Codice Civile art. 1336 - Offerta al pubblico.Offerta al pubblico. [I]. L'offerta al pubblico, quando contiene gli estremi essenziali del contratto alla cui conclusione è diretta, vale come proposta, salvo che risulti diversamente dalle circostanze o dagli usi. [II]. La revoca dell'offerta, se è fatta nella stessa forma dell'offerta o in forma equipollente, è efficace anche in confronto di chi non ne ha avuto notizia. InquadramentoL'offerta al pubblico è un'offerta di contratto rivolta ad una generalità di destinatari ovvero a chiunque ne voglia approfittare. Essa deve manifestare, sia pure tacitamente, la volontà attuale del proponente di concludere il contratto e deve essere completa, ossia deve contenere gli estremi essenziali del contratto (Bianca, 251; Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 109; Osti, 520). L'offerta al pubblico può essere unica o plurima, in ragione dell'unicità o della pluralità degli oggetti a cui è estesa la proposta di contrattare e la conseguente stipulazione; nel primo caso essa cade all'esito della prima accettazione, nel secondo produrranno effetto tutte le accettazioni per le quali sia disponibile una prestazione (Distaso, in Comm. Utet, 1980, 407; Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 110). Essa non ammette trattativa, sicché deve essere accettata o rifiuta così com'è, alla stregua di quanto accade nei contratti per adesione (Messineo, 1961, 857); un'eventuale accettazione non conforme può valere come controproposta (Bianca, 252). Diversamente dagli atti recettizi l'efficacia giuridica dell'offerta al pubblico non è subordinata alla ricezione dell'atto da parte di un determinato soggetto (Bianca, 251; Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 110); sicché l'offerta al pubblico diventa efficace sin dal momento della sua conoscibilità (Messineo, in Tr. C. M., 1968, 323). In senso contrario altro autore osserva che anche la dichiarazione in incertam personam ha natura recettizia e tale ricettizietà si realizza mediante la pubblicazione, raggiungendo la sfera di azione e di controllo del gruppo dei destinatari (Giampiccolo, 213). Secondo una posizione intermedia, nell'offerta al pubblico il fatto di rendere nota l'offerta è qualcosa in meno della ricezione e qualcosa in più dell'emissione (Sacco, in Tr. Vas., 1975, 187). Altro autore descrive la fattispecie come dichiarazione non recettizia in funzione partecipativa (Benedetti, 200). Nota distintiva dell'offerta al pubblico è l'indeterminatezza dei suoi destinatari (Scognamiglio, in Comm. S.B., 1992, 191), alla stregua della variabilità dei componenti della cerchia di persone cui è indirizzata l'offerta (Distaso, in Comm. Utet, 1980, 121). Nondimeno, destinataria dell'offerta al pubblico può essere considerata anche una collettività minima di persone, ricorrendo pur sempre il dato dell'offerta a persona incerta (Forchielli, voce Offerta al pubblico, in Nss. D.I. 1965, 761). In senso contrario altro esponente della dottrina osserva che l'offerta al pubblico, in relazione alla peculiarità economico-sociale della contrattazione a cui si riferisce, deve essere diretta al pubblico, ossia alla generalità, essendo indifferente per l'offerente l'identità del soggetto con cui entrerà in rapporto (Di Majo, 762). L'offerta al pubblico è inammissibile in ordine alla conclusione dei contratti connotati dall'intuitus personae (Di Majo, 762; Distaso, in Comm. Utet, 1980, 402). Un esponente della dottrina discrimina l'offerta al pubblico dall'offerta a destinatario indeterminato; siffatta fattispecie è integrata quando il destinatario della proposta sia individuato nel corso della trasmissione effettuata da un terzo incaricato: diversamente dall'offerta al pubblico, nel caso di identificazione successiva del destinatario, la proposta spiega il proprio effetto solo nei confronti di quest'ultimo (Sacco-De Nova, in Tr. Res., 1999, 163). Il proponente può essere anche anonimo, purché riveli la propria identità al tempo della conclusione del contratto. Il contratto si conclude all'esito dell'ordinaria accettazione rivolta all'offerente, eventualmente anche tacita, salvo che non siano prescritte forme particolari. L'offerta al pubblico è una proposta rivolta alla generalità dei consociati (Cass. n. 