Codice Civile art. 1354 - Condizioni illecite o impossibili.Condizioni illecite o impossibili. [I]. È nullo il contratto al quale è apposta una condizione, sospensiva o risolutiva, contraria a norme imperative, all'ordine pubblico o al buon costume [31 prel.]. [II]. La condizione impossibile rende nullo il contratto se è sospensiva; se è risolutiva, si ha come non apposta [634]. [III]. Se la condizione illecita o impossibile è apposta a un patto singolo del contratto, si osservano, riguardo all'efficacia del patto [1367], le disposizioni dei commi precedenti, fermo quanto è disposto dall'articolo 1419. InquadramentoLa norma regola le conseguenze dell'apposizione nel contratto di una condizione illecita o impossibile, distinguendo il relativo regime in base alla natura sospensiva o risolutiva della condizione apposta. Ove la condizione illecita o impossibile riguardi un singolo patto del contratto, le conseguenze sono quelle determinate dai commi precedenti, ma la disposizione deve essere coordinata con l'art. 1419, ai fini di stabilire l'incidenza dell'illiceità o impossibilità della condizione relativa al singolo patto sull'intero contratto: ove si tratti di condizione illecita, sia essa sospensiva o risolutiva, ovvero di condizione impossibile sospensiva, che riguardino il singolo patto, la nullità si estenderà all'intero contratto ove risulti che le parti non lo avrebbero concluso senza il patto affetto dal vizio di nullità; viceversa la nullità sarà limitata al singolo patto. La condizione risolutiva impossibile relativa al singolo patto si considera non apposta e quindi non inficerà a monte l'intero contratto. Pertanto solo se la condizione illecita o impossibile sia apposta al singolo patto contrattuale si applica il principio di conservazione di cui all'art. 1419 (Falzea, 7). Una regolamentazione specifica della condizione illecita o impossibile si ha in tema di testamento, in cui la valutazione dell'illiceità o dell'impossibilità della condizione deve avvenire al momento dell'apertura della successione e non della redazione del testamento (Rescigno, 794). Invece in tema di donazione, in difetto di una specifica disciplina sul punto, si ritiene che sia applicabile la norma in questione (Maiorca, 294; Rescigno, 794). La valutazione circa l'illiceità o l'impossibilità della condizione deve essere fatta con riferimento al momento in cui il contratto è concluso (Cass. n. 1910/1978; Cass. n. 2834/1976). La disciplina dettata dall'art 1419 non trova applicazione con riguardo alla clausola introduttiva di una condizione risolutiva impossibile, poiché questa deve ritenersi come non apposta (Cass. n. 4206/1977). La condizione illecitaLa condizione illecita, ossia contraria a norme imperative, all'ordine pubblico o al buon costume, rende nullo il contratto, sia quando si tratti di condizione sospensiva, sia quando si tratti di condizione risolutiva, salvo che non sia stata apposta al singolo patto e ricorra l'ipotesi disciplinata dall'art. 1419. Il legislatore individua la condizione illecita facendo riferimento agli stessi principi dettati per l'individuazione della causa illecita (Rescigno, 791); secondo un orientamento nelle ipotesi di condizione illecita per contrarietà all'ordine pubblico o al buon costume, che rappresentano le ipotesi più frequenti, la valutazione di illiceità della condizione sarebbe diversa rispetto a quella della causa (Maiorca, 296). Un temperamento alla regola della nullità dell'intero accordo si realizza quando la condizione risolutiva illecita riguardi un contratto di lavoro, come può accadere quando il contratto di lavoro preveda una condizione risolutiva di celibato, e ciò per esigenze di tutela del lavoratore (Falzea, 7). L'illiceità può attenere allo stesso fatto dedotto in condizione ovvero alla circostanza che un fatto, in sé giuridicamente e moralmente lecito, o addirittura apprezzabile, divenga materia di condizione (Barbero, 1101; Rescigno, 791). E ciò perché l'illiceità concerne la clausola condizionale e non l'evento in essa dedotto, con la conseguenza che, pur essendo illecito l'evento, la condizione può essere lecita e viceversa (Maiorca, 295; Bianca, 518). Così l'evento in sé considerato dell'astensione dalle seconde nozze è lecito; tuttavia, ove sia dedotto in condizione, determina l'illiceità della condizione e la nullità del contratto (Rescigno, 791). Poiché la condizione costituisce lo strumento per dare rilevanza ai motivi, la valutazione sull'illiceità della condizione può risolversi in alcuni casi in quella sull'illiceità dei motivi (Maiorca, 296). Anche ad avviso della S.C., la condizione è illecita qualora contraria a norme imperative, all'ordine pubblico ed al buon costume, implicando, o l'abusiva coercizione del contraente lesiva dei suoi interessi essenziali, o il compimento di un fatto illecito produttivo di effetti favorevoli per il suo autore (Cass. n. 28717/2020). In questa prospettiva è stata esclusa la contrarietà a norme imperative e la conseguente illiceità della condizione apposta ad una rinuncia al credito, che prevedeva l'abdicazione al diritto di opporsi alla cancellazione della società debitrice dal registro delle imprese o di chiederne la revoca . Qualora l'acquisto della proprietà immobiliare sia subordinato alla condizione sospensiva