Codice Civile art. 1290 - Impossibilità sopravvenuta di entrambe le prestazioni.Impossibilità sopravvenuta di entrambe le prestazioni. [I]. Qualora entrambe le prestazioni siano divenute impossibili e il debitore debba rispondere riguardo a una di esse, egli deve pagare l'equivalente di quella che è divenuta impossibile per l'ultima, se la scelta spettava a lui. Se la scelta spettava al creditore, questi può domandare l'equivalente dell'una o dell'altra. InquadramentoLa norma disciplina l'ipotesi in cui, dopo che il rapporto si è costituito e prima che la facoltà di scelta sia esercitata, divengano impossibili tutte le prestazioni dedotte in obbligazione alternativa (Breccia, 228; Rubino in Comm. S. B., 1992, 116). Tuttavia, l'impossibilità di tutte le prestazioni dell'obbligazione alternativa apre il campo a plurime fattispecie, la cui regolamentazione varia: a. in ragione della riconduzione dell'impossibilità al caso fortuito o a causa imputabile alle parti; b. in ragione dell'imputabilità al debitore o al creditore, quando l'impossibilità dipenda da colpa delle parti; c. in ragione della titolarità della facoltà di scelta al debitore ovvero al creditore; d. in ragione della maturazione dell'impossibilità prima o dopo l'esercizio della facoltà di scelta. Il legislatore si limita a regolare solo due di tali fattispecie, ossia quelle in cui una prestazione divenga impossibile per colpa del debitore e l'altra per caso fortuito, quando la scelta spetti rispettivamente al debitore ovvero al creditore. La soluzione delle ulteriori possibili fattispecie può facilmente desumersi dalla combinazione delle norme vigenti in materia (per un'analisi dettagliata di tutte le possibili fattispecie si rinvia a Rubino, in Comm. S. B., 1992, 116). L'impossibilità per colpa del debitore e per caso fortuitoOve l'impossibilità di una delle prestazioni dedotte in obbligazione alternativa dipenda dal caso fortuito e l'impossibilità dell'altra sia addebitabile a colpa del debitore, la disciplina delle conseguenze muterà in ragione del fatto che la scelta competa al debitore oppure al creditore. Quando la scelta spetti al debitore, e l'impossibilità colpisca le prestazioni in tempi diversi, il debitore dovrà rifondere il creditore in ordine al valore della prestazione divenuta impossibile per ultima, indipendentemente dalla circostanza che tale ultima prestazione sia divenuta impossibile per caso fortuito o per colpa imputabile al debitore. Quando, invece, le due prestazioni divengano impossibili contemporaneamente, sebbene per cause diverse, il debitore potrà stabilire dell'impossibilità di quale prestazione dovrà risarcire il creditore. Nonostante la norma preveda espressamente l'obbligo di corrispondere l'equivalente, si tratta di un risarcimento in senso tecnico, comprensivo di tutti i danni subiti dal creditore (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 120). Per converso, qualora la scelta spetti al creditore, a prescindere dalla concomitanza o dalla diversa dislocazione temporale dei fatti causativi dell'impossibilità delle due prestazioni, sarà lo stesso creditore a determinare di quale prestazione domandare il risarcimento. Nel caso di contratto a prestazioni corrispettive, il creditore può chiedere, anziché il risarcimento, la risoluzione del contratto, con conseguente risarcimento del danno residuo (ossia al netto della controprestazione non eseguita), fermo restando che anche in tal caso si esige una scelta della prestazione, che può essere anche quella divenuta impossibile per fortuito, ai fini della quantificazione del nocumento (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 121). Medesima soluzione ricorre quando la scelta della prestazione competa ad un terzo (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 121). Le altre ipotesi di impossibilità non regolateQualora tutte le prestazioni dedotte in obbligazione alternativa diventino impossibili