Codice Civile art. 1357 - Atti di disposizione in pendenza della condizione.

Cesare Trapuzzano

Atti di disposizione in pendenza della condizione.

[I]. Chi ha un diritto subordinato a condizione sospensiva o risolutiva può disporne in pendenza di questa; ma gli effetti di ogni atto di disposizione sono subordinati alla stessa condizione.

Inquadramento

La norma per un verso riconosce al titolare del diritto condizionato la facoltà di disporre del diritto medesimo nella fase di pendenza; per altro verso estende il vincolo condizionale anche all'atto dispositivo, nel senso che anche l'acquirente di detto diritto sarà sottoposto alla stessa condizione. La norma è inderogabile e si applica anche quando le parti abbiano escluso con espresso accordo la retroattività della condizione. Sotto l'aspetto della trasmissione automatica della condizione si ritiene che si configuri una condizione legale, appunto perché gli atti di disposizione sono sottoposti alla medesima condizione cui era sottoposto l'atto originario ex lege (Maiorca, 310; Rescigno, 707). In senso diverso altra dottrina ritiene che il titolare del diritto pendente può disporre di quest'ultima situazione giuridica soggettiva e non dell'aspettativa e viceversa il titolare dell'aspettativa ha il potere di disposizione soltanto di questa; tuttavia tali atti sono da considerare puri e non subordinati a condizione di fatto ovvero di diritto o ancora aventi ad oggetto un bene futuro (Santoro Passarelli, 202). Infine secondo un terzo divisamento occorrerebbe verificare caso per caso se l'atto di disposizione posto in essere da colui che abbia alienato o acquistato il diritto sotto condizione sospensiva sia, a sua volta, subordinato all'avveramento o al mancato avveramento della medesima condizione ovvero sia un atto puro (Carresi, in Tr. C. M., 1987, 613).

La previsione sulla trasmissione della condizione si applica anche quando l'atto di disposizione sia trascritto (Cass. n. 2175/1975).

Il campo applicativo

La regola secondo cui la condizione si trasmette ove vi sia disposizione del diritto condizionato trova applicazione non solo con riferimento al diritto di chi ha alienato sotto condizione sospensiva e al diritto di chi ha acquistato sotto condizione risolutiva, ma si estende più genericamente a tutte le posizioni giuridiche connesse ad un negozio condizionato, in quanto trasmissibili (Mirabelli, in Comm. Utet,  1984, 244). Pertanto la previsione si applica sia nell'ipotesi in cui sia alienato il diritto da parte dell'alienante sotto condizione sospensiva o dell'acquirente sotto condizione risolutiva sia nell'ipotesi in cui sia alienata l'aspettativa da parte dell'acquirente sotto condizione sospensiva o dell'alienante sotto condizione risolutiva (Mirabelli, in Comm. Utet,  1984, 245). La norma si riferisce alla disposizione della titolarità del diritto vantato dall'alienante sotto condizione sospensiva o dall'acquirente sotto condizione risolutiva ovvero dell'aspettativa dell'acquirente sotto condizione sospensiva o dell'alienante sotto condizione risolutiva e non alla disposizione del godimento, atteso peraltro che di tale godimento, in virtù di accordo tra le parti che preveda la consegna anticipata o il rinvio della consegna, ben può beneficiare nella fase di pendenza rispettivamente l'acquirente sotto condizione sospensiva o l'alienante sotto condizione risolutiva (Carresi, in Tr. C. M., 1987, 612).

In tema di concordato fallimentare con assuntore, nel caso in cui una clausola del concordato differisca il trasferimento dei beni all'assuntore, subordinandolo all'esecuzione, da parte di quest'ultimo, degli obblighi cui si è assoggettato, l'eventuale atto di disposizione dei beni del fallito posto in essere dall'assuntore prima dell'avveramento della detta condizione genera un vincolo di mero carattere obbligatorio, sussumibile nel paradigma dell'art. 1357, con la conseguenza che, ove divenga impossibile l'avveramento della condizione, il suddetto atto dispositivo non acquista efficacia ed il bene che ne ha formato oggetto rimane nella massa, nella disponibilità del curatore del riaperto fallimento, senza che da parte di questo sia a tal fine necessario l'esercizio dell'azione revocatoria (Cass. n. 5147/1992; Cass. n. 6498/1991).

Bibliografia

Barbero, Condizione, in Nss. D.I., Torino, 1957; Bianca, Diritto civile, III, Il contratto, Milano, 1997; Bigliazzi Geri-Breccia-Busnelli-Natoli, Diritto civile, 1.2, Fatti e atti giuridici, Torino, 1990; Cataudella, I contratti. Parte generale, Torino, 2014; Falzea, voce Condizione (diritto civile), in Enc. giur., Roma, 1988; Galgano, Diritto civile e commerciale, II, 1, Padova, 1993; Maiorca, voce Condizione, in Dig. civ., 1988;Messineo, Il contratto in genere, Milano, 1968; Osti, voce Contratto, in Nss. D.I., Torino, 1959; Pelosi, La proprietà risolubile nella teoria del negozio condizionato, Milano, 1975; Rescigno, voce Condizione, in Enc. dir., Milano, 1961; Santoro Passarelli, Dottrine generali del diritto civile, Napoli, rist. 1985; Tatarano, «Incertezza», autonomia privata e modello condizionale, Napoli, 1976.

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