del rilascio della concessione edilizia, la verifica dell'avveramento dell'evento dedotto in condizione si estende alla valutazione della legittimità della concessione edilizia rilasciata (Cass. n. 5411/2015). È valido il mutuo tra coniugi nel quale l'obbligo di restituzione sia sottoposto alla condizione sospensiva dell'evento, futuro ed incerto, della separazione personale, non essendovi alcuna norma imperativa che renda tale condizione illecita (Cass. n. 19304/2013). La condizione impossibileOve la condizione impossibile sia sospensiva, essa renderà nullo il contratto cui accede o il patto cui si riferisce; ove sia risolutiva, si ha per non apposta. Ai fini dell'apprezzamento dell'impossibilità della condizione dedotta in contratto deve aversi riguardo all'ambiente in cui il contratto è stato stipulato (Rescigno, 789) ovvero occorre applicare un giudizio di ragionevolezza agli impedimenti di fatto o di diritto che si frappongono alla realizzazione della condizione (Bianca, 518). Pertanto è sufficiente una possibilità ritenuta, ossia che sia tale secondo la coscienza diffusa nel contesto spazio-temporale in cui viene emessa la dichiarazione (Barbero, 1100). Secondo un autore la norma fa riferimento alla sola impossibilità naturale; ove si tratti di impossibilità giuridica si applica il regime dell'illiceità della condizione, con l'effetto che anche la condizione risolutiva impossibile sul piano giuridico determina la nullità del contratto (Rescigno, 791). Ove la condizione subordini l'efficacia di un contratto ad un mutamento della legislazione vigente o di norme operanti erga omnes, non si ha impossibilità della condizione che determina nullità, bensì un caso di inesistenza della condizione; si tratta in tale evenienza di impossibilità assoluta o reale (Maiorca, 285). Qualora l'impossibilità della condizione si verifichi successivamente alla stipulazione del contratto, la norma in commento non si applicherà, ma la condizione dovrà considerarsi non avverata, con le conseguenze che ne discendono ove essa sia sospensiva ovvero risolutiva (Falzea, 7). I contratti sottoposti a condizione sospensiva, ovvero a termine, sono validi ove la prestazione inizialmente impossibile divenga possibile prima dell'avveramento della condizione o della scadenza del termine, come può desumersi dall'art. 1347. L'impossibilità della condizione presa in considerazione dalla norma è quella originaria, ossia coeva al negozio cui la condizione afferisce, alla quale non può essere equiparata l'ipotesi dell'impossibilità sopravvenuta, ipotesi quest'ultima in cui la condizione dovrà ritenersi mancata e non più realizzabile (Cass. n. 63/1993; Cass. n. 1828/1964; con riguardo alla condizione apposta al testamento, ma il principio ha valenza generale, Cass. n. 5871/2002). La condizione si considera impossibile anche quando sia indeterminato o indeterminabile l'evento condizionante, poiché tale indeterminabilità, costituendo un originario ed insuperabile ostacolo all'accertamento del verificarsi dell'evento condizionante, si risolve in una situazione di irrealizzabilità del medesimo, coeva al negozio cui la condizione sia stata apposta (Cass. n. 1453/1995). Inoltre la condizione è impossibile se l'evento con essa previsto è irrealizzabile originariamente, per ragioni fisiche o giuridiche, ma non quando esso è provabile con estrema difficoltà (Cass. n. 2834/1976). Ove l'efficacia del negozio sia subordinata al verificarsi di una condizione, o sia differita con la previsione di un termine, l'impossibilita originaria non deve esser venuta meno prima dell'avveramento della condizione o della scadenza del termine; ove ciò sia, il contratto è valido (Cass. n. 1910/1978). La vendita di un terreno, che venga stipulata per consentire all'acquirente una sua utilizzazione edificatoria, al momento non permessa dagli strumenti urbanistici, e venga quindi sottoposta alla condizione sospensiva della futura approvazione di una variante di detti strumenti che contempli quell'utilizzazione, non è affetta da nullità, né sotto il profilo dell'impossibilità dell'oggetto, né sotto il profilo dell'impossibilità della condizione, dovendosi ritenere consentito alle parti di dedurre come condizione sospensiva anche un mutamento di legislazione o di norme operanti erga omnes, salva restando l'inefficacia del contratto in conseguenza del mancato verificarsi di tale mutamento (Cass. n. 3207/2014; Cass. n. 74/1986; Cass. n. 3477/1972). BibliografiaBarbero, Condizione, in Nss. D.I., Torino, 1957; Bianca, Diritto civile, III, Il contratto, Milano, 1997; Bigliazzi Geri-Breccia-Busnelli-Natoli, Diritto civile, 1.2, Fatti e atti giuridici, Torino, 1990; Cataudella, I contratti. Parte generale, Torino, 2014; Falzea, voce Condizione (diritto civile), in Enc. giur., Roma, 1988; Galgano, Diritto civile e commerciale, II, 1, Padova, 1993; Maiorca, voce Condizione, in Dig. civ.,- 1988;Messineo, Il contratto in genere, Milano, 1968; Osti, voce Contratto, in Nss. D.I., Torino, 1959; Pelosi, La proprietà risolubile nella teoria del negozio condizionato, Milano, 1975; Rescigno, voce Condizione, in Enc. dir., Milano, 1961; Santoro Passarelli, Dottrine generali del diritto civile, Napoli, rist. 1985; Tatarano, «Incertezza», autonomia privata e modello condizionale, Napoli, 1976. |