Codice Civile art. 1311 - Rinunzia alla solidarietà.Rinunzia alla solidarietà. [I]. Il creditore che rinunzia alla solidarietà a favore di uno dei debitori conserva l'azione in solido contro gli altri [1313]. [II]. Rinunzia alla solidarietà: 1) il creditore che rilascia a uno dei debitori quietanza per la parte di lui senza alcuna riserva; 2) il creditore che ha agito giudizialmente contro uno dei debitori per la parte di lui, se questi ha aderito alla domanda, o se è stata pronunciata una sentenza di condanna. InquadramentoLa rinunzia alla solidarietà nei confronti di uno dei condebitori solidali, la quale può discendere da una semplice dichiarazione unilaterale, non converte l'obbligazione in parziaria, ma attribuisce al beneficiario una mera facoltà di divisione, ferma restando l'applicazione della disciplina delle obbligazioni solidali (Bianca, 748). Ove si intenda eliminare integralmente la solidarietà e passare al regime dell'obbligazione parziaria è necessaria una novazione dell'obbligazione, che presuppone un'intesa contrattuale tra tutte le parti del rapporto obbligatorio (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 317). Il mero pagamento parziale, sebbene corrispondente alla quota interna, a cura di uno dei coobbligati, quand'anche ne segua il rilascio di quietanza, non è condizione sufficiente affinché si determini l'effetto della rinunzia alla solidarietà, ben potendo tale accettazione essere ricondotta alla mera volontà di ottenere un acconto, essendo invece necessario perché si produca l'effetto abdicativo verso il condebitore che si rispettino i vincoli di forma prescritti dalla disposizione, ossia il rilascio di quietanza senza riserve da parte del creditore ovvero l'azione giudiziale pro quota con adesione del condebitore adito o con la corrispondente pronunzia di condanna. La rinunzia può essere espressa o tacita. Secondo la dottrina, le fattispecie di rinunzia alla solidarietà individuate dal legislatore consistono in dichiarazioni alle quali è ricollegata una presunzione legale di rinunzia. Tali forme sono reputate tassative, sicché non sono consentite nuove fattispecie concrete in cui sia ravvisabile una rinunzia per contegni concludenti. Chiaramente è invece ammissibile la rinunzia espressa effettuata con apposita dichiarazione del creditore. Le ipotesi tipizzate ammettono la prova contraria (Bianca, 750). Nel caso di rinuncia alla solidarietà a favore di taluno dei condebitori, mentre, per un verso, nei rapporti esterni con il creditore il beneficiario della rinuncia rimane tenuto al pagamento soltanto della sua quota, per altro verso lo stesso creditore conserva l'azione in solido contro gli altri debitori, non destinatari della rinuncia, per l'intero suo credito, compresa, perciò, la quota del beneficiario, posto che il creditore che rinuncia alla solidarietà a favore di qualcuno tra i condebitori non può mutare la qualificazione della natura dell'obbligazione. Infatti, quest'ultima, se dipende da un medesimo titolo, non può atteggiarsi come solidale nei confronti di alcuni e non di tutti i coobbligati (Cass. n. 16125/2006; Cass. n. 4507/2001). Pertanto, il creditore che rinuncia alla solidarietà in favore di taluno dei coobbligati, pur non potendo più esigere dal predetto il pagamento dell'intero debito, conserva siffatta possibilità sull'intero nei confronti degli altri condebitori (Cass. n. 4919/1979). Nel caso di scontro tra veicoli, la proposizione dell'azione giudiziaria, per il conseguimento dell'intero risarcimento, da parte del terzo trasportato di uno dei mezzi, soltanto nei confronti del conducente dell'altro mezzo, non implica rinuncia tacita alla solidarietà, gravante su entrambi i conducenti, riconosciuti corresponsabili dello scontro, non ricorrendo nessuna delle ipotesi previste dall'art. 1311, con la conseguenza che il conducente che ha risarcito il danneggiato ha regresso nei riguardi dell'altro conducente nella misura del corrispondente grado di colpa (Cass. n. 13169/2000; Cass. n. 4280/1990). Secondo la S.C. non è ammessa la prova contraria della rinunzia che sia presunta in ragione dell'integrazione delle ipotesi regolate dal legislatore (Cass. n. 1813/1958). L'esercizio dell'azione revocatoria da parte del creditore nei confronti di uno dei condebitori solidali non è preclusa dalla circostanza che il creditore abbia rinunziato alla solidarietà verso altro condebitore solidale, la cui solvibilità avrebbe consentito di soddisfare l'intero debito (Cass. n. 2264/1960). La discriminazione da figure affiniLa rinunzia alla solidarietà nei confronti di un condebitore solidale si distingue sia dalla remissione del debito sia dal pactum de non petendo. E ciò perché nel caso di rinunzia il debitore rimane comunque tenuto nei rapporti esterni al pagamento della sua quota, anche se sia maggiore della quota virile e benché il creditore ignorasse tale circostanza (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 317). Unico effetto della rinunzia consiste nell'introduzione del beneficium divisionis a favore del destinatario, che si libera corrispondendo la sua quota (Bianca, 749; Breccia 186). Sicché anche dopo la rinunzia continuano ad applicarsi verso gli altri condebitori le regole sull'obbligazione solidale. Rispondendo la ricostruzione dell'obbligazione in termini di solidarietà alla soddisfazione di un interesse privato, essa ben può formare oggetto di abdicazione (Busnelli, 9; Rubino, in Comm. S. B., 1992, 315); e tanto indipendentemente dalla fonte contrattuale o extracontrattuale dell'obbligazione (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 316). Il rilascio della quietanza senza riservaRicorre una delle ipotesi tipizzate di