1350/1971). Essa deve contenere tutti gli elementi del futuro contratto che mira a concludere (Cass. n. 11158/1993; Cass. n. 12744/1992; Cass. n. 63/1986). L'offerta va rivolta ad un numero indeterminato ed indistinto di destinatari in modo uniforme e standardizzato, come accade in tema di intermediazione finanziaria per la pubblicazione del prospetto informativo con finalità di sollecitazione all'investimento (Cass. n. 8733/2016). L'offerta al pubblico e l'invito ad offrireDall'offerta al pubblico si distingue il semplice invito ad offrire e/o a proporre che, pur rivolgendosi ad una cerchia indeterminata di persone appartenenti ad una collettività più o meno ampia, mira a sollecitare un'offerta individuale, che dovrà a sua volta essere accettata da colui che ha preso l'iniziativa dell'invito (Di Majo, 763). L'invito ad offrire ricorre nella pratica quando occorre verificare l'affidabilità della controparte e discutere meglio le condizioni dell'affare o riservarsi comunque l'ultima parola (Di Majo, 763); o ancora quando l'offerta richieda la determinazione, prima della conclusione del contratto, di dati tecnici, tempi, caratteri della prestazione (Messineo, 1961, 858). Altri autori fanno riferimento, ai fini della discriminazione tra le due figure, alla completezza del contenuto: ove la proposta contenga tutti gli elementi essenziali, si tratterà di offerta al pubblico; altrimenti si ricadrà nell'invito ad offrire (Osti, 520). Nondimeno, il criterio della compiutezza dell'offerta non è dirimente, poiché, se una proposta incompleta certamente è un mero invito che ha bisogno di integrazione, e non può essere qualificata come offerta al pubblico, tuttavia ricorrono ipotesi di invito ad offrire che presentano tutti gli elementi essenziali del futuro contratto da concludere (Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 108). In questi casi saranno pertanto le circostanze o gli usi ad indurre l'interprete ad escludere che si tratti di un'offerta al pubblico. La pubblicità di un prodotto ha in genere il significato di un invito all'acquisto (Bianca, 253). Deve essere qualificata come offerta al pubblico o invito ad offrire, in base al concreto atteggiarsi della fattispecie e, in particolare, in ragione della riserva o meno, a cura del formulante, di un'accettazione verso l'aderente, la predisposizione di formulari nei contratti per adesione (Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 110). Nell'offerta al pubblico di contratto consensuale con effetto reale, quale la vendita, e non come invito ad offrire, la volontà espressa dal venditore è il primo atto del procedimento della formazione progressiva del contratto, il quale ha bisogno, per produrre gli effetti propri della vendita, del solo incontro con la volontà conforme, ed espressa in forma adeguata, di altro soggetto che accetti la proposta. Detta accettazione, una volta intervenuta, perfeziona il contratto, la cui riproduzione in forma di atto pubblico, con le modalità del contratto ripetitivo, non richiede, in caso di mancata esecuzione, una sentenza costitutiva, non occorrendo una sostituzione di manifestazione di volontà che già v'è stata, bensì una semplice sentenza di accertamento che, supplendo alla documentazione mancante, soddisfi l'interesse della parte alla documentazione in forma pubblica del negozio (Cass. n. 6919/1997). È configurabile una vera e propria offerta al pubblico nella pubblicità dei giornali, ove ricorrano gli estremi del contratto (Trib. Milano 3 agosto 1948). L'offerta al pubblico e la promessa al pubblicoL'offerta al pubblico si differenzia anche dalla promessa al pubblico, in quanto la prima non è vincolante se non è stata accettata da taluno dei destinatari cui indifferentemente è rivolta; per converso la promessa è vincolante non appena è resa pubblica (Di Majo, 763). Secondo altro autore l'offerta al pubblico presuppone sempre la conclusione del contratto e l'apporto del destinatario si presenta come adempimento dell'obbligazione assunta con la contropromessa; al contrario la promessa al pubblico rappresenta un'anticipazione dell'esecuzione della controprestazione rispetto al perfezionamento del negozio (Sbisà, La promessa al pubblico, Milano, 1974, 117). Diversamente altra opinione ha evidenziato che l'offerta