per caso fortuito, l'obbligazione si estingue ai sensi dell'art. 1256 (Bianca, 137; Rubino, in Comm. S. B., 1992, 117). Se l'impossibilità di entrambe le prestazioni sia imputabile al creditore, indipendentemente dalla titolarità della facoltà di scelta, il debitore rimane liberato e ha diritto al risarcimento del danno per l'impossibilità di una delle due prestazioni. Sarà il titolare della facoltà di scelta a stabilire in relazione a quale delle due prestazioni deve essere determinato il risarcimento dei danni, benché vi sia una presunzione normativa volta a riconoscere il risarcimento per la prestazione venuta meno per ultima (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 128). Qualora entrambe le prestazioni divengano impossibili per colpa del debitore, la soluzione muta in ragione della titolarità della facoltà di scelta: se la scelta spetti al debitore, questi dovrà rifondere al creditore il valore della prestazione divenuta impossibile per ultima e, ove le prestazioni siano divenute impossibili contemporaneamente, di una delle due a scelta dello stesso debitore (Bianca, 137; Rubino, in Comm. S. B., 1992, 122); se la scelta spetti al creditore o ad un terzo, il debitore sarà tenuto a risarcire il danno per l'impossibilità dell'una o dell'altra prestazione a scelta del creditore o del terzo (Bianca, 138; Rubino, in Comm. S. B., 1992, 124). Qualora l'impossibilità di una prestazione dipenda da caso fortuito e l'altra sia ascrivibile a colpa del creditore, ed entrambe le prestazioni divengano impossibili prima che la scelta venga effettuata dal relativo titolare, chiunque egli sia, il debitore è liberato e, nei contratti a prestazioni corrispettive, conserva il diritto alla controprestazione (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 125). Più complesso è il caso in cui l'impossibilità di una prestazione sia imputabile a colpa del debitore e l'impossibilità dell'altra sia imputabile a colpa del creditore (Bianca, 139; Smiroldo, 628). Nel caso in cui la prima prestazione divenga impossibile per colpa del debitore, cui spettava la scelta, si avrà concentrazione sull'altra prestazione e la successiva impossibilità per colpa del creditore cagionerà l'estinzione dell'obbligazione. Il debitore non potrà chiedere il risarcimento del danno, ma nel caso in cui vi sia contratto a prestazioni corrispettive avrà comunque diritto alla controprestazione. Se invece la scelta spetti al creditore, di fronte al primo evento si applicherà l'art. 1289, comma 2. Se il creditore scelga l'altra prestazione, quando la seconda divenga impossibile per sua colpa, si produrranno le conseguenze innanzi enunciate. Se scelga il risarcimento del danno, dovrà a sua volta corrispondere il risarcimento al debitore relativamente alla seconda prestazione e i due debiti si compenseranno. La scelta potrà essere operata anche dopo che la seconda prestazione sia divenuta impossibile. Nel caso in cui, invece, la prima prestazione divenga impossibile per colpa del creditore, si applicherà o il secondo periodo dell'art. 1289, comma 1, o il primo periodo dell'art. 1289, comma 2; in entrambi i casi, ove manchi una diversa scelta, l'obbligazione si estingue con le conseguenze prima evidenziate. Nell'ipotesi in cui sia scelta la seconda prestazione, il creditore dovrà riparare i danni per l'impossibilità della prima, e il debitore, verificatasi per sua colpa l'impossibilità dell'altra, dovrà risarcire i danni relativi alla seconda, con conseguente compensazione dei due debiti (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 126). BibliografiaBianca, Diritto civile, IV, L'obbligazione, Milano 1997; Breccia, Le obbligazioni, Milano, 1991; Di Majo-Inzitari, voce Obbligazioni alternative, in Enc. dir., Milano, 1979; Girino, voce Obbligazioni alternative e facoltative, in Enc. giur., Roma, 1990; Smiroldo, voce Obbligazione alternativa e facoltativa, in Nss. D. I., Torino, 1965. |