Codice Civile art. 1285 - Obbligazione alternativa.

Cesare Trapuzzano
aggiornato da Rossella Pezzella

Obbligazione alternativa.

[I]. Il debitore di un'obbligazione alternativa si libera eseguendo una delle due prestazioni dedotte in obbligazione, ma non può costringere il creditore a ricevere parte dell'una e parte dell'altra.

Inquadramento

Nelle obbligazioni alternative sono dedotte su un piano paritario due o più prestazioni, ma il debitore si libera attraverso l'esecuzione di una di esse. Ove il debitore, dopo l'individuazione della prestazione dovuta, esegua, oltre a questa, anche altre prestazioni dedotte nell'obbligazione alternativa, potrà esperire l'azione di indebito oggettivo delle stesse. Le prestazioni dedotte nell'obbligazione alternativa devono essere possibili, lecite e determinate o determinabili; nel caso in cui tali requisiti non ricorrano per alcune di esse, l'obbligazione è delimitata alle prestazioni residue (Smiroldo, 624). Quand'anche la scelta spetti al debitore, gli è precluso che possa liberarsi eseguendo una frazione di una prestazione e una frazione dell'altra, senza il consenso del creditore (Breccia, 221; Bianca, 123; Girino, 1; Rubino, in Comm. S. B., 1992, 7; Smiroldo, 624); allo stesso modo, quando la scelta spetti al creditore, questi non può chiedere che sia eseguita una parte di una prestazione e una parte dell'altra, costringendo il debitore a simile adempimento (Smiroldo, 624). La dottrina inserisce le obbligazioni alternative, unitamente alle obbligazioni generiche e a quelle facoltative, nella categoria delle obbligazioni ad oggetto relativamente indeterminato (Bianca, 127).

Anche la giurisprudenza definisce l'obbligazione alternativa come obbligazione che postula l'originario concorso di due o più prestazioni, dedotte in modo disgiuntivo e poste su un piano di parità, nessuna delle quali può essere adempiuta prima dell'indispensabile scelta di una di esse, scelta rimessa alla volontà di una delle parti e che diventa irrevocabile con la dichiarazione comunicata alla controparte (Cass. n. 26988/2013; Cass. n. 17512/2011; Cass. n. 10853/2000;  Cass. n. 24819/2024). Esse sono qualificate come obbligazioni a contenuto parzialmente indeterminato ma determinabile (Cass. n. 106/1963).