al pubblico incide sui comportamenti negoziabili, ossia qualificabili come prestazioni in senso tecnico, mentre nella promessa al pubblico il comportamento del quisque de populo mai potrebbe essere qualificato come una controprestazione in senso tecnico (Graziani, La promessa al pubblico, in Tr. Res. 1988, 691). Una diversa corrente di pensiero sostiene che, in ragione del combinato disposto degli artt. 1333 e 1336, quando si abbia una proposta (rectius offerta) di contratto con obbligazioni a carico del solo proponente, ossia di contratto a titolo gratuito, la fattispecie sarebbe coincidente con la promessa al pubblico di cui all'art. 1989 (Sacco, in Tr. Vas., 1975, 39); per converso la promessa al pubblico condizionata a una controprestazione corrisponderebbe ad una proposta di un affare a titolo oneroso, con l'unica particolarità che l'adesione dell'interessato dovrebbe manifestarsi direttamente con l'esecuzione della prestazione (Bianca, 256). Ancora, l'offerta al pubblico si distingue dalla promessa pubblica di contratto, consistente nell'assunzione di un obbligo di contrarre nei confronti di chi dimostra di possedere o di realizzare determinati requisiti o di trovarsi in una determinata situazione o di compiere una determinata azione: in tal caso la promessa si perfeziona secondo le forme previste per la promessa al pubblico e chi si trova nella condizione voluta ha diritto alla stipulazione del contratto secondo i termini della promessa (Bianca, 258). La dottrina distingue anche l'offerta di contratto ad incertam personam (o per persona da nominare) dall'offerta al pubblico (Di Majo, 762; Sacco, in Tr. Vas., 1975, 185). La promessa al pubblico è un negozio unilaterale dotato di efficacia, in deroga alla regola generale stabilita dall'art. 1987, e perciò vincolante per il promittente, a prescindere dalla manifestazione di consenso da parte dei beneficiari, mentre l'offerta al pubblico è preordinata alla stipulazione di futuri contratti, che esigono il consenso delle controparti, ove contenga gli elementi del contratto alla cui conclusione è diretto, la quale è revocabile solo finché non sia intervenuta l'accettazione da parte degli interessati (Cass. n. 13273/2007; Cass. n. 10500/1995). La semplice indicazione delle qualità di un prodotto apposto sui contenitori di esso concreta una mera promessa di qualità, ma non è sufficiente ad integrare un'offerta al pubblico da parte del produttore, né sotto il profilo soggettivo — non esprimendo la volontà di concludere un contratto di un certo tipo — né sotto quello oggettivo, cioè della possibilità di individuazione dell'oggetto e della causa del relativo contratto, che possa essere perfezionato dalla successiva adesione di chi acquisti il prodotto presso un rivenditore (Cass. n. 101/1982). La revoca dell'offertaL'offerta al pubblico può essere revocata, purché la revoca sia fatta nella stessa forma dell'offerta o in forma equipollente. Qualora nessuna forma particolare sia stata adottata né sia prescritta per l'offerta, la revoca può avvenire anche per contegno concludente. Ove tali prescrizioni di forma siano osservate, l'offerta produce effetti anche verso chi non ne abbia avuto notizia. Pertanto, qualora il revocante abbia osservato i requisiti di forma, è esonerato da ogni responsabilità nei confronti di colui che non abbia avuto conoscenza della revoca, anche nell'ipotesi in cui questi, all'esito della conoscenza dell'offerta, abbia intrapreso in buona fede l'esecuzione del contratto (Di Majo, 765). In ragione del dettato della norma la dichiarazione di revoca dell'offerta al pubblico non è recettizia (Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 111). Qualora l'offerente non abbia rispettato i vincoli di forma della revoca, gli è comunque consentito di dimostrare in concreto che il singolo destinatario ha avuto comunque conoscenza della revoca e che per l'effetto non ha alcuna valenza un'eventuale accettazione dell'offerta intervenuta dopo la revoca (Di Majo, 766; Bianca, 252). Anche l'offerta al pubblico può essere irrevocabile, secondo le regole generali sulla proposta. Il rifiuto dell'offerta al pubblico, non influendo sulla sua efficacia, non ne pregiudica una successiva accettazione (Bianca, 252; contra Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 