Codice Civile art. 1420 - Nullità del contratto plurilaterale.

Cesare Trapuzzano

Nullità del contratto plurilaterale.

[I]. Nei contratti con più di due parti, in cui le prestazioni di ciascuna sono dirette al conseguimento di uno scopo comune, la nullità che colpisce il vincolo di una sola delle parti non importa nullità del contratto, salvo che la partecipazione di essa debba, secondo le circostanze, considerarsi essenziale [1446, 1459, 1466].

Inquadramento

Secondo un autore la norma regola un'ipotesi di nullità parziale in senso soggettivo che investe il vincolo di una delle parti nei contratti plurilaterali, ma le conseguenze della sua integrazione sono sostanzialmente omogenee a quelle che l'art. 1419 prevede per la nullità parziale in senso oggettivo (Bianca, 599): la nullità del vincolo di una sola delle parti si estende all'intero contratto solo se la partecipazione colpita da nullità sia essenziale. L'essenzialità della partecipazione deve essere letta in chiave oggettiva con riguardo alla persistenza o meno degli scopi perseguiti dal contratto nonostante la nullità del vincolo (D'Antonio, La modificazione legislativa del regolamento negoziale, Padova, 1974, 163). Inoltre la disposizione fornisce una nozione di contratto plurilaterale, il cui dato caratterizzante ricade sul perseguimento di uno scopo comune (Sacco, in Tr. Vas., 1975, 459), sicché si intende richiamare la più ampia categoria dei contratti associativi (Messineo, 139). Il concetto di scopo comune postula l'unicità del risultato giuridico ovvero il vantaggio comune derivante dalle prestazioni delle parti ovvero l'attività e l'organizzazione del gruppo, come accade per il contratto di società (Bianca, 57; Galgano, in Tr. C. M., 1988, 601). Non è escluso però che talvolta la previsione possa trovare applicazione anche ai contratti plurilaterali privi di scopo comune, quando la presenza di tutte le parti non sia a priori essenziale nell'economia dell'affare, come nel caso di acquisto congiunto e solidale di un bene (Bianca, 58). Altro autore ritiene che la norma trovi applicazione anche alle fattispecie del contratto di divisione, del regolamento di condominio, del giuoco e della scommessa (Carresi, in Tr. C. M., 1987, 242). Nel caso di pluralità di parti con scopi antagonisti non si rientra né nella categoria dei contratti associativi né in quella dei contratti di scambio che si reputa limitata ai contratti bilaterali (Messineo, 139).

Secondo la S.C. la norma trova applicazione ai soli contratti plurilaterali associativi, ma non a quelli di scambio (Cass. n. 1592/1980). Segnatamente l'elemento rilevante che caratterizza la categoria dei contratti plurilaterali non è il numero dei partecipanti, maggiore di due, ma il fatto che la prestazione di ciascuno di essi è diretta al perseguimento di uno scopo comune, per modo che il contratto realizza la costituzione e l'organizzazione di una comunione di interessi. Pertanto non rientrano nella cennata categoria i contratti di scambio a prestazioni corrispettive, almeno approssimativamente equivalenti e di contenuto tipico invariabile, nei quali la prestazione di ciascuna parte è rivolta soltanto al soddisfacimento dell'interesse dell'altra e nei quali esula quindi ogni comunione di interessi (Cass. S.U., n. 2830/1966; Cass. n. 1292/1965). Sicché nel caso di contratto di compravendita con pluralità di venditori, quali comproprietari del bene oggetto del trasferimento, la nullità del rapporto attinente ad uno solo degli alienanti configura nullità parziale ex art. 1419 ovvero nullità totale, quando le singole manifestazioni di volontà dei contraenti non abbiano specifica autonomia perché destinate a fondersi in un'unica dichiarazione negoziale sul presupposto che il bene costituisca un unicum inscindibile (Cass. n. 1866/2015; Cass. n. 4747/1999; Cass. S.U.n. 239/1999); in ogni caso non trova applicazione la norma sui contratti plurilaterali (Cass. n. 1180/1986). È dubbio se la previsione si applichi ai contratti di transazione conclusi da più parti: un primo orientamento sostiene che in questi casi la nullità della partecipazione di una di esse si estende automaticamente all'intero contratto (Cass. n. 6326/1986); altro indirizzo afferma che occorre valutare caso per caso l'essenzialità della partecipazione nulla (Cass. n. 2012/1983; Cass. n. 2089/1982). Nel senso che la norma non possa essere applicata neanche ai contratti di divisione, in cui per definizione la partecipazione di ciascuno dei condividenti è essenziale, si è espresso altro arresto (Cass. n. 980/1967). Il contratto attraverso il quale i comproprietari nell'esercizio della loro autonomia negoziale pattuiscono lo scioglimento della comunione ereditaria nei confronti di uno solo dei coeredi, ferma restando la situazione di comproprietà tra gli altri eredi del medesimo dante causa, perseguendo uno scopo comune, senza prestazioni corrispettive, non configura una vera e propria divisione, poiché non determina direttamente lo scioglimento della comunione, per la cui validità soltanto è necessaria la sottoscrizione di tutti i coeredi, ma un contratto plurilaterale, immediatamente vincolante ed efficace fra gli originari contraenti e destinato ad acquistare efficacia nei confronti degli assenti in virtù della loro successiva adesione, sempre possibile, salva diversa pattuizione, sino a quando non intervenga un contrario comune accordo o un provvedimento di divisione giudiziale (Cass. n. 22977/2013). La norma trova applicazione anche all'azione di nullità del regolamento "contrattuale" di condominio, esperibile non già nei confronti dell'amministratore ma da uno o più condomini nei confronti di tutti altri, in situazione di litisconsorzio necessario, trattandosi, da un punto di vista strutturale, di un contratto plurilaterale avente scopo comune (Cass. n. 6656/2021).

Bibliografia

Bianca, Diritto civile, III, Il contratto, Milano, 1997; Bigliazzi Geri, voce Conversione dell'atto giuridico, in Enc. dir., Milano, 1962; Bigliazzi Geri-Breccia-Busnelli-Natoli, Diritto civile, 1.2, Fatti e atti giuridici, Torino, 1990; Criscuoli, La nullità parziale del negozio giuridico, Milano, 1959; De Nova, Conversione del negozio nullo, in Enc. Giur., Roma, 1988; Fedele, L'invalidità del negozio giuridico di diritto privato, Napoli, 1983; Filanti, Inesistenza e nullità del negozio giuridico, Napoli, 1983; Giacobbe, voce Convalida, in Enc. dir., Milano, 1962; Messineo, voce Contratto plurilaterale, in Enc. dir., Milano, 1962; Santoro Passarelli, Dottrine generali del diritto civile, Napoli, rist. 1989; Schizzerotto, Il collegamento negoziale, Napoli, 1988; Scognamiglio, voce Collegamento negoziale, in Enc. dir., Milano, 1960; Tommasini, voce Nullità, in Enc. dir., Milano, 1978.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario