Codice Civile art. 1299 - Regresso tra condebitori.

Cesare Trapuzzano

Regresso tra condebitori.

[I]. Il debitore in solido che ha pagato l'intero debito può ripetere dai condebitori soltanto la parte di ciascuno di essi.

[II]. Se uno di questi è insolvente, la perdita si ripartisce per contributo tra gli altri condebitori, compreso quello che ha fatto il pagamento [754, 755].

[III]. La stessa norma si applica qualora sia insolvente il condebitore nel cui esclusivo interesse l'obbligazione era stata assunta [1203 n. 3].

Inquadramento

La norma disciplina l'esercizio del diritto di regresso nei rapporti interni tra condebitori sul presupposto che uno di essi abbia effettuato il pagamento in favore del creditore. L'istituto ha una funzione di riequilibrio interno della prestazione, mediante ripartizione tra i condebitori (Bianca, 720; Mazzoni, in Tr. Res., 1999, 618). Non sussiste un obbligo specifico, a carico del condebitore adempiente, di comunicare agli altri condebitori l'esecuzione della prestazione; tuttavia, se in carenza di detto avviso anche gli altri debitori eseguano la prestazione, il debitore che ha adempiuto per primo è tenuto a risarcire il danno causato ai consorti in conseguenza del doppio adempimento; sicché si tratta piuttosto di un onere di avviso (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 228). Colui che agisce in regresso ha diritto, oltre che alla quota parte della prestazione eseguita, anche al proporzionale rimborso delle spese sostenute per l'adempimento nonché agli interessi decorrenti dal momento in cui l'adempimento è avvenuto (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 244). Non può invece far valere nei confronti dei consorti le spese giudiziali sostenute, quand'anche sia rimasto vittorioso nel giudizio contro il creditore e non sia riuscito a farsi rifondere dal creditore soccombente (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 244). L'azione di regresso spetta per la sola eccedenza rispetto alla quota facente capo al condebitore adempiente; tale regresso può essere esercitato anche quando il condebitore abbia adempiuto parzialmente, purché oltre il valore della sua quota interna (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 229; Amorth, 264). Quando, invece, la misura della prestazione eseguita da uno dei condebitori sia pari o addirittura inferiore alla sua quota, il diritto di regresso non spetta, salvo che non si tratti di obbligazioni ad interesse unisoggettivo.

Per l'ammissibilità del regresso anche quando l'adempimento sia stato parziale, purché eccedente la quota del condebitore adempiente, è anche la S.C. (Cass. n. 21197/2018Cass. n. 3404/2018; Cass. n. 12366/1998; Cass. n. 884/1998). Il debitore che ha pagato non è tenuto ad effettuare alcuna previa diffida o costituzione in mora per esercitare il regresso (Cass. n. 2996/1959), ma è sufficiente che abbia effettuato un pagamento valido ed efficace, in ordine ad un debito scaduto (Cass. n. 1336/1967), idoneo ad estinguere nei confronti di tutti i debitori l'obbligazione solidale verso il creditore (Cass. n. 48/1970). Ciascun debitore può agire in regresso nei confronti dell'altro a condizione che l'importo azionato non ecceda la parte di pertinenza del condebitore nei confronti del quale l'azione viene esercitata; ne consegue che, ove tale limite venga rispettato, l'azione di regresso può essere esercitata anche congiuntamente da più debitori che abbiano pagato l'intero debito, senza che il convenuto possa opporre che uno di costoro ha pagato meno di quanto dovuto, poiché la ripartizione della somma cumulativamente azionata attiene ai rapporti interni tra condebitori (Cass. n. 18406/2009). L'adempimento del debito solidale a cura di uno dei condebitori non deve necessariamente essere già avvenuto al tempo in cui il condebitore esercita l'azione di regresso, ma può anche intervenire durante la pendenza del relativo giudizio, purché prima che sia emessa la relativa pronuncia (Cass. n. 8216/2002; Cass. n. 9100/1995; Cass. n. 2540/1975). Avendovi dato causa per una condotta imputabile esclusivamente a sé, il condebitore adempiente non può riversare sui consorti, neppure pro quota, le spese giudiziali liquidate in favore del creditore che per ottenere il pagamento abbia dovuto agire in giudizio contro uno dei debitori solidali (App. Catanzaro 15 gennaio1965). Ove il credito soddisfatto si fosse già prescritto nei confronti di uno dei coobbligati, questi potrà eccepire la prescrizione verso il coobbligato che abbia agito in regresso (Cass. n. 1762/1982). Si precisa, nondimeno, che il termine di prescrizione relativo all'esercizio dell'azione di regresso decorre dal momento del pagamento, non già dal momento in cui è insorto il rapporto obbligatorio (Cass. n. 4507/2001; Cass. n. 2540/1975). Il regresso non spetta in favore del cedente dell'azienda che abbia saldato i debiti aziendali verso il cessionario, poiché il debito adempiuto è esclusivamente proprio del cedente (Cass. n. 1990/1987). Il regresso spetta anche al terzo, che senza esservi tenuto, adempie un'obbligazione solidale nell'interesse di uno dei coobbligati (Cass. n. 21686/2017).

