Codice Civile art. 1309 - Riconoscimento del debito.Riconoscimento del debito. [I]. Il riconoscimento del debito fatto da uno dei debitori in solido non ha effetto riguardo agli altri; se è fatto dal debitore nei confronti di uno dei creditori in solido, giova agli altri. InquadramentoLa norma, anche in ordine al riconoscimento del debito, applica il principio secondo cui gli effetti favorevoli si estendono agli altri consorti mentre gli effetti sfavorevoli operano esclusivamente nei confronti del soggetto che ha compiuto l'atto: così il riconoscimento del debito fatto dal condebitore non nuoce agli altri mentre quello fatto dal debitore verso uno dei concreditori giova agli altri. A tal fine però il debitore deve identificare la fonte dell'obbligazione ed al concreditore rimane in ogni caso l'onere di provare il proprio titolo di partecipazione (Bianca, 735). La previsione secondo cui il riconoscimento riconducibile al debitore nei confronti di un concreditore solidale si estende agli altri concreditori deve essere puntualizzata distinguendo l'aspetto soggettivo da quello oggettivo: sotto il primo aspetto, il riconoscimento non si limita normalmente ad ammettere l'esistenza in sé e per sé del debito, ma include altresì la conferma della riconducibilità del debito alle figure indicate dei creditori, sicché l'aver riconosciuto il debito in una dichiarazione resa ad uno dei concreditori, ammettendo che titolari di quel credito sono anche le altre persone dei concreditori, determina la produzione degli effetti anche nei confronti di tali ulteriori creditori, salvo che vi sia una contraria manifestazione di volontà del debitore, il quale, al momento in cui compie il riconoscimento, dichiari di riferirsi ad uno soltanto o ad alcuni soltanto dei concreditori; sotto il secondo aspetto, invece, non può essere esclusa l'esistenza del debito riconosciuto, con la conseguenza che anche il concreditore che sia stato espressamente escluso dagli effetti subiettivi del riconoscimento del debitore, potrà utilizzare la dichiarazione di riconoscimento proveniente dal debitore per dimostrare che il debito esiste verso quel debitore (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 306; Giorgianni, 680). La norma non trova applicazione qualora il riconoscimento sia stato effettuato da soggetto che al momento della dichiarazione di ricognizione era l'unico legittimato a disporre, essendosi la solidarietà realizzata in un momento successivo, per essere altri soggetti subentrati nel rapporto (Cass. n. 1525/1959); sicché in tal caso il riconoscimento ha effetto verso tutti. La confessioneIn dottrina si sostiene che la regolamentazione del riconoscimento si applica anche alla confessione (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 306). La confessione del debito nuoce solo al condebitore che l'abbia fatta e non produce effetto verso gli altri condebitori e ciò in applicazione del principio secondo cui, se uno dei condebitori solidali compie un atto pregiudizievole per gli altri condebitori, gli effetti di tale atto non si comunicano a loro, mentre normalmente si estendono gli effetti di quelli favorevoli (Cass. n. 4596/1978; Cass. n. 3538/1969); pertanto, la confessione fatta dal debitore verso uno dei concreditori giova agli altri. Ma in senso contrario altro arresto afferma che l'efficacia della confessione è più ampia di quella del riconoscimento di debito e ciò perché il riconoscimento del debito è una dichiarazione della parte che ammette l'esistenza dell'obbligazione mentre la confessione ha ad oggetto un fatto che, eventualmente in concomitanza con altri, concorre a formare la prova del rapporto obbligatorio (Cass. n. 1901/1975). Non è ipotizzabile alcun vincolo di solidarietà tra due obbligazioni, delle quali la prima risulti priva di causa, e quindi soggetta all'azione di ripetizione di indebito, mentre la seconda risulti non sfornita di causa. Pertanto, nel caso in cui uno solo dei due convenuti — in favore dei quali era stato effettuato un pagamento in qualità di concreditori solidali — confessi la mancanza di causa della obbligazione, mentre l'altro deduca l'esistenza di un rapporto obbligatorio giustificativo dell'attribuzione patrimoniale, ciò non è sufficiente per condannare alla restituzione dell'intero il convenuto che abbia riconosciuto l'insussistenza della causa, non potendo escludersi che la causa dell'obbligazione e del conseguente pagamento possa sussistere per l'intera somma o parte di essa in funzione del rapporto obbligatorio dedotto dall'altro convenuto, e del quale non è stata dimostrata la carenza da parte dell'attore in ripetizione (Cass. n. 4273/1976). Gli ulteriori aspetti assimilabili al riconoscimentoIl riconoscimento del debito determina, tra l'altro, l'interruzione della prescrizione; tale effetto si produce in favore di tutti i concreditori in caso di solidarietà attiva, anche se la dichiarazione di riconoscimento sia indirizzata solo ad uno di essi, sicché il risultato è analogo a quello contemplato dall'art. 1310, comma 1; per converso, nella solidarietà passiva il riconoscimento fatto da uno dei condebitori solidali non produce l'effetto interruttivo della prescrizione verso gli altri: in questo caso la differente disciplina rispetto all'art. 1310 si spiega perché nel riconoscimento è il debitore che agisce mentre nell'ipotesi regolata dall'art. 1310 si fa riferimento all'iniziativa assunta dal creditore unico o da uno dei concreditori solidali (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 306). Con riferimento alla rinunzia all'azione, che preclude al rinunciante la possibilità di riproporre la domanda alla quale ha abdicato, qualora essa provenga dall'unico creditore, gli effetti si riflettono su tutti i coobbligati solidali; qualora provenga da uno dei concreditori solidali, gli effetti non si producono verso gli altri concreditori. Nel caso di mera rinunzia agli atti del giudizio, che dà luogo all'estinzione del giudizio, non si determina alcun effetto preclusivo poiché la stessa azione può essere nuovamente proposta dallo stesso rinunziante (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 306). Con riguardo alla convalida del contratto annullabile ad opera di uno dei condebitori solidali, gli effetti di detta convalida non si propagano agli altri condebitori, anche quando la causa di annullabilità sia comune a tutti i consorti; il che vale sia per i rapporti esterni sia per i rapporti interni (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 307). Anche secondo la S.C. il riconoscimento del debito deve provenire da colui contro il quale il diritto può essere fatto valere e, se compiuto da uno dei condebitori, non costituisce valido atto interruttivo della prescrizione nei confronti degli altri (Cass. n. 5381/1982). In base al principio secondo cui il riconoscimento proveniente da uno dei condebitori non pregiudica gli altri, spetterà al creditore dare prova del fatto costitutivo del credito nei confronti dei condebitori che non abbiano effettuato il riconoscimento (Cass. n. 232/1962). È inoltre possibile che il giudice tragga elementi di prova indiretta, ossia presuntiva, a carico di un condebitore solidale dal contegno giudiziale o stragiudiziale di altro coobbligato convenuto con il primo (Cass. n. 17261/2013; Cass. n. 26674/2007; Cass. n. 3106/1976; Cass. n. 2220/1949). BibliografiaAmorth, L'obbligazione solidale, Milano 1959; Bianca, Diritto civile, IV, L'obbligazione, Milano, 1997; Breccia, Le obbligazioni, Milano, 1991; Busnelli, voce Obbligazione soggettivamente complessa, in Enc. dir., Milano 1979; Di Majo, voce Obbligazioni solidali (e indivisibili), in Enc. dir., Milano, 1979; Giorgianni, voce Obbligazione solidale e parziaria, in Nss. D. I., Torino, 1965; Rescigno, voce Obbligazione, in Enc. dir., Milano, 1979. |