L'autonomia da figure affini

L'obbligazione alternativa si differenzia dall'obbligazione cumulativa, che presenta anch'essa due o più prestazioni, ma che si estingue solo all'esito dell'esecuzione di tutte le prestazioni dedotte in obbligazione (Smiroldo, 624). In dette obbligazioni la mancata esecuzione di alcuna delle prestazioni costituisce inadempimento parziale, che consente la risoluzione del rapporto qualora detto inadempimento non abbia scarsa importanza (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 3). L'obbligazione alternativa si distingue altresì dall'obbligazione generica, nella quale sono dedotti beni appartenenti ad un unico genus e non beni eterogenei apprezzati nella loro individualità (Breccia, 216). L'individuazione della natura alternativa o generica dell'obbligazione deve avvenire facendo riferimento all'intenzione delle parti (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 13; Smiroldo, 624) ovvero ai sottostanti interessi; infatti, l'obbligazione alternativa è forma di mediazione tra interessi diversi mentre l'obbligazione generica è forma di mediazione di un unico interesse (Di Majo-Inzitari, 215). Dall'individuazione della natura discende una diversa disciplina applicabile (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 14; Smiroldo, 624): segnatamente, all'obbligazione alternativa non si applica l'art. 1178, secondo cui il debitore è tenuto a prestare cose di qualità non inferiore alla media (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 12); a fronte di un'obbligazione generica, è inammissibile la domanda di esecuzione in forma specifica; inoltre, la prestazione ivi dedotta non può divenire impossibile, poiché genus numquam perit. Tuttavia, è possibile che le caratteristiche delle due categorie di obbligazione coesistano quando due o più prestazioni dell'obbligazione alternativa siano generiche (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 12): in questa eventualità si applicherà la disciplina delle obbligazioni alternative con riferimento alla fase di individuazione della prestazione dovuta; mentre troverà applicazione la disciplina sulle obbligazioni generiche con riguardo alla fase attuativa. Non ricade nell'obbligazione alternativa la c.d. falsa alternativa, ossia l'ipotesi in cui non sussiste una reale alternatività tra le prestazioni o comunque essa è solo apparente (Mazzoni, in Tr. Res., 1999, 586). Integrano una falsa alternativa i casi in cui sia concordata come certa l'esecuzione di una determinata prestazione mentre si ponga in dubbio l'esecuzione di una seconda prestazione aggiuntiva ovvero i casi in cui il fatto contrattualmente previsto per la concentrazione della prestazione da eseguire non è futuro ma si è già realizzato, sicché si tratta sin dall'origine di obbligazione semplice, o ancora i casi in cui il rapporto tra le prestazioni non sia di alternatività ma di subordinazione graduale, in quanto il debitore è originariamente tenuto all'esecuzione di una sola prestazione e solo ove non adempia a tale prestazione sarà tenuto ad eseguire una prestazione appunto subordinata (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 14). Solitamente è compresa nello schema dell'obbligazione alternativa l'ipotesi dell'obbligazione con unica prestazione, passibile però di diverse modalità di adempimento (Mazzoni, in Tr. Res., 1999, 586); altra opinione distingue le due fattispecie, ritenendo che la disciplina dell'obbligazione alternativa possa essere applicata per analogia anche all'ipotesi dell'obbligazione con modalità alternative di esecuzione (Di Majo-Inzitari, 216); secondo altro orientamento, rientrerebbe nella fattispecie dell'obbligazione alternativa la sola ipotesi in cui l'alternatività delle modalità esecutive riguardi la quantità dell'oggetto della prestazione, come nel caso in cui si pattuisca che il debitore debba corrispondere 50 o 40 ettolitri di vino (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 19).

In giurisprudenza è stata evidenziata la differenza tra obbligazioni alternative e obbligazioni a prestazioni subordinate all'inadempimento della prestazione principale. Tali obbligazioni non solo realizzano una falsa alternativa e, dunque, non sono qualificabili come obbligazioni alternative, ma in più non ricadono neanche nella categoria delle obbligazioni facoltative, e ciò perché la prestazione secondaria è dovuta a titolo di sanzione per l'inadempimento della prestazione principale piuttosto che per determinazione volitiva del debitore, concretantesi nell'atto di scelta (Cass. n. 1848/1969, in Giust. civ. 1969, I, 1412). Si esclude che si tratti di obbligazione alternativa anche quando sin dall'inizio sia previsto che una delle prestazioni è dovuta solo nel caso che la prima, dedotta in via principale, sia divenuta impossibile (Cass. n. 26988/2013; Cass. n. 12576/1995). Ancora, si è negato che si ricada nella categoria delle obbligazioni alternative quando la facoltà di scelta sia esercitata, non già nella fase esecutiva, ma costitutiva del rapporto (Cass. n. 106/1963).

Le obbligazioni soggettivamente alternative

Nell'obbligazione soggettivamente alternativa l'alternatività si riferisce non alla prestazione ma ai soggetti in essa coinvolti, sia dal lato passivo, sia dal lato attivo: la prestazione potrà essere eseguita dall'uno o dall'altro soggetto indicato ovvero in favore dell'uno o dell'altro soggetto indicato (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 23). L'obbligazione soggettivamente alternativa si distingue dall'obbligazione solidale, in cui tutti i soggetti considerati assumono la qualità di debitore o creditore; per contro, nelle obbligazioni soggettivamente alternative all'origine è incerto chi assumerà tale qualità, poiché solo per effetto dello scioglimento dell'alternativa l'obbligazione si concentra su uno dei due soggetti, debitore o creditore, e l'altro rimane definitivamente escluso (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 24). Alle obbligazioni soggettivamente alternative si applica in via analogica la disciplina dedicata alle obbligazioni oggettivamente alternative; non è, per converso, applicabile la disciplina delle obbligazioni solidali (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 25). Una parte della dottrina contesta l'ammissibilità di tale figura e ciò perché non vi sarebbe la precisa determinazione dei soggetti del rapporto, il che escluderebbe l'esistenza stessa di un vincolo obbligatorio, mancandone un elemento essenziale.