L'oggetto del regresso

La norma si riferisce al pagamento, ma non necessariamente l'adempimento deve avere ad oggetto una somma di danaro. Qualora l'obbligazione principale abbia per oggetto una prestazione infungibile o comunque non frazionabile, l'azione di regresso avrà ad oggetto una somma di denaro equivalente alla quota ideale della prestazione eseguita e non spetterà surrogazione (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 243). Ove l'obbligazione principale abbia ad oggetto beni fungibili, il regresso avrà ad oggetto una quota di beni della medesima specie. Ma in senso contrario altra tesi rileva che, qualora la prestazione consista in cose fungibili diverse dal denaro, a prescindere dalla circostanza che queste si trovassero già nel patrimonio del solvens ovvero abbia dovuto procurarsele per adempiere, il regresso debba avvenire per equivalente; qualora, per contro, il solvens voglia recuperare dagli altri condebitori beni della stessa natura, dovrà agire in surrogazione (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 243). Nelle obbligazioni negative, considerato che l'obbligazione deve essere adempiuta da tutti i consorti, non può darsi regresso (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 244). Quando il regresso avvenga per equivalente, il valore della prestazione a cui occorre avere riguardo va determinato in relazione al momento in cui è avvenuto l'adempimento (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 243).

Le peculiarità del regresso

Secondo la tesi prevalente, il debitore solidale adempiente è surrogato nei diritti del creditore ai sensi dell'art. 1203, n. 3, con detrazione della propria quota interna; sicché il regresso si configura come una speciale azione di surrogazione, nascente dall'adempimento delle obbligazioni solidali (Amorth, 133). In base ad altra teoria, le due azioni sono diverse, poiché la surrogazione importa la successione dal lato attivo del rapporto obbligatorio mentre il regresso costituisce un nuovo e autonomo diritto, che spetta verso gli altri condebitori per effetto dell'adempimento dell'obbligazione solidale (Bianca, 722); pertanto, il debitore solidale che abbia eseguito la prestazione verso il creditore si surroga nei diritti del creditore ed acquista, al contempo, un autonomo diritto di regresso verso i consorti, benché le azioni di surroga e regresso siano differenti (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 243; Bianca, 722); tuttavia, non potrà cumulare i vantaggi che conseguono dalle due azioni, ma dovrà scegliere tra l'esercizio dell'una o dell'altra, comportando la scelta dell'una la rinunzia all'altra. Nondimeno, alla stregua dell'identità strutturale e del perseguimento della stessa funzione recuperatoria, si è ritenuto che le due azioni siano compatibili, nel senso che il loro mutamento, ma non il loro cumulo, possa avvenire anche in sede di gravame. Secondo una tesi minoritaria, nelle obbligazioni solidali ad interesse comune, attesa l'unicità del vincolo, è esclusa l'operatività del meccanismo surrogatorio, in quanto il debitore adempie un debito proprio (Busnelli, 10).

Qualora il condebitore solidale abbia estinto l'obbligazione verso il creditore mediante datio in solutum, potrà ripetere dagli altri condebitori la minor somma tra il valore della prestazione originariamente dovuta e il valore di quella realmente effettuata (Cass. n. 5852/1988). La natura onerosa dell'espromissione non costituisce condizione indispensabile per l'esercizio del regresso da parte dell'espromittente verso il debitore originario, poiché questo, se non è stato espressamente liberato dal creditore, è comunque solidalmente obbligato in base ai principi generali (Cass. n. 1855/1980). La S.C. propende per l'alternatività tra azioni di surroga e di regresso (Cass. n. 1818/1981; Cass. n. 3265/1979; Cass. n. 491/1975; Cass. n. 1744/1972): più precisamente, tali azioni sono complementari pur se non cumulabili, potendo essere esercitate nei limiti in cui il regresso sia diretto ad ottenere quanto spettante in eccedenza rispetto al credito oggetto della vicenda successoria della surrogazione (Cass. n. 22860/2007). Tuttavia, l'avvenuta sostituzione del creditore originario con il creditore surrogato per effetto del pagamento effettuato da uno dei condebitori solidali non muta la posizione degli altri condebitori solidali, ai quali il surrogato può chiedere il pagamento dell'intero (Cass. n. 7217/2009).