106). Poiché l'offerta al pubblico è diretta ad incertam personam, sebbene possa giustificare il normale meccanismo dell'accettazione contrattuale, non può sottostare alle norme ordinarie che regolano le forme della revoca della proposta (App. Bari 11 maggio 1948). La pluralità di accettazioniNel caso di offerta al pubblico unica (o anche plurima quando le prestazioni disponibili siano inferiori al numero delle accettazioni), in presenza di più accettazioni contemporanee, o comunque in ordine alle quali non sia possibile stabilire un ordine di priorità, altrimenti prevarrà l'ordine cronologico delle accettazioni, si ritiene che debba essere attribuito all'offerente un potere di scelta, salvo che non vi sia un'intesa tra i destinatari (Scognamiglio, in Comm. S.B., 1992, 194). Il fondamento di questa conclusione risiederebbe nella tardività delle accettazioni contemporanee, sicché l'efficacia delle accettazioni dipenderebbe dal potere discrezionale dell'offerente (Bianca, 251). In senso contrario si è affermato che la soluzione più adeguata a risolvere il conflitto tra più accettanti contemporanei sia l'attribuzione della prestazione offerta pro quota a ciascuno degli accettanti, sempre che l'oggetto del contratto sia divisibile; nel caso di indivisibilità, l'offerente potrebbe revocare l'offerta (Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 110). Un' ulteriore ricostruzione propende per l'attribuzione in questi casi di un diritto in comunione tra gli accettanti (Messineo, in Tr. C. M., 1968, 323). In forza di altra impostazione, il criterio di preferenza tra i diversi accettanti, essendo dubbio che possa essere stabilito in via unilaterale dall'offerente, può essere individuato, qualora si tratti di beni prodotti in serie, in base al principio secondo cui l'esecuzione dell'offerta non potrà avere luogo se non compatibilmente con i mezzi ordinari di cui dispone l'impresa dell'offerente; in questa prospettiva potrà essere richiamata anche la clausola di buona fede nell'esecuzione del contratto allo scopo di tenere indenne l'offerente da ogni responsabilità (Di Majo, 766). E sempre che l'offerta stessa non stabilisca preventivamente criteri oggettivi di scelta. Un'ipotesi particolare è quella dell'asta pubblica o della licitazione privata, in cui il criterio di preferenza è quello dell'accettazione più favorevole. Le fattispecie particolari di offerta al pubblicoIl bando di concorso, qualora contenga tutti gli elementi necessari del negozio da concludere, costituisce un'offerta di contratto destinato a perfezionarsi nei confronti di chi risulterà più qualificato secondo i criteri fissati dal promotore (Bianca, 255). Secondo altro autore, non si ha offerta qualora chi bandisce il concorso si riservi di utilizzare o meno il risultato, giacché in tal caso è necessaria per l'instaurazione del rapporto almeno un'altra dichiarazione del soggetto stesso (Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 109). Il pubblico incanto (o l'asta) si differenzia dall'offerta al pubblico poiché contiene solo inizialmente una proposta di futuro contratto; tuttavia, poiché tende a provocare una o più offerte altrui, le parti si invertono rispetto al caso normale, sicché in un secondo tempo la proposta si converte in un invito ad offrire (Messineo, in Tr. C. M., 1968, 324). Altri autori equiparano la fattispecie ad un'offerta al pubblico, purché il bando contenga tutte le condizioni del contratto da concludere; pertanto ciascuno degli interessati dovrà esprimere le rispettive offerte migliorative rispetto ad una base iniziale: il procedimento culmina con l'aggiudicazione finale in favore di quello dei contraenti che abbia presentato l'offerta più vantaggiosa (Bianca, 254; Ravazzoni, 394). Qualora si acceda alla tesi che si tratta di un'offerta al pubblico, dubbi sussistono sul ruolo dell'accettazione: secondo una prima ricostruzione le diverse offerte dei singoli partecipanti alla gara costituirebbero accettazioni di un contratto sospensivamente condizionato al non sopravvenire di offerte più vantaggiose da parte di altri partecipanti (Cicu, Offerta al pubblico, II, Sassari, 1902, 87); in senso diverso, altri autori osservano che il contratto si perfeziona con chi ha indicato il prezzo più