Codice Civile art. 1307 - Inadempimento.Inadempimento. [I]. Se l'adempimento dell'obbligazione è divenuto impossibile per causa imputabile a uno o più condebitori [1218], gli altri condebitori non sono liberati dall'obbligo solidale di corrispondere il valore della prestazione dovuta. Il creditore può chiedere il risarcimento del danno ulteriore al condebitore o a ciascuno dei condebitori inadempienti. InquadramentoNelle obbligazioni solidali passive il fatto del terzo o del condebitore che renda impossibile l'adempimento della prestazione ad altro condebitore non esonera quest'ultimo dalla responsabilità per inadempimento, in deroga al principio generale di cui all'art. 1256, e si riflette in termini pregiudizievoli anche sullo stesso, imponendogli l'obbligo di corrispondere il valore della prestazione dovuta. E ciò perché attraverso l'assunzione dell'obbligo il debitore assume anche il rischio dell'inadempimento degli altri condebitori, garantendo il valore della prestazione (Bianca, 747). Nei confronti del condebitore o dei condebitori solidali cui sia imputabile l'inadempimento, può essere richiesto il risarcimento del danno ulteriore (ulteriore rispetto all'obbligo di tutti i condebitori di corrispondere il valore della prestazione dovuta). Il danno di cui si può domandare il risarcimento comprende, oltre al valore di mercato della prestazione mancata, tutte le conseguenze negative che l'inadempimento ha prodotto nella sfera giuridica e patrimoniale del creditore. Il debitore che ha corrisposto il valore della prestazione, anche se si tratta dello stesso colpevole, ha conseguentemente diritto di regresso pro quota nei confronti degli altri (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 299). Inoltre, è ammessa la possibilità che il condebitore non colpevole compulsato dal creditore per la corresponsione del valore della prestazione, che da tale adeguamento abbia patito un danno, possa agire per il risarcimento nei confronti di chi ha dato causa all'impossibilità (Giorgianni, 683; Rubino, in Comm. S. B., 1992, 300). Il contenuto precettivo della norma può essere oggetto di deroga in ragione della diversa volontà espressa dalle parti, le quali possono prevedere che l'obbligo risarcitorio gravi su tutti i condebitori anche quando l'inadempimento sia imputabile ad uno soltanto dei coobbligati (Bianca, 746). Qualora l'adempimento sia divenuto impossibile per colpa di tutti i debitori, il creditore può domandare nei confronti di ognuno l'intero risarcimento del danno subito (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 299). La risoluzione del contrattoNel caso di inadempimento di una prestazione dovuta in via solidale da più condebitori, che si collochi nell'ambito di un contratto a prestazioni corrispettive, il creditore ha diritto, in primo luogo, alla pura e semplice risoluzione del contratto, che produrrà effetti contro tutti i condebitori, compresi quelli non colpevoli, in quanto la risoluzione di un contratto a parte complessa non può che realizzarsi nei confronti di tutti i soggetti che la compongono (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 297). Tuttavia, ogni condebitore, fino a quando non sia citato in giudizio dal creditore per la pronuncia della risoluzione, conserva il diritto di adempiere. In senso parzialmente diverso altro autore afferma che in tale evenienza il creditore dovrebbe chiamare in causa tutti i condebitori e ciononostante, nei confronti dei condebitori incolpevoli, la risoluzione potrebbe essere pronunciata solo ove siano integrati presupposti diversi dall'inadempimento imputabile (Bianca, 747). Inoltre, qualora vi sia un mutamento in peius delle condizioni patrimoniali anche solo di uno o alcuni dei condebitori solidali, il creditore può sospendere l'adempimento della prestazione corrispettiva al quale sia eventualmente tenuto. Ove sia convenuta una clausola penale, i condebitori sono tenuti ciascuno verso il creditore a pagare la propria quota di penale calcolata sul suo intero ammontare, salvo il regresso verso il condebitore colpevole per la differenza, qualora la quota di penale che