Le conseguenze del regresso

Il condebitore che abbia agito in regresso ha diritto agli interessi sulla somma corrisposta dal momento del pagamento al saggio legale; e ciò anche nell'ipotesi in cui l'obbligazione principale avesse previsto la corresponsione di interessi in misura superiore. Solo agendo in surrogazione potranno essere pretesi detti interessi superiori. Al condebitore che eserciti il regresso il consorte può opporre tutte le eccezioni, sia comuni sia personali, che avrebbe potuto opporre al creditore originario, comprese quelle relative al rapporto esterno in ordine all'esistenza e all'ammontare del debito saldato; può inoltre opporre le eccezioni personali al rapporto interno tra consorte e condebitore che agisce in regresso. E ciò anche quando sia proposta azione autonoma di regresso, salvo che tutti i condebitori abbiano partecipato al giudizio promosso dal creditore, ipotesi in cui può farsi questione esclusivamente in ordine alla misura delle singole quote interne (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 210). Al riguardo, si precisa che, qualora il condebitore convenuto in regresso, a suo tempo preavvisato dell'adempimento, non abbia reso edotto il consorte dell'esistenza di eccezioni opponibili al creditore, tali eccezioni non possono essere opposte in sede di regresso e, ove tale conclusione non si condivida, comunque siffatta omessa informazione determina a carico del condebitore colpevole un obbligo risarcitorio pari alla sua quota interna (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 210). Secondo altra prospettiva, invece, la ritenuta autonomia del diritto di regresso dovrebbe escludere che al condebitore che esercita il regresso siano opponibili le eccezioni che i consorti evocati avrebbero potuto opporre al creditore; nondimeno, è ammesso che tali condebitori possano sollevare una exceptio doli generalis nei confronti del condebitore agente in regresso che, nell'adempiere il debito comune, non si sia comportato secondo le regole della correttezza (Busnelli, 10). L'azione di regresso può essere promossa nello stesso giudizio instaurato dal creditore contro uno dei condebitori solidali per ottenere il pagamento dell'obbligazione principale.

Il debitore solidale che abbia adempiuto la prestazione comune subentra nelle garanzie e nei privilegi che il creditore aveva nei confronti degli altri condebitori (Cass. n. 3265/1979). Qualora l'azione di regresso sia proposta nello stesso giudizio instaurato dal creditore verso uno dei condebitori solidali, l'esecutività della condanna a titolo di regresso deve essere subordinata all'attuazione della condanna principale in favore del creditore (Cass. n. 12691/2008; Cass. n. 15930/2002; Cass. n. 3300/1977; Cass. n. 2316/1973). Secondo la giurisprudenza, le eccezioni comuni e personali attinenti sia al rapporto interno sia al rapporto esterno possono essere opposte dai condebitori verso il condebitore adempiente ove il regresso sia esercitato in via di surrogazione (Cass. n. 4507/2001; Cass. n. 1952/1971; Cass. n. 2996/1959); le eccezioni fondate su fatti estintivi, impeditivi o limitativi del debito comune possono essere opposte da tali condebitori solo se questi fatti, essendo precedenti alla data dell'adempimento, si sarebbero potuti opporre al creditore nel momento dell'adempimento, e non anche se si tratta di fatti successivi, dei quali gli altri coobbligati pretendano di avvantaggiarsi ai danni del coobbligato che ha pagato (Cass. n. 32/1999; Cass. n. 2011/1994). In ordine ai pagamenti effettuati prima della dichiarazione di fallimento, il condebitore solidale può esercitare il regresso verso il condebitore fallito in base all'art. 68 l. fall. (per la nuova disciplina v. l’art. 168 d.lgs. n. 14/2019 “Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza”); ove il fallimento sia successivo al pagamento, il regresso può essere esercitato solo se il creditore, già insinuato nel fallimento, sia stato integralmente soddisfatto (Cass. n. 188/1966).

