Codice Civile art. 1289 - Impossibilità colposa di una delle prestazioni.

Cesare Trapuzzano

Impossibilità colposa di una delle prestazioni.

[I]. Quando la scelta spetta al debitore, l'obbligazione alternativa diviene semplice, se una delle due prestazioni diventa impossibile anche per causa a lui imputabile. Se una delle due prestazioni diviene impossibile per colpa del creditore, il debitore è liberato dall'obbligazione, qualora non preferisca eseguire l'altra prestazione e chiedere il risarcimento dei danni.

[II]. Quando la scelta spetta al creditore, il debitore è liberato dall'obbligazione, se una delle due prestazioni diviene impossibile per colpa del creditore, salvo che questi preferisca esigere l'altra prestazione e risarcire il danno. Se dell'impossibilità deve rispondere il debitore, il creditore può scegliere l'altra prestazione o esigere il risarcimento del danno.

Inquadramento

La norma regola l'ipotesi in cui una delle prestazioni alternative divenga impossibile per causa imputabile ad una delle parti dopo la genesi del rapporto e prima dell'esercizio della facoltà di scelta (Breccia, 225; Rubino, in Comm. S. B., 1992, 105). La stessa disposizione individua quattro fattispecie in ragione della spettanza della scelta al debitore ovvero al creditore e dell'imputazione dell'impossibilità al debitore ovvero al creditore (Bianca, 136). Non è invece disciplinata l'ipotesi in cui la scelta spetti ad un terzo e una delle prestazioni divenga impossibile per colpa di una delle parti. In tal caso si ritiene che la scelta resti integra in capo al terzo, che potrà comunque scegliere la prestazione residua o quella divenuta impossibile. Non trova, infatti, applicazione il comma 1, nella parte in cui prevede che, all'esito dell'imputazione dell'impossibilità a colpa del debitore, quando la scelta competa al medesimo debitore, l'obbligazione si trasforma in semplice e non spetta alcuna scelta; per contro, quando la scelta competa al terzo, comunque tale scelta dovrà avvenire (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 116). Ove scelga la prestazione residua e l'impossibilità dell'altra prestazione sia imputabile al debitore, quest'ultimo dovrà eseguire la prestazione scelta e non vi sarà alcuna ulteriore conseguenza risarcitoria, posto che il debitore deve sopportare il danno che egli stesso ha causato; ove scelga la prestazione residua e l'impossibilità dell'altra sia imputabile al creditore, quest'ultimo riceverà la prestazione scelta, ma dovrà risarcire al debitore il danno provocato per aver reso impossibile l'altra prestazione; ove scelga la prestazione divenuta impossibile e l'impossibilità sia imputabile al debitore, quest'ultimo dovrà risarcire il danno al creditore per l'impossibilità provocata; ove scelga la prestazione divenuta impossibile e l'impossibilità sia imputabile al creditore, il debitore è liberato per estinzione dell'obbligazione e non vi sarà alcuna ulteriore conseguenza risarcitoria.

La scelta del debitore con colpa del medesimo

Nel caso in cui la scelta spetti al debitore e una delle prestazioni divenga impossibile per causa al medesimo imputabile, l'obbligazione diventa semplice e si concentra sulla prestazione residua (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 105). La stessa conseguenza si determina quando il debitore sia in mora, benché l'impossibilità della prestazione dipenda da caso fortuito, e ciò all'esito dell'applicazione dell'art. 1221, comma 1 (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 106); ove, al contrario, l'impossibilità sopravvenuta per caso fortuito consegua al passaggio della scelta al creditore, per effetto della mora del debitore, l'obbligazione si considera semplice, in applicazione dell'art. 1288 (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 106). Anche quando vi sia impossibilità sopravvenuta parziale per causa imputabile al debitore, cui spetti la scelta, le conseguenze sono le stesse: l'obbligazione diviene semplice (Smiroldo, 628). Secondo una tesi, siffatta conclusione non opera quando la cosa oggetto di una delle prestazioni si deteriori per causa imputabile al debitore: in tal caso, il debitore potrebbe anche scegliere la prestazione avente ad oggetto la cosa deteriorata, dovendo però corrispondere il risarcimento dei danni al creditore per tale deterioramento (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 107).

