Codice Civile art. 1359 - Avveramento della condizione.Avveramento della condizione. [I]. La condizione si considera avverata qualora sia mancata per causa imputabile alla parte che aveva interesse contrario all'avveramento di essa. InquadramentoLa norma prevede una finzione di avveramento della condizione quando essa sia mancata per causa ascrivibile alla parte che aveva interesse contrario all'avveramento. Si tratta a ben vedere di una specificazione del dovere di comportarsi secondo buona fede (Bigliazzi Geri-Breccia-Busnelli-Natoli, 769). Essa trova applicazione a ogni tipo di condizione, sospensiva o risolutiva, positiva o negativa, casuale o mista (Maiorca, 315; Rescigno, 798). Se la condizione è negativa l'avveramento si verifica quando l'evento negativo non si realizza o è ragionevolmente certo che non si potrà realizzare (Bianca, 529). Non si applica alle condizioni potestative semplici (Bianca, 520; Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 252; Rescigno, 797; Barbero, 1105) e al segmento delle condizioni miste riconducibile all'elemento potestativo (Maiorca, 315; Sacco-De Nova, in Tr. Res., 1999, 155). In senso contrario altri autori ritengono che la finzione di avveramento sia applicabile anche alle condizioni potestative semplici e al segmento potestativo delle condizioni miste (Carresi, 607; Bruscuglia, Pendenza della condizione e comportamento secondo buona fede, Milano, 1975, 58). Tuttavia, quando l'attività dedotta in condizione e rimessa alla volontà del debitore sia un'attività continuativa, la norma potrà applicarsi se il debitore abbia intrapreso l'attività e poi, senza un fondato motivo, l'abbia interrotta (Rescigno, 797; Barbero, 1103). La finzione non è applicabile nelle ipotesi in cui vengano dedotte in condizione le stesse prestazioni contrattuali (Maiorca, 315). Secondo una parte della dottrina alla fattispecie descritta dalla norma deve essere equiparata quella inversa, in cui l'interesse di una parte concerne il mancato avveramento della condizione e la controparte si adoperi in maniera scorretta affinché la condizione si avveri (Bigliazzi Geri-Breccia-Busnelli-Natoli, 769; contra Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 252; Bianca, 528). Secondo la S.C. la norma non troverebbe applicazione nel caso di condizione potestativa semplice (Cass. n. 8172/2013; Cass. n. 5243/1996; Cass. n. 1733/1976; Cass. n. 3141/1969). Invece la condizione potestativa mista — il cui avveramento dipende in parte dal caso o dal terzo e in parte dalla volontà di uno dei contraenti — è soggetta alla disciplina degli artt. 1358 e 1359, da intendersi riferita anche al segmento non casuale (Cass. n. 25085/2022; Cass. n. 29641/2020 ; Cass. n. 23014/2012; Cass. n. 24325/2011; Cass. n. 5492/2010; Cass. n. 13457/2004; contra Cass. n. 9/1989; Cass. n. 1453/1973); ma in senso contrario con riferimento alle condizioni potestative miste bilaterali (Cass. 22046/2018; Cass. n. 23824/2004). Infatti la finzione di avveramento non si applica alle condizioni bilaterali (Cass. n. 3936/1983) ovvero nell'ipotesi in cui la parte tenuta in via condizionata all'esecuzione di una prestazione abbia anch'essa interesse all'avveramento della condizione (Cass. n. 5975/1992). A tal fine, la condizione può ritenersi apposta nell'interesse di uno solo dei contraenti solo in presenza di una clausola espressa in tal senso o di elementi che inducano a ritenere che l'altra parte non abbia alcun interesse al suo verificarsi, tenuto conto della situazione al momento della conclusione del contratto (Cass. n. 31728/2021). Attesa la natura eccezionale della disposizione, essa non può essere applicata in via analogica nel caso opposto di avveramento della condizione per fatto imputabile alla parte che aveva un interesse qualificato all'avveramento stesso (Cass. n. 18512/2017 ; Cass. n. 16620/2013; Cass. n. 13519/1991; Cass. n. 1136/1981; Cass. n. 1562/1975). L'onere di provare l'avveramento della condizione grava su colui che afferma il suo verificarsi, anche nell'ipotesi della fictio (Cass. n. 23417/2019). I soggetti verso cui opera la finzioneSecondo la lettera della disposizione la norma trova applicazione quando l'evento dedotto in condizione non si verifichi per causa imputabile alla parte avente interesse contrario all'avveramento. Sicché la finzione di avveramento postula che la parte che ha interesse a che la condizione non si verifichi si sia attivata per consentire o agevolare la non verificazione (Rescigno, 797; Barbero, 1105). Secondo un autore la finzione si applicherebbe anche alle condizioni legali (Sacco-De Nova, in Tr. Res., 1999, 156); altro autore discrimina le varie fattispecie di condizione legale, ritenendo la fictio applicabile solo ad alcune di esse (Rescigno, 799). La parte avente interesse contrario all'avveramento della condizione deve essere individuata avuto riguardo alla natura del negozio condizionato e alla posizione in esso assunta dalle parti, non rilevando che una di esse tragga vantaggio immediato e diretto dal verificarsi dell'evento dedotto in condizione (Cass. n. 5360/1985). Sicché l'esistenza di un interesse contrario all'avveramento della condizione non va valutata in termini astratti, ma valorizzando l'effettivo interesse delle parti all'epoca in cui si è verificato il fatto o il comportamento che ha reso impossibile l'avverarsi della condizione, conseguendone che spetta alla parte interessata la prova che l'altra parte abbia impedito il verificarsi della condizione, in quanto, qualora l'acquisto di un diritto dipenda