno determinato la misura, dal momento in cui è proposta domanda giudiziale il saggio degli interessi legali è pari a quello previsto dalla legislazione speciale relativa ai ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali 5. [V]. La disposizione del quarto comma si applica anche all'atto con cui si promuove il procedimento arbitrale 6.
[1] Articolo così sostituito dall'art. 1 l. 26 novembre 1990, n. 353. [2] Con d.m. 11 dicembre 2015 (G.U. 15 dicembre 2015, n. 291) la misura del saggio degli interessi legali è fissata allo 0,2 per cento in ragione d'anno, con decorrenza dal 1° gennaio 2016. A norma dell'articolo 1 del d.m. 7 dicembre 2016, la misura del saggio degli interessi legali di cui al presente articolo è fissata allo 0,1 per cento in ragione d'anno, con decorrenza dal 1° gennaio 2017; a norma dell'art. 1 del d.m. 13 dicembre 2017, la misura del saggio degli interessi legali di cui al presente articolo è fissata allo 0,3 per cento in ragione d'anno, con decorrenza dal 1° gennaio 2018; a norma dell'art. 1 del d.m. 12 dicembre 2018, la misura del saggio degli interessi legali di cui al presente articolo è fissata allo 0,8 per cento in ragione d'anno, con decorrenza dal 1° gennaio 2019; a norma dell'art. 1 del d.m. 12 dicembre 2019, la misura del saggio degli interessi legali di cui al presente articolo è fissata allo 0,05 per cento in ragione d'anno, con decorrenza dal 1° gennaio 2020; a norma dell'art. 1 del d.m. 11 dicembre 2020 la misura del saggio degli interessi legali di cui al presente articolo è fissata allo 0,01 per cento in ragione d'anno, con decorrenza dal 1° gennaio 2021; a norma dell'articolo unico del d.m. 13 dicembre 2021 la misura del saggio degli interessi legali di cui al presente articolo è fissata all'1,25 per cento in ragione d'anno, con decorrenza dal 1° gennaio 2022; a norma dell'art. 1 del d.m. 13 dicembre 2022 la misura del saggio degli interessi legali di cui al presente articolo è fissata al 5 per cento in ragione d'anno, con decorrenza dal 1° gennaio 2023; a norma dell'art. 1 del d.m. 29 novembre 2023 la misura del saggio degli interessi legali di cui al presente articolo è fissata al 2,50 per cento in ragione d'anno, con decorrenza dal 1° gennaio 2024; a norma dell'art. 1 del d.m. 10 dicembre 2024 la misura del saggio degli interessi legali di cui al presente articolo fissata al 2 per cento in ragione d'anno, con decorrenza dal 1° gennaio 2025. [3] Comma così sostituito dall'art. 2185l. 23 dicembre 1996, n. 662. Il testo precedente recitava: «Il saggio degli interessi legali è del dieci per cento in ragione di anno». [5] Comma aggiunto dall'art. 17 d.l. 12 settembre 2014 n. 132, e modificato, in sede di conversione, dalla l. 10 novembre 2014, n. 162. Le disposizioni producono effetti rispetto ai procedimenti iniziati a decorrere dal trentesimo giorno successivo all'entrata in vigore della legge di conversione. [6] Comma aggiunto dall'art. 17 d.l. 12 settembre 2014 n. 132, conv., con modif., in l. 10 novembre 2014, n. 162. Le disposizioni producono effetti rispetto ai procedimenti iniziati a decorrere dal trentesimo giorno successivo all'entrata in vigore della legge di conversione. InquadramentoGli interessi sono frutti civili, la cui misura (alla luce del tasso o soglia) è determinata in ragione d'anno. Qualora occorra stabilirne l'importo per un periodo inferiore all'anno, la relativa entità dovrà essere calcolata in proporzione al periodo di rilevanza. È comunque dubbia l'esigibilità immediata per il periodo infrannuale (in senso contrario Ascarelli, in Comm. S. B., 1992, 598); secondo altra opinione, gli interessi legali avrebbero scadenza giornaliera mentre gli interessi convenzionali avrebbero una scadenza variabile, in base alla volontà manifestata dalle parti che li hanno stabiliti. In ragione della progressiva riduzione del tasso annuo di perdita di valore della moneta nazionale e delle sollecitazioni provenienti della dottrina, che suggeriva un meccanismo più duttile, alla stregua dell'esperienza francese, la l. n. 662/1996 ha fissato il tasso di interesse nella misura del 5% annuo (con decorrenza dal 1 gennaio 1997) e ha previsto la sua variabilità (eventuale) annuale con decreto del Mef (prontamente intervenuti). I parametri di riferimento sono rappresentati dal rendimento dei titoli di Stato e dal tasso di inflazione. Attualmente il tasso è pari al 2,5%, in ragione dell'articolo unico del d.m. 29 novembre 2023 con decorrenza dal 1° gennaio 2024.