Le obbligazioni facoltative o con facoltà alternativa

Dalle obbligazioni alternative si distinguono le obbligazioni con facoltà alternativa, che sono integrate quando il debitore debba eseguire una certa prestazione e tuttavia può liberarsi dal vincolo eseguendo altra prestazione, determinata o almeno determinabile nel momento in cui l'obbligazione sorge (Bianca, 139; Girino, 4; Mazzoni, in Tr. Res., 1999, 587; Di Majo-Inzitari, 216; Rubino, in Comm. S. B., 1992, 26; Smiroldo, 630). L'obbligazione facoltativa o con facoltà alternativa può derivare dalla legge o dalla volontà degli interessati (Girino, 5). Segnatamente, la fonte dell'obbligazione può essere il contratto, il testamento o una promessa unilaterale (Rubino in Comm. S.B., 1992, 32). Alle obbligazioni con facoltà alternativa non può applicarsi la disciplina delle obbligazioni alternative almeno con riferimento agli aspetti dell'impossibilità sopravvenuta della prestazione, la quale estingue l'obbligazione con facoltà alternativa (Bianca, 139; Rubino, in Comm. S. B., 1992, 27), del potere del creditore di richiedere esclusivamente l'adempimento della prestazione principale (Rubino, in Comm. S.B., 1992, 28), dell'irrilevanza di qualsiasi dichiarazione del debitore di voler eseguire la prestazione alternativa, atteso che la facoltà può essere esercitata solo attraverso l'esecuzione effettiva della prestazione (Di Majo-Inzitari, 218; Rubino, in Comm. S.B., 1992, 29), avente natura negoziale (Bianca 140), della facoltà del debitore di poter eseguire la prestazione facoltativa anche dopo la domanda di risoluzione per inadempimento ed eventualmente anche dopo il passaggio in giudicato della sentenza di condanna (Rubinoin Comm. S.B., 1992, , 29). L'obbligazione con facoltà alternativa non costituisce un'ipotesi di datio in solutum, la quale postula che l'accordo relativo alla sostituzione dell'originaria prestazione con una diversa prestazione sia successivo alla conclusione del contratto e configura un secondo autonomo contratto; per contro, nell'obbligazione con facoltà alternativa la facoltà di sostituzione è contemplata dal titolo originario, sicché non occorre un secondo accordo per il suo effettivo esercizio (Rubino, in Comm. S.B., 1992, 36; Di Majo-Inzitari, 218). Si reputa ammissibile anche la fattispecie dell'obbligazione con facoltà alternativa del creditore, di cui un'applicazione è stata ravvisata nella previsione dell'art. 1197, comma 2 (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 37; Smiroldo, 630). Ma in senso contrario altra dottrina rileva che, quando la facoltà di chiedere una prestazione diversa da quella originariamente dovuta spetti al creditore, la possibilità di trasformazione concerne l'oggetto dell'obbligazione, sicché si realizzerebbe una novazione oggettiva, non già un'obbligazione con facoltà alternativa (Di Majo-Inzitari, 217).