da un evento futuro e incerto rimesso al comportamento volontario di una delle parti, il suo adempimento è elemento costitutivo della fattispecie negoziale attributiva del diritto (Cass. n. 31728/2021; Cass. n. 25597/2016). L'istituto della finzione di avveramento della condizione trova applicazione anche quando l'interesse della controparte, inizialmente convergente con quello della parte a cui beneficio la condizione è destinata a produrre effetti, si modifichi nel corso del rapporto, fino a risultare contrario all'avveramento della condizione (Cass. n. 16501/2014) o comunque quando vi sia un sopravvenuto disinteresse (Cass. n. 24325/2011). La norma non trova applicazione nel caso di condicio iuris, consistendo quest'ultima in eventi esulanti dall'autonomia negoziale delle parti ed aventi la loro fonte nell'ordinamento giuridico (Cass. n. 2875/1992; Cass. n. 2255/1987; Cass. n. 675/1982; Cass. n. 791/1970; Cass. S.U., n. 567/1965; Cass. n. 21/1961). In tema di invalidi civili, ciechi e sordomuti assunti al lavoro ai sensi della l. n. 482/1968, direttamente per assunzione nominativa o per assunzione numerica tramite l'ufficio provinciale del lavoro e della massima occupazione — obbligati, senza distinzione alcuna, a presentare alla prefettura e al datore di lavoro una dichiarazione di responsabilità relativa alla sussistenza dei requisiti per l'assunzione — la condotta del lavoratore che impedisca l'accertamento della sussistenza dei requisiti per l'assunzione è equiparata all'accertamento dell'insussistenza dei requisiti stessi e, posto che tale insussistenza è prevista dalla legge come condizione risolutiva, il rapporto di lavoro è risolto ex lege per effetto della finzione di avveramento, a nulla rilevando che all'atto dell'assunzione siano stati eseguiti i prescritti accertamenti, giacché distinti da quelli previsti (Cass. n. 209/2010). La condotta rilevanteAffinché la finzione di avveramento possa operare è necessario che il contegno della parte avente un interesse contrario all'avveramento della condizione abbia determinati requisiti oggettivi e soggettivi. Sul piano oggettivo deve trattarsi in linea di principio di comportamento attivo; infatti il comportamento inattivo non integra gli estremi di cui alla norma, salvo che questo costituisca violazione di un obbligo di agire imposto alla parte dalla legge o dal contratto (Rescigno, 799). Inoltre deve ricorrere un nesso di causalità tra detto comportamento e il mancato avveramento della condizione. Sul piano soggettivo deve sussistere il dolo o la colpa della parte che ha interesse contrario all'avveramento della condizione (Bianca, 527; Maiorca, 315; Rescigno, 798; Sacco-De Nova, in Tr. Res., 1999, 156). Si ha mancanza della condizione quando è esclusa la possibilità che il fatto dedotto si realizzi. Tale valutazione deve essere svolta tenendo conto delle concezioni e delle conoscenze presenti in un determinato contesto sociale ed in un determinato momento storico (Rescigno, 799). Anche secondo la S.C. sotto l'aspetto oggettivo deve trattarsi in linea di massima di contegno attivo (Cass. n. 8843/2013; Cass. n. 2464/1985; Cass. n. 1680/1983; Cass. n. 2223/1979). Sotto l'aspetto soggettivo alcuni arresti si riferiscono al dolo o alla colpa (Cass. n. 8843/2013; Cass. n. 5492/2010; Cass. n. 9388/1991; Cass. n. 5291/1980); altre pronunce fanno riferimento ad un'azione od omissione cosciente e volontaria contrastante con il principio di buona fede (Cass. n. 4118/1984), posta in essere durante la pendenza della condizione e non prima della conclusione del negozio. I rimedi esperibiliLa norma prevede che nel caso in cui il mancato avveramento della condizione sia imputabile alla parte avente interesse contrario al suo avveramento la condizione si considera avverata con una finzione. Si tratta di un rimedio risarcitorio in forma specifica, diretto a riparare le conseguenze dannose del comportamento scorretto di uno dei contraenti. Siffatto rimedio contribuisce a far acquistare al contratto un elemento del suo iter attuativo, modificato illegittimamente da una delle parti (Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 249). Si tratta di un risarcimento in forma specifica (Cass. n. 5291/1980; Cass. n. 2224/1979). Può altresì essere chiesto il risarcimento dei danni per equivalente, con riferimento all'inadempienza della parte che con il suo comportamento ha determinato il mancato avveramento della condizione (Cass. n. 1204/1975). È viziata di ultrapetizione la pronuncia che, a fronte della richiesta del risarcimento in forma specifica in ragione della finzione di avveramento, disponga la condanna al risarcimento dei danni per equivalente (Cass. n. 16961/2006). BibliografiaBarbero, Condizione, in Nss. D.I., Torino, 1957; Bianca, Diritto civile, III, Il contratto, Milano, 1997; Bigliazzi Geri-Breccia-Busnelli-Natoli, Diritto civile, 1.2, Fatti e atti giuridici, Torino, 1990; Cataudella, I contratti. Parte generale, Torino, 2014; Falzea, voce Condizione (diritto civile), in Enc. giur., Roma, 1988; Galgano, Diritto civile e commerciale, II, 1, Padova, 1993; Maiorca, voce Condizione, in Dig. civ. 1988;Messineo, Il contratto in genere, Milano, 1968; Osti, voce Contratto, in Nss. D.I., Torino, 1959; Pelosi, La proprietà risolubile nella teoria del negozio condizionato, Milano, 1975; Rescigno, voce Condizione, in Enc. dir., Milano, 1961; Santoro Passarelli, Dottrine generali del diritto civile, Napoli, rist. 1985; Tatarano, «Incertezza», autonomia privata e modello condizionale, Napoli, 1976. |