Codice Civile art. 1338 - Conoscenza delle cause d'invalidità.Conoscenza delle cause d'invalidità. [I]. La parte che, conoscendo o dovendo conoscere l'esistenza di una causa d'invalidità del contratto [1418 ss.], non ne ha dato notizia all'altra parte è tenuta a risarcire il danno da questa risentito per avere confidato, senza sua colpa, nella validità del contratto [139, 1398]. InquadramentoLa fattispecie regolata dall'art. 1338 costituisce una specificazione della previsione dell'articolo precedente, il quale costituisce la norma fondamentale del sistema della responsabilità precontrattuale (Visintini, 108; Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 113; Cuffaro, 1266). Altro autore ritiene, invece, che l'illecito regolato dall'art. 1338 sarebbe autonomo rispetto alla previsione dell'art. 1337 (Bigliazzi Geri, Contributo ad una teoria dell'interesse legittimo in diritto privato, Milano, 1967, 258). In ragione di altra ricostruzione l'art. 1338 completa il sistema della responsabilità precontrattuale, come risultante dal codice e dalle indicazioni della giurisprudenza, attraverso la previsione di una rispondenza per colpa, oltre che per inosservanza dell'obbligo di buona fede (Bianca, 161). Infatti, ai sensi della norma in esame, la parte non è gravata solo da un dovere di comunicazione, ma anche da un dovere di accertamento circa l'esistenza di cause di invalidità che rientrano nell'ambito del controllo della parte. Sotto il profilo della norma in commento è integrata la culpa in contrahendo anche nel caso in cui la parte contraente non compia gli atti che a suo carico sono necessari per la validità e l'efficacia del contratto (Bianca, 170). Il fatto lesivo che giustifica la responsabilità precontrattuale non sarebbe costituito in sé dalla mancata comunicazione della causa di invalidità del contratto, ma direttamente dalla stipulazione del contratto invalido (Bianca, 174; contra Carresi, in Tr. C. M., 1987, 716). La previsione dell'art. 1338 costituisce una specificazione della responsabilità precontrattuale regolata in generale dall'art. 1337 (Cass. n. 16508/2004; Cass. n. 2459/1966; Cass. n. 763/1963). La differenza tra le due figure di responsabilità precontrattuale è riconducibile alla diversità dell'oggetto tutelabile, che per la prima consiste nell'affidamento di una delle parti sulla conclusione del contratto mentre per la seconda nell'affidamento della parte sulla sua validità (Cass. n. 6294/1992). La causa di invaliditàNel concetto di invalidità cui allude la norma deve includersi, oltre alla nullità e all'annullabilità (Bianca, 174), anche l'inefficacia, compresa quella per rescissione del contratto (Scognamiglio, in Comm. S.B., 1992, 222; Carresi, in Tr. C. M., 1987, 715; Bianca, 175). Da parte di alcuni si ritiene che anche l'inesistenza del contratto giustifichi l'applicazione della disposizione (Scognamiglio, in Comm. S.B., 1992, 222; Sacco, in Tr. Vas., 1975, 920). Non ricorre responsabilità precontrattuale quando l'invalidità del contratto sia dovuta ad una norma di legge che nessun consociato può giuridicamente ignorare (Messineo, 1961, 920; contra Scognamiglio, in Comm. S.B., 1992, 223; Visintini, 265). Secondo altra tesi, in questa ipotesi la colpa della controparte deve essere valutata in concreto, a fronte della possibilità che la conoscenza della legge richieda una specifica competenza tecnica (Bianca, 175). La norma dell'art. 1338, poiché è finalizzata a tutelare nella fase precontrattuale il contraente di buona fede ingannato o fuorviato dall'ignoranza della causa di invalidità del contratto che gli è stata sottaciuta e che non era nei suoi poteri conoscere, è applicabile a tutte le ipotesi di invalidità del contratto, e pertanto non solo a quelle di nullità, ma anche a quelle di nullità parziale e di annullabilità, nonché alle ipotesi di inefficacia del contratto, dovendosi ritenere che anche in tal caso si riscontra la medesima esigenza di tutela delle aspettative delle parti al perseguimento di quelle utilità cui esse mirano mediante la stipulazione del contratto medesimo (Cass. n. 16149/2010). Ove il contratto sia sottoposto a condizione risolutiva, risponde ai sensi dell'art. 1338 ed è tenuta al risarcimento dei danni la parte che nello svolgimento delle trattative taccia volontariamente una circostanza che renda probabile l'avveramento della condizione, conoscendo la quale la controparte non si sarebbe determinata a concludere il contratto e facendo insorgere in questa un ragionevole convincimento contrario alla verità (Cass. n. 1179/1959). Non sussiste responsabilità precontrattuale ove il contratto sia radicalmente inesistente (Cass. n. 1948/1970; Cass. n. 2425/1961; Cass. n. 1731/1954). La norma non si applica altresì alla garanzia per l'evizione, la quale presuppone un contratto validamente concluso o la cui causa di invalidità sia stata successivamente sanata ed è quindi produttivo dei suoi effetti giuridici (Cass. n. 1494/1971). Le azioni di nullità e di responsabilità precontrattuale possono essere proposte simultaneamente (Cass. n. 2224/1967). La responsabilità prevista dall'art. 1338, a differenza di quella di cui all'art. 1337, tutela l'affidamento di una delle parti non sulla conclusione del contratto, ma sulla sua validità, sicché non è configurabile una responsabilità precontrattuale della parte ove l'invalidità del contratto derivi da norme imperative o proibitive di legge o da norme aventi efficacia di diritto obiettivo, da presumersi note alla generalità dei consociati, ovvero da potere essere conosciute attraverso un comportamento di normale