Costituiscono interessi legali non soltanto quelli stabiliti dall'art. 1284, ma anche qualsiasi interesse che, ancorché in misura diversa, sia previsto dalla legge (Cass. n. 11187/2012). Ove il titolo giudiziale si sia limitato alla generica qualificazione degli stessi in termini di interessi legali o di legge, si devono ritenere liquidati soltanto gli interessi di cui all'art. 1284 (Cass. n. 22457/2017). Gli interessi ultralegaliIl patto con il quale le parti convengono un tasso di interessi più alto di quello legale richiede la forma scritta ad substantiam (Breccia, 345; Bianca, 190; Quadri, in Tr. Res., 1999, 564). In senso diverso, altra dottrina ritiene che l'adozione della forma scritta non è richiesta a pena di nullità, ma in funzione della determinazione di un elemento dell'atto (Inzitari, in Tr. Gal., 1983, 269). La violazione della prescrizione sulla forma comporta la nullità del patto limitatamente alla determinazione di un interesse superiore a quello legale, con la conseguenza che gli interessi saranno dovuti nella misura legale secondo il meccanismo della sostituzione automatica di clausole (Bianca, 191; Quadri, in Tr. Res., 1999, 564). Il requisito della forma scritta non è soddisfatto da una convalida o da un riconoscimento successivi a cura del debitore e ciò perché la scrittura è costitutiva del rapporto (Bianca, 192; Quadri, in Tr. Res., 1999, 564). È sufficiente che il tasso di interesse, sebbene non sia indicato specificamente nel patto scritto, sia determinabile mediante criteri certi ed obiettivi o anche per relationem, ossia attraverso il rinvio a dati estrinseci al contratto, purché individuabili con sicurezza e sottratti all'arbitrio del creditore. Non è però consentito il rinvio agli usi, che non è in grado di supplire alla mancanza del requisito formale (Bianca, 194). In specie, è vietato nella materia bancaria il rinvio ai tassi uso piazza. Qualora siano pattuiti, sia pure per iscritto, interessi usurari, il patto è nullo ai sensi dell'art. 185, comma 2, norma applicabile a qualsiasi convenzione di interessi, e nessun interesse sostitutivo è dovuto (Bianca, 196). Anche la S.C. afferma che il requisito della forma scritta è previsto a pena di nullità e richiede la sottoscrizione di entrambe le parti, non surrogabile mediante contegni concludenti (Cass. n. 3017/2014). Qualora la clausola sia predisposta da uno dei contraenti, non è richiesta la specifica approvazione per iscritto dell'aderente, non trattandosi di clausola vessatoria (Cass. n. 3764/1994; Cass. n. 3475/1991; Cass. n. 2546/1976). Il riconoscimento o la convalida non soddisfano il requisito di forma (Cass. n. 266/2006; Cass. n. 15643/2003; Cass. n. 2690/1987). La promessa di pagamento di una cambiale il cui importo sia comprensivo di capitale ed interessi maggiorati rispetto alla soglia legale non equivale all'assolvimento della forma scritta (Cass. n. 3619/2010; Cass. n. 6244/2000; Cass. n. 3252/1984). La prescrizione di forma riguarda anche la modifica del tasso di interesse precedentemente pattuito. È escluso che la determinazione del tasso possa essere rimessa all'arbitrio del creditore (Cass. n. 7547/1992). Il tasso convenzionale degli interessi, ancorché meno favorevole, prevale su quello legale, che sia aumentato nelle more (Cass. n. 2538/1994); inoltre, il saggio degli interessi moratori può essere previsto in misura inferiore al tasso legale (Cass. n. 6298/1996). Non necessariamente la corrispondente convenzione deve contenere una puntuale indicazione in cifre del tasso così stabilito, ben potendo essere soddisfatto attraverso il richiamo, per iscritto, a criteri prestabiliti e ad elementi estrinseci al documento negoziale, purché obiettivamente individuabili, funzionali alla concreta determinazione, anche unilaterale, del relativo saggio, la quale, pur nella previsione di variazioni nel tempo e lungo la durata del rapporto, risulti capace di venire assicurata con certezza al di fuori di ogni margine di discrezionalità rimessa all'arbitrio del creditore, sulla base di una disciplina legata ad un parametro centralizzato, fissato su scala nazionale e vincolante, come il tasso unico di sconto o il tasso di cambio di una valuta (Cass. n. 20555/2020; Cass. n. 26173/2018 ; Cass. n. 3480/2016). Qualora i criteri a cui si fa rinvio per la determinazione del tasso siano del tutto incerti, la relativa clausola è viziata da nullità assoluta, rilevabile d'ufficio (Cass. n. 2317/2007). La convenzione relativa alla pattuizione degli interessi in misura superiore a quella legale, in difetto della forma scritta richiesta, è colpita da nullità