La scelta del debitore con colpa del creditore

Ove la scelta spetti al debitore e una delle prestazioni divenga impossibile per causa imputabile al creditore, il debitore può scegliere la prestazione divenuta impossibile, e in tale ipotesi deve ritenersi liberato, avendo comunque diritto alla controprestazione nel caso di contratti a prestazioni corrispettive, oppure può scegliere la prestazione residua, e in tale ipotesi ha diritto al risarcimento dei danni provocati dal creditore per aver reso impossibile la prima prestazione (Bianca, 136; Rubino, in Comm. S. B., 1992, 108). Si tratta di risarcimento dei danni da illecito extracontrattuale, che non comprende l'aggravio economico che il debitore abbia eventualmente sopportato per l'esecuzione della prestazione rimasta possibile. La norma è strutturata in modo da contemplare la presunzione di scelta della prestazione impossibile, che determina la liberazione del debitore dall'obbligazione, salvo che preferisca scegliere la prestazione residua e chiedere il risarcimento dei danni. Tale preferenza, derogatoria della scelta presunta, esige una manifestazione di volontà, espressa o anche tacita, purché univocamente diretta al fine ed intervenuta entro un termine ragionevole, in ragione delle circostanze del caso concreto. Si sostiene al riguardo che, a fronte della protratta inerzia del debitore, il creditore può interpellarlo in via stragiudiziale al fine di rimuovere la situazione di incertezza oppure può chiedere la fissazione di un termine al giudice, decorso senza esito il quale deve ritenersi che la scelta sia definitivamente ricaduta sulla prestazione impossibile. Qualora la condotta imputabile al creditore abbia provocato solo l'impossibilità parziale di una delle prestazioni ovvero il deterioramento della cosa oggetto di una delle prestazioni dedotte nell'obbligazione alternativa, il debitore può scegliere di eseguire la prestazione parzialmente impossibile o avente ad oggetto la cosa deteriorata oppure può scegliere l'esecuzione della prestazione residua, e in tale ultima ipotesi potrà rivendicare il danno verso il creditore, corrispondente alla diminuzione di valore, per avere cagionato l'impossibilità parziale o il deterioramento dell'altra prestazione (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 110).

La scelta del creditore con colpa del medesimo

Qualora la scelta spetti al creditore e l'impossibilità sopravvenuta di una delle prestazioni sia imputabile a colpa del creditore stesso, quest'ultimo può ugualmente scegliere: se opti per la prestazione impossibile, il debitore rimane liberato; se opti per la prestazione residua, il debitore dovrà eseguire tale prestazione, ma ha diritto al risarcimento dei danni verso il creditore che ha causato l'impossibilità dell'altra prestazione (Bianca, 136). Anche in questa fattispecie, la previsione è concepita in modo da far presumere la scelta della prestazione impossibile; sicché qualora il creditore preferisca scegliere la prestazione residua, dovrà inoltrare un'apposita manifestazione di volontà al debitore entro un termine ragionevole; nel caso in cui persista lo stato di incertezza collegato all'inerzia del creditore, il debitore potrà interpellarlo ovvero chiedere al giudice la fissazione di un termine per la scelta, scaduto inutilmente il quale dovrà intendersi che il creditore ha definitivamente scelto la prestazione impossibile, con la conseguente liberazione del debitore (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 111). La conclusione è identica quando l'impossibilità di una delle prestazioni imputabile a colpa del creditore sia solo parziale ovvero vi sia il deterioramento della cosa oggetto di una delle prestazioni: il creditore potrà scegliere la prestazione parzialmente impossibile o deteriorata e in tal caso il debitore dovrà dare corso all'esecuzione di detta prestazione; oppure potrà scegliere la prestazione residua e in tal caso dovrà rifondere il debitore per i danni da diminuzione di valore causati all'altra prestazione (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 113). Ove il creditore sia in mora nell'esercizio della facoltà di scelta, e all'esito una delle prestazioni divenga impossibile per caso fortuito, la fattispecie è assimilabile a quella regolata dell'impossibilità per colpa del creditore (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 112).

La scelta del creditore con colpa del debitore

Ove la scelta spetti al creditore e l'impossibilità di una delle prestazioni sia ascrivibile a colpa del debitore, al creditore compete comunque la scelta tra la prestazione residua e quella impossibile; ove scelga la prestazione impossibile, avrà diritto al risarcimento dei danni (Bianca, 136). Si tratta di illecito aquiliano. In questa evenienza la scelta tra le due soluzioni è paritaria e non vi è alcuna presunzione di preferenza: sicché qualunque sia la scelta la manifestazione di volontà dovrà essere esplicitata. Ove la scelta della prestazione impossibile avvenga nel contesto di un contratto a prestazioni corrispettive, il creditore, anziché eseguire la propria prestazione e pretendere il risarcimento dei danni conseguenti all'impossibilità della prestazione cagionata dalla controparte debitrice, può domandare la risoluzione del contratto ed evitare di eseguire la propria prestazione; in tal caso il danno riparabile dovrà tenere conto della mancata esecuzione della prestazione dovuta dal creditore (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 113). La conclusione è identica quando il debitore abbia cagionato solo l'impossibilità parziale di una delle prestazioni ovvero il suo deterioramento: il creditore potrà scegliere la prestazione residua ovvero la prestazione parzialmente impossibile o avente ad oggetto la cosa deteriorata, e in tale ultima ipotesi potrà invocare il risarcimento dei danni per la diminuzione di valore della prestazione scelta (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 115).

Bibliografia

Bianca, Diritto civile, IV, L'obbligazione, Milano 1997; Breccia, Le obbligazioni, Milano, 1991; Di Majo-Inzitari, voce Obbligazioni alternative, in Enc. dir., Milano, 1979; Girino, voce Obbligazioni alternative e facoltative, in Enc. giur., Roma, 1990; Smiroldo, voce Obbligazione alternativa e facoltativa, in Nss. D. I., Torino, 1965.

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