favorevole, senza che occorra un'ulteriore manifestazione di volontà del promotore rispetto a quella risultante dall'offerta del bene all'incanto (Bianca, 255; Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 108; Ravazzoni, 396; Scognamiglio, in Comm. S.B., 1992, 199). Equivalgono ad un'offerta al pubblico le esposizioni della merce in vendita nei negozi o nei supermercati (Bianca, 253); in tal caso la conclusione del contratto si realizza con la presentazione alla cassa della merce da acquistare per il pagamento del prezzo. Tuttavia, una parte della dottrina contesta che la mera esposizione integri un'offerta, salvo che non si tratti di beni infungibili (Rubino, La compravendita, in Tr. C. M., XXIII, Milano 1971, 60). A questo rilievo si è replicato che in realtà il solo riferimento all'elemento oggettivo del bene infungibile esposto non è decisivo ai fini di qualificare l'esposizione con indicazione del prezzo come un'offerta al pubblico, poiché occorrerà valutare se nel caso concreto vi sia uno specifico interesse dell'offerente a stipulare il contratto con persona di suo gradimento (Scognamiglio, in Comm. S.B., 1992, 198). Costituiscono altresì fattispecie di offerte al pubblico le offerte a prelievo diretto, attuate mediante macchine a gettoni o automatiche (Scognamiglio, in Comm. S.B., 1992, 196) ovvero mediante servizi direttamente utilizzabili o magazzini self service (Bianca, 253). In tema di lavoro pubblico privatizzato, qualora la P.A. abbia manifestato la volontà di provvedere alla copertura di posti di una determinata qualifica attraverso il sistema del concorso interno e abbia a questo fine pubblicato un bando che contenga tutti gli elementi essenziali, prevedendo il riconoscimento del diritto del vincitore del concorso di ricoprire la posizione di lavoro disponibile e la data a decorrere dalla quale è destinata a operare giuridicamente l'attribuzione della nuova posizione, sono rinvenibili in un tale comportamento gli estremi dell'offerta al pubblico, che impegna il datore di lavoro pubblico non solo al rispetto della norma con la quale ha delimitato la propria discrezionalità, ma anche ad adempiere l'obbligazione secondo correttezza e buona fede. Ne consegue che il superamento del concorso consolida nel patrimonio dell'interessato l'acquisizione di una situazione giuridica individuale non disconoscibile alla stregua della natura del bando, né espropriabile per effetto di diversa successiva disposizione generale (Cass. n. 14397/2015; Cass. n. 14275/2014; Cass. n. 5295/2007). Pertanto il datore di lavoro è tenuto a comportarsi con correttezza e secondo buona fede, nell'attuazione del concorso, così come nell'adempimento di ogni obbligazione contrattuale, con individuazione della portata dei relativi obblighi correlata, in via principale, alle norme di legge sui contratti e sulle inerenti obbligazioni contrattuali e agli impegni assunti con l'indizione del concorso, con la conseguenza che in caso di loro violazione incorre in responsabilità contrattuale per inadempimento, esponendosi al relativo risarcimento del danno in favore del lavoratore che abbia subito la lesione del suo diritto conseguente all'espletamento della procedura concorsuale (Cass. n. 9049/2006). È stata considerata offerta al pubblico la richiesta di sottoscrizione di titoli obbligazionari (Trib. Roma 18 febbraio 1950). E così ricade nell'offerta al pubblico la costituzione di aree comunali di sosta di veicoli a pagamento, in cui il gestore non assume l'obbligo di custodire i veicoli su di esse parcheggiati se l'avviso “parcheggio incustodito” è esposto in modo adeguatamente percepibile prima della conclusione del contratto, perché l'esclusione attiene all'oggetto dell'offerta al pubblico (Cass. S.U. n. 14319/2011). BibliografiaAsquini, Integrazione del contratto con clausole d'uso, Bologna 1953; Benatti, La responsabilità precontrattuale, Milano, 1963; Benedetti, Dal contratto al negozio unilaterale, Milano, 1969; Bianca, Diritto civile, III, Il contratto, Milano, 1997; Bigliazzi Geri-Breccia-Busnelli-Natoli, Diritto civile, 1.2, Fatti e atti giuridici, Torino, 1990; Carrara, La formazione del contratto, Milano, 1915; Carraro, voce Dichiarazione recettizia, in Nss. 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