diligenza e quindi tali da escludere l'affidamento incolpevole della parte adempiente (Cass. n. 10156/2016; Cass. n. 7481/2007, in Riv. giur. edil., 2007, 4-5, I, 1280; Cass. n. 4635/2006). Sicché qualora ricorra una causa di invalidità per difetto di forma scritta ad substantiam, deve escludersi la configurabilità della mala fede della parte ai fini della sussistenza di detta responsabilità (Cass. n. 4635/2006), salvo che non ricorrano altri profili di culpa in contrahendo (Cass. n. 2519/1998). Rientra invece nella previsione della norma l'ipotesi in cui una parte si sia obbligata, dietro corrispettivo, a trivellare un pozzo, dando una garanzia di trecento litri d'acqua al minuto, quando sia accertata l'insufficienza della falda acquifera; e ciò perché oggetto del contratto è non la semplice escavazione del pozzo, ma altresì la capacità erogativa dello stesso e, conseguentemente, il contratto deve essere ritenuto nullo per impossibilità dell'oggetto; pertanto, sussiste la responsabilità di colui che si era obbligato a scavare il pozzo per non avere dato alla controparte notizia tempestiva della causa d'invalidità del contratto, avendo dovuto egli conoscere la causa stessa (Cass. n. 996/1976). Risponde altresì per il suo comportamento precontrattuale eventualmente contrario alla buona fede il venditore privato che alieni beni comunali soggetti ad usi civici, poiché detta vendita non produce effetti obbligatori, quale vendita di cosa altrui, ma è nulla per impossibilità dell'oggetto e perciò non produce alcun effetto, indipendentemente dalla conoscenza della demanialità che le parti possano avere avuto (Cass. n. 4120/1977). L'obbligo di darne notiziaL'obbligo di comunicazione sorge nel momento della conoscenza o della conoscibilità, mediante l'ordinaria diligenza, della causa di invalidità ed è assolto tramite una dichiarazione diretta all'altra parte, perciò recettizia, da compiere in un tempo ragionevolmente breve. Affinché tale obbligo di dare notizia sia adempiuto è sufficiente la comunicazione di un mero dubbio circa la ricorrenza di una causa di invalidità, purché la controparte, usando l'ordinaria diligenza, sia in grado di chiarire detto dubbio (Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 113). In ogni caso è sufficiente l'informazione sulle cause invalidanti, senza che occorra specificare la qualificazione giuridica del vizio che inficerebbe il contratto; pertanto la parte che, nel corso delle trattative per la formazione di un contratto, si accorge che l'altra versa in errore relativamente ad un elemento essenziale del contratto stesso, mentre ha l'obbligo di avvertirla, non è soggetta altresì al dovere di ricercargliene ed indicargliene la causa o di precisarle altri particolari atti ad illuminarla maggiormente sul vero stato delle cose (App. Milano 15 gennaio 1952). La responsabilità dell'incapaceSecondo un primo divisamento l'art. 1338 non dovrebbe mai essere applicato nei confronti del minore (Sacco, in Tr. Vas., 1975, 921). In base ad altra ricostruzione il minore, e più in generale il soggetto incapace di agire, non è responsabile ai sensi dell'art. 1338 in tutti i casi in cui il contratto sia annullato a causa della sua incapacità (Bianca, 180). Ove per contro il contratto non sia annullato a causa dell'incapacità della parte, come accade quando l'incapace sia un terzo autore di violenza morale verso uno dei contraenti, questi risponderà a titolo di responsabilità precontrattuale (Bianca, 181). In base ad altra teoria il minore o l'incapace possono normalmente rispondere a titolo di responsabilità precontrattuale e ciò alla stregua della natura che si intenda attribuire all'obbligo imposto dalla norma, poiché, ove lo si consideri come un dovere di neminem laedere, troverebbe applicazione l'art. 2046 (Benatti, 58; Visintini, 275). Anche la giurisprudenza di legittimità e di merito esclude che possa essere ipotizzata una responsabilità precontrattuale dell'incapace (Cass. n. 2616/1954; Trib. Milano 3 aprile 1967). L'affidamento senza colpa sulla validitàAi sensi della norma, non è tutelabile il contraente che, usando l'ordinaria diligenza, sarebbe potuto venire a conoscenza della reale situazione e, quindi, della causa di invalidità del contratto (Bianca, 181). La norma presuppone non solo la colpa di una parte nell'ignorare la causa di invalidità del contratto, ma anche la mancanza di colpa dell'altra parte nel confidare nella sua validità (Cass. n. 16508/2004). La previsione mira a tutelare nella fase precontrattuale il contraente di buona fede ingannato o fuorviato dall'ignoranza della causa di invalidità del contratto che gli è stata sottaciuta e che non era nei suoi poteri conoscere; ne consegue che, se vi è stata colpa da parte sua, se cioè egli avesse potuto, con l'ordinaria diligenza, venire a conoscenza della reale situazione e quindi della causa di invalidità del contratto, la responsabilità non sussiste (Cass. n. 3272/2001; Cass. n. 1987/1985). La responsabilità precontrattuale è esclusa anche quando la causa di invalidità era nota ad entrambe le parti (Cass. n. 5371/1987). La richiesta di risarcimentoL'unico soggetto legittimato a domandare i danni ai sensi dell'art. 1338 è la parte che abbia confidato nella validità del contratto (Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 114). La legittimazione non si estende invece all'acquirente della parte medesima (Cass. n. 1675/1961). Grava sul richiedente l'onere di provare l'elemento soggettivo su cui si basa la pretesa risarcitoria (Cass. n. 2224/1967). 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