Codice Civile art. 1301 - Remissione.Remissione. [I]. La remissione [1236 ss.] a favore di uno dei debitori in solido libera anche gli altri debitori, salvo che il creditore abbia riservato il suo diritto verso gli altri, nel qual caso il creditore non può esigere il credito da questi, se non detratta la parte del debitore a favore del quale ha consentito la remissione. [II]. Se la remissione è fatta da uno dei creditori in solido, essa libera il debitore verso gli altri creditori solo per la parte spettante al primo. InquadramentoLa norma regola gli effetti della remissione fatta dal creditore in favore di uno dei condebitori solidali ovvero fatta da uno dei concreditori solidali verso il debitore: nel primo caso la remissione è liberatoria anche in favore degli altri condebitori, salvo che al momento di rimettere il debito il creditore abbia riservato il suo diritto verso gli altri debitori, ipotesi che determina la detrazione della quota del condebitore liberato dall'obbligazione solidale; nel secondo caso il debitore è liberato verso gli altri concreditori nei limiti della quota del concreditore che ha fatto la remissione. La riserva del creditore non necessariamente deve essere espressa ma può risultare anche da fatti concludenti (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 263; Bianca, 729). Ove vi sia riserva, la remissione è parziale e comporta la riduzione dell'ammontare del debito nei limiti della quota del debitore liberato (Busnelli, 11). La norma non si applica al pactum de non petendo (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 264). Non sono disciplinati gli effetti del pactum de non petendo, il quale si riscontra quando il creditore, pur impegnandosi a non chiedere l'adempimento verso uno dei debitori solidali, si riservi l'intero credito verso gli altri coobbligati, senza alcuna detrazione della quota del beneficiario. In ragione del suo carattere personale, il patto non si estende agli altri coobbligati, né nei rapporti esterni con il creditore, né in quelli interni tra coobbligati; infatti, il creditore può chiedere agli altri condebitori il pagamento dell'intero e questi possono agire in regresso nei confronti del beneficiario del patto per rivalersi della sua quota (Cass. n. 2334/1967; Cass. n. 2539/1958). A norma dell'art. 135 fall. ed in deroga alla previsione in commento, il concordato del fallito non giova ai suoi coobbligati (Cass. n. 21810/2015). La remissione tacitaPur essendo ammessa la remissione tacita, è necessario che ricorra un comportamento logicamente inequivoco e incompatibile con la volontà di far permanere il vincolo obbligatorio. Sicché è equivoca la rimessione della querela in sede penale (Cass. n. 1752/1972). Ancora, la remissione non può essere desunta dalla mera richiesta giudiziale indirizzata solo nei confronti di alcuni coobbligati solidali (Cass. n. 11179/2015; Cass. n. 15737/2010; Cass. n. 4358/1979). Ed infatti, qualora il creditore agisca contro uno qualsiasi dei condebitori solidali, esercita un suo preciso diritto che, però, non può comportare automatica rinuncia del credito nei confronti dell'altro o degli altri condebitori solidali, poiché, diversamente, si contraddirebbe la stessa facoltà di scelta che l'art. 1292 riconosce al creditore ed il diritto del debitore solidale escusso di rivalersi nei riguardi dei suoi condebitori solidali per le quote di rispettiva responsabilità. Tale conclusione si impone anche se l'azione sia stata esercitata nei confronti di uno soltanto dei condebitori solidali a causa della convinzione che questo, e non altri, sia il debitore, dato che la volontà di remissione presuppone anche, e in primo luogo, la consapevolezza, nel creditore, dell'esistenza del debito, non potendo certo configurarsi la remissione di un debito che lo stesso remittente reputasse, a torto o a ragione, inesistente (Cass. n. 16125/2006). Allo stesso modo, la richiesta di una parte del debito verso alcuno dei coobbligati non può lasciare intendere che il creditore abbia inteso rinunziare a domandare il residuo. La circostanza che il creditore accetti da uno dei debitori il pagamento di una parte del debito complessivo, rilasciandone quietanza e non riservandosi di agire nei confronti dello stesso debitore per il residuo, pur integrando gli estremi della rinuncia alla solidarietà, non pregiudica l'azione in solido nei confronti degli altri condebitori, non rinvenendosi nella specie gli estremi per l'applicazione della remissione del debito liberatoria per gli altri coobbligati, giacché l'effetto della rinuncia è solo quello di ridurre l'importo del debito residuo verso quell'obbligato e non di abdicare al diritto di esigere dagli altri coobbligati il pagamento di quanto ancora dovuto (Cass. n. 1453/2015). Gli effetti della remissioneQualora la remissione sia limitata ad un solo debitore, se la quota reale di questo è diversa da quella virile, la remissione si considera effettuata per la prima, salva la prova dell'errore (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 263). La volontà di liberare anche gli altri condebitori è il precipitato di una presunzione semplice, suscettibile di essere superata da prova contraria (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 264). L'onere di tale prova ricade sul creditore (Bianca, 730). La remissione effettuata dal creditore verso uno dei condebitori solidali libera anche gli altri, salva la riserva del creditore (Cass. n. 1735/1963, in Giust. civ. 1964, I, 380). La remissione posta in essere da uno dei concreditori solidali libera il debitore verso gli altri concreditori limitatamente alla parte spettante al primo (Cass. n. 2221/1968). BibliografiaAmorth, L'obbligazione solidale, Milano 1959; Bianca, Diritto civile, IV, L'obbligazione, Milano, 1997; Breccia, Le obbligazioni, Milano, 1991; Busnelli, voce Obbligazione soggettivamente complessa, in Enc. dir., Milano 1979; Di Majo, voce Obbligazioni solidali (e indivisibili), in Enc. dir., Milano, 1979; Giorgianni, voce Obbligazione solidale e parziaria, in Nss. D. I., Torino, 1965; Rescigno, voce Obbligazione, in Enc. dir., Milano, 1979. |