Le differenze tra obbligazione alternativa e obbligazione con facoltà alternativa sono evidenziate anche dalla giurisprudenza; infatti, l'obbligazione alternativa presuppone la deduzione in modo alternativo di prestazioni plurime, sicché solo con l'esercizio del diritto di scelta l'obbligazione diviene definitivamente semplice, concretandosi e fissandosi in una delle prestazioni plurime suddette; diversamente l'obbligazione facoltativa consiste in un'obbligazione semplice, avente ad oggetto la deduzione di una prestazione principale, unica e determinata fin dall'origine, nonché, accanto a questa, di una prestazione facoltativa: pertanto, l'obbligazione è semplice, ma il debitore si può liberare prestando altra cosa, talché, fino a quando la diversa prestazione non sia eseguita, l'obbligazione, nel suo oggetto originario, non è adempiuta o non è esattamente adempiuta, onde se ne può sempre chiedere l'adempimento o l'esatto adempimento (Cass. n. 5030/1977; Cass. n. 3534/1977). È altresì individuata la distinzione dell'obbligazione con facoltà alternativa dalla datio in solutum in ragione della previsione della possibilità di esecuzione di una diversa prestazione già all'atto della stipulazione del contratto o meno, oltre che della funzione in concreto rivestita dalla clausola contrattuale (Cass. n. 11850/2007; Cass. n. 3379/2004; Cass. n. 1524/1958). Nelle obbligazioni con prestazioni alternative o con facoltà alternativa, aventi ad oggetto prestazioni continuate o periodiche, la volontà negoziale può legittimamente riconoscere, al soggetto cui sia rimessa la facoltà di scelta, il potere di operare in futuro l'opzione inizialmente operata (Cass. n. 3/1997). La S.C. ammette inoltre la figura dell'obbligazione con facoltà alternativa del creditore, che contempla, accanto alla prestazione principale, una prestazione facoltativa, della cui effettiva ed attuale esigibilità il creditore optante abbia piena consapevolezza, dovuta solo in via subordinata e secondaria, qualora venga preferita dal creditore stesso e costituisca, quindi, l'oggetto di una sua specifica ed univoca opzione, esercitabile, peraltro, solo fino al momento in cui non vi sia stato l'adempimento della prestazione principale; in tale ipotesi il debitore non si libera con l'esecuzione della prestazione principale ove non abbia tenuto conto della facoltà esercitata dal creditore di esprimere la propria preferenza per la prestazione subordinata (Cass. n. 17512/2011; Cass. n. 10853/2000; Cass. n. 10633/2009; Cass. n. 3901/1987; Cass. n. 3781/1985).

La fase anteriore alla concentrazione

Prima che avvenga la concentrazione della prestazione, l'oggetto dell'obbligazione non è ancora determinato ma è solo determinabile; ne consegue che esso non è esigibile, il che esclude la ricorrenza di una situazione di mora del debitore o del creditore (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 39). Per le stesse ragioni prima di tale momento, anche se una delle prestazioni alternative sia omogenea a quella di un altro debito esistente tra gli stessi soggetti, il creditore, non conoscendo su quale prestazione ricadrà la scelta del debitore, non può eccepire la compensazione; per converso, la compensazione può essere eccepita dal debitore, facendo così ricadere la scelta sulla prestazione omogenea a quella del controcredito (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 43). La risoluzione per eccessiva onerosità sopravvenuta può essere richiesta prima della concentrazione qualora riguardi entrambe le prestazioni; invece, ove sia relativa ad una sola delle prestazioni, sarà necessario attendere la concentrazione e verificare all'esito se la scelta sia ricaduta sulla prestazione eccessivamente onerosa (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 43). Nei giudizi promossi prima della concentrazione la competenza per valore, l'ammissibilità delle prove testimoniali e delle presunzioni semplici dovranno essere valutate facendo riferimento alla prestazione di maggior valore (Rubino , in Comm. S.B., 1992, , 40); con riferimento alla competenza per territorio, l'individuazione del forum destinatae solutionis di cui all'art. 20 c.p.c. potrà avere indifferentemente riguardo all'una o all'altra prestazione (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 40). Qualora oggetto dell'obbligazione alternativa sia il trasferimento della proprietà di una od altra cosa, la vendita ha efficacia obbligatoria e il passaggio di proprietà si realizzerà al momento della concentrazione con efficacia ex nunc (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 48). In attesa della concentrazione trovano applicazione in via analogica gli artt. 1356 e 1358 sulla pendenza della condizione e sul comportamento delle parti nello stato di pendenza; pertanto, all'obbligo dell'alienante di conservare integre le ragioni dell'acquirente fa riscontro il potere di quest'ultimo di compiere atti conservativi (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 49).

Anche gli arresti giurisprudenziali escludono che possa essere integrata la mora debendi o credendi prima della concentrazione (Cass. n. 3534/1977).

Bibliografia

Bianca, Diritto civile, IV, L'obbligazione, Milano 1997; Breccia, Le obbligazioni, Milano, 1991; Di Majo-Inzitari, voce Obbligazioni alternative, in Enc. dir., Milano, 1979; Girino, voce Obbligazioni alternative e facoltative, in Enc. giur., Roma, 1990; Smiroldo, voce Obbligazione alternativa e facoltativa, in Nss. D. I., Torino, 1965.

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