solo per la parte corrispondente alla differenza tra il tasso legale e quello convenuto, con riferimento alla quale l'ordinamento interviene non per espungerla dal regolamento pattizio senza riconnettervi alcun effetto, bensì per sostituirla con disciplina legale (Cass. n. 280/1997). Il pagamento spontaneo di interessi ultralegali non dovuti Il pagamento non coattivo di interessi in misura ultralegale, benché non dovuti per totale mancanza o per invalidità della relativa pattuizione, non consente la ripetizione poiché in tale pagamento si ravvisa un'ipotesi di adempimento di obbligazione naturale (Bianca, 195). Secondo un'opinione critica, la presenza di un dovere morale o sociale, nonché la spontaneità della prestazione, devono essere valutate con specifico riferimento al caso esaminato. Affinché il pagamento degli interessi ultralegali sia irripetibile è in ogni caso necessario che esso sia spontaneo. Per la tesi secondo cui il pagamento spontaneo di interessi ultralegali non convenuti o convenuti senza il rispetto della forma scritta è irripetibile, poiché si tratta di obbligazione naturale, è anche la S.C. (Cass. n. 14481/2008; Cass. n. 2262/1984; Cass. n. 3807/1976). L'irripetibilità sussiste purché si tratti di misura contenuta nei limiti del lecito (Cass. n. 3832/1977). ovvero purché il pagamento consegua ad una pattuizione che determini anche la misura degli stessi, mentre, ove gli interessi ultralegali siano addebitati per esclusiva iniziativa del creditore e senza alcuna autorizzazione del debitore, essi sono ripetibili (Cass. n. 30114/2017). Gli interessi nelle controversie giudiziali e nei procedimenti arbitraliQualora le parti non abbiano determinato la misura del tasso degli interessi, dal momento della proposizione della domanda giudiziale ovvero della promozione del procedimento arbitrale si applicheranno i tassi stabiliti con riferimento ai ritardi nelle transazioni commerciali, ossia il saggio di interessi previsto dal d.lgs. n. 231/2002. La previsione è stata inserita dal d.l. n. 132/2014 con la finalità di non penalizzare il creditore che debba attendere per il riconoscimento della sua pretesa i tempi del processo, senza che l'interesse legale vigente assicuri alcun significativo frutto; la previsione è volta a scoraggiare il debitore dal dilazionare il pagamento in attesa del processo. La disposizione si applica ai procedimenti iniziati a decorrere dall'11 dicembre 2014. Quando per legge gli interessi decorrono dalla proposizione della domanda giudiziale e questa si propone con ricorso soggetto a preventivo deposito nella cancelleria del giudice e a successiva notifica alla parte convenuta, il dies a quo va individuato nel deposito del ricorso (nella specie, per procedimento sommario di cognizione ex art. 702 bis c.p.c.), atteso che il riferimento legislativo alla proposizione della domanda deve ritenersi volto a privilegiare il momento della formulazione della richiesta al giudice e non quello della partecipazione della stessa al debitore (Cass. n. 13145/2021). Il saggio d'interesse previsto dall'art. 1284, comma 4, si applica esclusivamente in caso di inadempimento di obbligazioni di fonte contrattuale, dal momento che, qualora tali obbligazioni derivino invece da fatto illecito o dalla legge, non è ipotizzabile nemmeno in astratto un accordo delle parti nella determinazione del saggio, accordo la cui mancanza costituisce presupposto indefettibile di operatività della disposizione (Cass. n. 28409/2018 in senso contrario, Cass. n. 61/2023). Tale condanna non è un effetto naturale della sentenza, ma esige una statuizione ad hoc, previo accertamento dei relativi presupposti (Cass. n. 3499/2025). Se il titolo esecutivo giudiziale non specifica la natura degli interessi liquidati, occorre necessariamente far riferimento al tasso legale ex art. 1284 , comma 1 c.c. (Cass. n. 23846/2023). Su questa linea, le S.U. hanno chiarito che se il titolo esecutivo giudiziale dispone il pagamento di «interessi legali», senza alcuna specificazione e in mancanza di uno specifico accertamento del giudice della cognizione sulla spettanza degli interessi, la misura degli interessi maturati dopo la domanda corrisponde al saggio previsto dall'art. 1284, comma 1, c.c.( Cass. S.U. n. 12449/2024 ). BibliografiaBianca, Diritto civile, IV, L'obbligazione, Milano, 1997; Breccia, Le obbligazioni, Milano, 1991; Di Majo, voce Obbligazioni pecuniarie, in Enc. dir., Milano, 1979; Distaso, voce Somma di denaro (Debito di), in Nss. D. I., Torino, 1970; Mastropaolo, voce Obbligazione, V, Obbligazioni pecuniarie, in Enc. giur., Roma, 1990. |