Codice Civile art. 1432 - Mantenimento del contratto rettificato.Mantenimento del contratto rettificato. [I]. La parte in errore non può domandare l'annullamento del contratto se, prima che ad essa possa derivarne pregiudizio, l'altra offre di eseguirlo in modo conforme al contenuto e alle modalità del contratto che quella intendeva concludere. InquadramentoDalla norma discende un diritto potestativo della parte che offre di eseguire il contratto rettificato (Pietrobon, L'errore nella dottrina del negozio giuridico, Padova, 1963, 234). Segnatamente è inibita la possibilità di chiedere l'annullamento, ove la controparte offra l'esecuzione del contratto in modo conforme al contenuto del contratto esentato dal vizio prima che la parte che può dolersi di tale vizio abbia a subirne pregiudizio (Santoro Passarelli, 166). La previsione dell'offerta di mantenimento costituisce espressione del principio di conservazione a tutela della buona fede, la quale esige che ciascuna parte salvaguardi l'utilità dell'altra entro i limiti dell'apprezzabile sacrificio (Bianca, 639). La norma trova applicazione sia nel caso di errore vizio sia nel caso di errore ostativo (Bianca, 639). In genere si ritiene non rettificabile l'errore sull'identità o sulle qualità della controparte (Quadri, La rettifica del contratto, Milano, 1973, 75). Peraltro, ove l'interesse del contraente riguardi il compimento della prestazione da parte di un determinato soggetto, in sede di offerta del mantenimento sarebbe possibile assicurargli tale prestazione; e più in generale è ammissibile che sia offerta la possibilità che il terzo, con il quale il contraente riteneva di contrarre, si sostituisca alla controparte consenziente (Bianca, 639). Il requisito del pregiudizio esprime soltanto l'esigenza che la domanda di annullamento non sia dovuta ad una volontà di recesso; sicché il pregiudizio potrà consistere anche nella sopravvenuta irrealizzabilità del motivo a contrarre (Pietrobon, cit., 236). Secondo altra tesi il pregiudizio vale ad evitare la rettifica solo ove il comportamento dell'errante sia stato caratterizzato da buona fede (Quadri, cit., 28). La rettifica non dà luogo ad un nuovo contratto e la relativa offerta non potrà contenere la richiesta di nuove condizioni. La rettifica è un rimedio di cui può avvalersi anche il dichiarante nel caso di errore sulla dichiarazione nell'atto negoziale unilaterale ricettizio, con effetti ex tunc, in base al principio generale della buona fede, qualora l'errore sia stato riconosciuto (ovvero era facilmente riconoscibile) dal destinatario. Con la conseguenza che, prevalendo sul significato oggettivo della dichiarazione quello effettivamente voluto dal dichiarante e noto (o da reputarsi tale) al destinatario, la dichiarazione va valutata, con efficacia ex tunc, dando prevalenza al contenuto effettivo, piuttosto che a quello erroneamente espresso (Cass. n. 2347/1981). La disciplina della rettifica del contratto non contiene alcuna eccezione ai principi in tema di trascrizione, con la conseguenza che, ai fini dell'opponibilità ai terzi dell'atto di alienazione inficiato da errore poi emendato con la rettifica, si applica il criterio dell'anteriorità della trascrizione (Cass. n. 11265/2002). I requisiti dell'offertaSi tratta di atto unilaterale, recettizio, accessorio, a carattere negoziale (Quadri, cit., 42; Bianca, 639). Essa si perfeziona con la manifestazione di volontà della parte non incorsa in errore volta a mantenere il contratto rettificato (Bianca, 640). Il diritto potestativo di rettifica può essere esercitato senza limiti di tempo anche al fine di paralizzare l'eccezione di annullamento, sicché tale esercizio può avvenire anche oltre il termine di prescrizione dell'azione (Quadri, cit., 151; Bianca, 640). Un limite è rappresentato invece dall'integrazione del pregiudizio per la parte in errore; da questo momento l'offerta non può essere più esercitata. Ciò si verifica ad es. quando il tempo trascorso o le circostanze o i fatti sopravvenuti abbiano comportato un danno, non soltanto patrimoniale, in conseguenza del quale debba presumersi che la parte legittimata all'annullamento non abbia più interesse all'esecuzione del contratto anche se adeguato al suo intento originario (Bianca, 640). Per effetto dell'esercizio dell'offerta di mantenimento del contratto rettificato si estingue il diritto a chiedere l'annullamento, ma non quello a domandare il risarcimento dei danni qualora la causa di invalidità abbia comunque ritardato l'esecuzione del contratto (Bianca, 640). Il rimedio in questione non è applicabile oltre la fattispecie contemplata dell'errore, sicché non può trovare applicazione alla violenza e al dolo (Quadri, cit., 91). In senso contrario altri autori ritengono che si tratti di un rimedio con portata generale (Bianca, 640; Carresi, in Tr. C. M., 1987, 459). Secondo un arresto della S.C. l'art. 1432 conferma che l'errore è causa di annullamento del contratto solo se abbia determinato la conclusione del contratto stesso a condizioni diverse da quelle che senza la falsa rappresentazione della realtà sarebbero state contemplate (Cass. n. 1081/1981). 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