Codice Civile art. 1365 - Indicazioni esemplificative.

Cesare Trapuzzano

Indicazioni esemplificative.

[I]. Quando in un contratto si è espresso un caso al fine di spiegare un patto, non si presumono esclusi i casi non espressi, ai quali, secondo ragione, può estendersi lo stesso patto.

Inquadramento

La norma detta il criterio dell'interpretazione estensiva, opposto a quello regolato dalla norma che precede, ossia disciplina l'ipotesi in cui l'espressione letterale usata nel contratto sia inadeguata per difetto a fronte dell'intenzione effettiva delle parti; in questa ipotesi il patto può estendersi, secondo ragione, oltre i casi non espressi che siano analoghi (Bianca, 406; Carresi, in Tr. C. M. 1987, 529). L'assimilazione deve avvenire secondo ragione, in quanto cioè tale conclusione sia desumibile dall'interpretazione del contratto. Ciò accade specialmente quando il contratto faccia riferimento ad espressioni esemplificative ovvero casistiche. La specificazione non esclude la garanzia per i diritti non menzionati (Bianca, 406). Secondo un autore in dottrina, la norma rinvia ad una regola di pura logica, posta allo scopo di evitare l'uso inesatto di brocardi, quali inclusio unis, exclusio alterius; qui dicit de uno, negat de altero (Mirabelli, in Comm. Utet 1984, 280). La norma avvalorerebbe la circostanza che il legislatore, ma anche il giudice e le parti, si riferiscono alle conseguenze normali del tipo (presumibilmente) volute; in conseguenza, a fronte della possibilità che siano inserite nel contratto alcune delle conseguenze che possono discendere dal contratto, la disposizione consente di interpretarlo in modo da includervi anche le ulteriori conseguenze assimilabili (Casella, 202).

Anche tale norma regola un criterio di interpretazione soggettiva (Cass. n. 4000/1974). Secondo la giurisprudenza, le indicazioni esemplificative non sono tassative (Cass. n. 4892/1984). Pertanto la norma consente l'interpretazione estensiva di clausole contrattuali in quanto prevede l'ipotesi dell'inadeguatezza per difetto dell'espressione letterale rispetto alla volontà delle parti, tradottasi in un contenuto carente rispetto all'intenzione, sicché, in applicazione di tale norma, l'esclusione da tali clausole di casi non espressamente previsti non può essere ritenuta dall'interprete per presunzione, dovendosi invece tener presenti le conseguenze normali volute dalle parti stesse con l'elencazione esemplificativa dei casi menzionati e verificare se sia possibile ricomprendere nella previsione contrattuale ipotesi non contemplate nell'esemplificazione, attenendosi nel compimento di tale operazione ermeneutica al criterio di ragionevolezza imposto dalla medesima norma (Cass. n. 9560/2017; Cass. n. 18294/2002; Cass. n. 7763/1995; Cass. n. 539/1983).

Bibliografia

Bianca, Diritto civile, III, Il contratto, Milano, 1997; Casella, Il contratto e l'interpretazione, Milano, 1961; Cataudella, I contratti. Parte generale, Torino, 2014; Costanza, Profili dell'interpretazione del contratto secondo buona fede, Milano, 1989; Galgano, Diritto civile e commerciale, II, 1, Padova, 1993; Grassetti, Interpretazione dei negozi giuridici inter vivos e mortis causa, in Nss. D.I. Torino, 1965; Messineo, Contratto, in Enc. dir., Milano, 1961; Mosco, Principi sull'interpretazione dei negozi giuridici, Napoli 1952; Oppo, Profili dell'interpretazione oggettiva del negozio giuridico, Bologna, 1943; Rizzo, Interpretazione del contratto e relatività delle sue regole, Napoli, 1985; Santoro Passarelli, Dottrine generali del diritto civile, Napoli, rist. 1985; Scognamiglio C., Interpretazione del contratto e interessi dei contraenti, Padova, 1992.

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