in tal modo sono costretti a corrispondere superi quella determinata sul valore della prestazione originaria (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 297). Qualora l'impossibilità sopravvenuta della prestazione sia fortuita, si applicano le regole di cui agli artt. 1256 e ss. e, nel caso di contratti a prestazioni corrispettive, quelle stabilite dagli artt. 1463 e ss. (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 298). Nell'ipotesi in cui la sopravvenuta impossibilità fortuita sia inerente ad un solo condebitore, l'obbligazione si estingue pro quota. Qualora la prestazione diventi impossibile per causa imputabile al debitore, a fronte di un' obbligazione con solidarietà attiva, ciascun concreditore potrà avvalersi dei seguenti presidi: domandare il risarcimento del danno (Bianca, 746); avanzare l'azione di risoluzione del contratto, ma in tal caso, ove gli altri concreditori non aderiscano alla domanda, potrà essere chiesta solo una risoluzione parziale, limitata cioè al singolo rapporto e non all'intero contratto, dinanzi alla quale si configura comunque un litisconsorzio necessario, per cui dovranno essere chiamati in giudizio tutti i concreditori (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 211); adottare i rimedi conservativi a tutela del credito (Bianca, 746). L'adempimento inesatto tardivoIl principio è applicabile, per l'unicità della ratio legis, anche all'ipotesi di adempimento inesatto o in ritardo. Nel caso di inesattezza della prestazione imputabile ad uno dei condebitori solidali, il risarcimento, anche in forma specifica, ai fini dell'eliminazione dell'inesattezza, può essere richiesto dal creditore al solo debitore che ha dato origine al fatto (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 301). Qualora si realizzi, invece, un inadempimento parziale, il debitore, benché incolpevole, è comunque tenuto a saldare la differenza tra la prestazione eseguita e quella dovuta (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 301; Bianca 746). Nel caso di adempimento inesatto o tardivo, il valore della prestazione dovuta si traduce nell'id quod interest per il creditore, limitatamente al tempo di durata del ritardo. Ma in senso contrario un autore sostiene che il principio è applicabile anche all'adempimento parziale, ma non si estende all'adempimento tardivo, disciplinato dall'art. 1308 (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 301). Nel caso in cui si abbia un'impossibilità temporanea incolpevole, e questa afferisca alla sfera giuridica di un solo condebitore solidale, quest'ultimo è esonerato dall'adempimento, ma il creditore potrà esigere l'intera prestazione dagli altri condebitori; il condebitore adempiente si potrà all'esito rivalere, in base ai rapporti interni, anche verso quel debitore che sia liberato dalla responsabilità per il ritardo nell'adempimento. Ove poi l'impossibilità diventi definitiva per tutti i condebitori, l'obbligazione si estingue mentre si estinguerà pro quota quando diventi definitiva per un solo condebitore. Nel caso di ritardo, il valore della prestazione dovuta si traduce nell'id quod interest per il creditore, limitatamente al tempo di durata del ritardo, nel senso che il debitore incolpevole dovrà corrispondere soltanto il valore dell'utilità che la disponibilità dell'oggetto della prestazione contrattuale avrebbe procurato al creditore in quel periodo, mentre ogni eventuale diverso danno inciderà esclusivamente sul condebitore colpevole, come l'eventuale diverso pregiudizio, anche futuro, che sia comunque collegabile al ritardo e sia risarcibile a norma degli artt. 1223-1225 (Cass. n. 1020/1965). BibliografiaAmorth, L'obbligazione solidale, Milano 1959; Bianca, Diritto civile, IV, L'obbligazione, Milano, 1997; Breccia, Le obbligazioni, Milano, 1991; Busnelli, voce Obbligazione soggettivamente complessa, in Enc. dir., Milano 1979; Di Majo, voce Obbligazioni solidali (e indivisibili), in Enc. dir., Milano, 1979; Giorgianni, voce Obbligazione solidale e parziaria, in Nss. D. I., Torino, 1965; Rescigno, voce Obbligazione, in Enc. dir., Milano, 1979. |