rinunzia alla solidarietà quando il creditore, all'esito del pagamento corrispondente alla sua quota interna a cura di uno dei coobbligati solidali, rilasci quietanza senza riserve. Nondimeno, è necessario che la quietanza riporti espressamente la dichiarazione secondo cui il pagamento è stato ricevuto in conto della quota interna dell'adempiente (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 318; contra Bianca, 749). In mancanza di tale specificazione, è indispensabile che il debitore fornisca la prova positiva che il creditore intendeva rinunziare alla solidarietà nei suoi confronti (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 319). Qualora la quietanza senza riserve, pur non avendo ad oggetto l'intera prestazione contemplata nell'obbligazione, sia rilasciata per un importo superiore alla quota del condebitore adempiente, sebbene ugualmente si determinerà l'effetto della rinunzia, quest'ultimo conserverà l'azione di regresso verso gli altri condebitori per l'eccedenza. In tema di obbligazioni solidali, la circostanza che il creditore accetti da uno dei debitori il pagamento di una parte del debito complessivo, rilasciandone quietanza e non riservandosi di agire nei confronti dello stesso debitore per il residuo, integra gli estremi della rinuncia alla solidarietà, con conseguente conservazione dell'azione in solido nei confronti degli altri condebitori, non rinvenendosi nella specie gli estremi per l'applicazione della remissione del debito liberatoria per gli altri coobbligati, giacché l'effetto della rinuncia è solo quello di ridurre l'importo del debito residuo verso quell'obbligato e non di abdicare al diritto di esigere dagli altri coobbligati il pagamento di quanto ancora dovuto (Cass. n. 1453/2015). Il fatto che il creditore accetti puramente e semplicemente da uno dei debitori il pagamento di una parte del debito complessivo, ancorché corrispondente alle quote interne gravanti sul debitore medesimo, non è sufficiente ad integrare gli estremi della rinuncia alla solidarietà, trattandosi solo di un pagamento parziale del debito che, nella sua complessiva entità, ricade, nei rapporti esterni, sul condebitore in solido e che il creditore può accettare, ove non ritenga di rifiutarlo (Cass. n. 9424/2001; Cass. n. 130/1978). Il creditore che rinunzia alla solidarietà a favore di uno dei debitori conserva l'azione in solido contro gli altri, dai quali può pretendere il pagamento dell'intero debito; la presunzione di rinunzia alla solidarietà, pertanto, opera solo nei confronti del debitore cui sia stata rilasciata quietanza per la parte di lui senza alcuna riserva (Cass. n. 1934/1997). L'azione giudiziale per la quotaL'altra fattispecie tipizzata di rinunzia alla solidarietà si realizza allorché il creditore agisca contro uno dei condebitori solidali per la sola sua parte e, all'esito, questi aderisca alla domanda ovvero vi sia condanna passata in giudicato, appunto avente ad oggetto la sola quota parte del debitore adito (Giorgianni, 683). In senso contrario altra tesi nega che sia necessario il passaggio in giudicato (Bianca, 749). Affinché si produca l'effetto abdicativo è necessario che la domanda espliciti l'attinenza della pretesa azionata alla sola quota del convenuto. Tuttavia, la domanda non deve essere accompagnata da alcuna riserva. Il creditore prima dell'adesione o della pronunzia può sempre modificarla. Qualora la pretesa azionata superi l'importo della quota dovuta dal condebitore solidale convenuto, questi conserverà l'azione di regresso per l'esubero verso gli altri consorti. Secondo la S.C. il giudice al quale sia stata richiesta la condanna di più convenuti, pro quota, al pagamento di un' obbligazione solidale non può, per le combinate norme di diritto sostanziale e processuale dettate dagli artt. 1311 e 112 c.p.c., pronunciare condanna dei convenuti medesimi in solido e per l'intero (Cass. n. 4018/1996; Cass. n. 1602/1962). Non si determina l'effetto della rinunzia quando il creditore abbia chiesto in giudizio l'adempimento dell'intero debito nei confronti di tutti o di alcuni condebitori solidali, cui segua la separazione delle cause, poiché in tale evenienza rimane comunque ferma la domanda originaria per l'intera obbligazione solidale (Cass. n. 1887/1965). La rinunzia nella solidarietà attivaLa norma regola in via esclusiva il fenomeno della rinuncia nella solidarietà passiva. Tuttavia, non ricorrono ragioni ostative per negare la sua applicabilità anche nella solidarietà attiva. Sul piano eminentemente pratico, è improbabile che si verifichi la rinunzia alla solidarietà da parte di un concreditore, poiché ciò si porrebbe in contrasto con la decisione concordata, assunta a monte, di consentire la solidarietà attiva, la quale diversamente dalla solidarietà passiva non si presume ex lege (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 320). Ove ciò si realizzi, gli effetti che ne conseguono sono analoghi a quelli specificamente regolati con riguardo alla rinuncia nella solidarietà passiva. Sicché ove la rinuncia sia compiuta da un solo creditore, questi potrà pretendere esclusivamente la sua quota, mentre gli altri concreditori conservano l'azione per l'intero debito (Rubino, in Comm. S. B., 1992, 321). BibliografiaAmorth, L'obbligazione solidale, Milano 1959; Bianca, Diritto civile, IV, L'obbligazione, Milano, 1997; Breccia, Le obbligazioni, Milano, 1991; Busnelli, voce Obbligazione soggettivamente complessa, in Enc. dir., Milano 1979; Di Majo, voce Obbligazioni solidali (e indivisibili), in Enc. dir., Milano, 1979; Giorgianni, voce Obbligazione solidale e parziaria, in Nss. D. I., Torino, 1965; Rescigno, voce Obbligazione, in Enc. dir., Milano, 1979. |