Gli effetti dell'insolvenza sul regresso

Se uno dei coobbligati verso cui deve essere esercitato il regresso è insolvente, la perdita che deriva dal mancato recupero della quota spettante a tale coobbligato si ripartisce per contributo tra gli altri condebitori e il condebitore che ha effettuato l'adempimento verso il creditore. Ciò avviene anche quando ad essere insolvente sia il condebitore nel cui esclusivo interesse è stata assunta l'obbligazione principale. Affinché tale stato di insolvenza sia integrato deve esservi stata l'inutile escussione giudiziale del consorte, il cui patrimonio sia incapiente (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 209); ove il consorte sia un imprenditore, l'insolvenza non richiede che questi sia stato dichiarato fallito (Giorgianni, 684). L'insolvenza può anche essere parziale. Qualora il consorte sia divenuto insolvente dopo l'adempimento dell'obbligazione originaria, ma prima dell'esercizio dell'azione di regresso, e questa sia stata tardivamente spiegata, gli effetti dell'insolvenza sono ad esclusivo carico del solvens. Quando ad essere insolvente sia il coobbligato nel cui esclusivo interesse è stata assunta l'obbligazione, gli altri coobbligati dovranno ripartire tra loro la perdita in parti uguali, essendo le loro quote omogenee sebbene pari a zero (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 210). Nel caso in cui uno dei condebitori in un momento successivo riesca a recuperare dall'insolvente ritornato in bonis delle somme di denaro, esse non devono essere divise con gli altri condebitori che pure abbiano sopportato l'insolvenza (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 211).

Il regresso in caso di solidarietà attiva

La norma si riferisce espressamente al solo regresso nel caso di solidarietà passiva. Nondimeno, essa si applica, mutatis mutandis, anche alla solidarietà attiva, come può desumersi dall'art. 1298, comma 1, che allude alla ripartizione dell'obbligazione nei rapporti interni anche tra creditori (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 193). Sicché il creditore che abbia ricevuto l'intera prestazione dovrà renderne conto agli altri concreditori; ne discende che il concreditore che abbia ricevuto l'intera prestazione potrà trattenere solo la sua parte e dovrà riversare agli altri concreditori le rispettive parti. Tuttavia, sono stati espressi dubbi sulla possibilità di ricondurre l'azione proposta dai concreditori insoddisfatti verso il concreditore che abbia ricevuto l'adempimento dell'intera prestazione all'esercizio del regresso; piuttosto, tale azione è stata accostata a quella di restituzione che spetta al mandante verso il mandatario (Giorgianni, 681). In senso contrario altra dottrina ha affermato che restituzione e regresso sono azioni equivalenti (Bianca, 725). Con riferimento all'oggetto del regresso nella solidarietà attiva si evidenzia quanto segue: qualora il concreditore abbia ricevuto a titolo di adempimento una certa quantità di cose fungibili, il regresso in favore degli altri dovrà avvenire in natura; ove sia stata consegnata una cosa infungibile ma divisibile, ugualmente il regresso dovrà avere luogo in natura attraverso divisione; qualora il concreditore abbia ricevuto una cosa indivisibile, il regresso non potrà che avvenire per equivalente; qualora sia stata eseguita in favore di uno dei concreditori una prestazione di fare, il regresso dovrà avvenire per equivalente, sempre che dell'esecuzione della prestazione in favore di tale creditore non abbiano già profittato automaticamente tutti gli altri, come accade nell'appalto quando sia convenuta la solidarietà tra committenti (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 243). Quanto all'insolvenza nella solidarietà attiva, qualora il debitore insolvente abbia corrisposto una frazione della prestazione in favore di uno dei concreditori, quest'ultimo è tenuto a dividere quanto abbia ricevuto con gli altri concreditori in proporzione delle rispettive quote interne, salvo che gli altri consorti non abbiano consapevolmente ritardato a richiedere la prestazione quando essa poteva essere prestata per intero.

Bibliografia

Amorth, L'obbligazione solidale, Milano 1959; Bianca, Diritto civile, IV, L'obbligazione, Milano, 1997; Breccia, Le obbligazioni, Milano, 1991; Busnelli, voce Obbligazione soggettivamente complessa, in Enc. dir., Milano 1979; Di Majo, voce Obbligazioni solidali (e indivisibili), in Enc. dir., Milano, 1979; Giorgianni, voce Obbligazione solidale e parziaria, in Nss. D. I., Torino, 1965; Rescigno, voce Obbligazione, in Enc. dir., Milano, 1979.

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