Codice Civile art. 1436 - Violenza diretta contro terzi.

Cesare Trapuzzano

Violenza diretta contro terzi.

[I]. La violenza è causa di annullamento del contratto anche quando il male minacciato riguarda la persona o i beni del coniuge del contraente o di un discendente o ascendente di lui.

[II]. Se il male minacciato riguarda altre persone, l'annullamento del contratto è rimesso alla prudente valutazione delle circostanze da parte del giudice.

Inquadramento

La violenza è causa invalidante del contratto qualora provenga dalla controparte o da un terzo e sia diretta verso la persona o sui beni del contraente o del coniuge o di un discendente o ascendente del contraente. Quando invece sia diretta verso la persona o sui beni di soggetti diversi da quelli elencati, sarà il giudice a dovere valutare, secondo prudente apprezzamento, se tale minaccia abbia o meno menomato il consenso del contraente in ragione delle circostanze del caso concreto. Terzo destinatario della minaccia è anche il rappresentato, ove la minaccia sia rivolta al rappresentante. La norma, riferendosi al coniuge, agli ascendenti ed ai discendenti, introduce una presunzione di efficacia causale della minaccia, che può essere vinta da un'adeguata prova contraria. Invece, qualora la minaccia riguardi persone diverse, colui che chiede l'annullamento dovrà provare l'efficacia causale della minaccia, mentre il giudice dovrà essere particolarmente cauto prima di considerare conseguita tale prova (Zaccaria, in Comm. Cian-Trabucchi, 1992, 1346). Sotto tale profilo la disposizione muove da un assunto di stretta ispirazione individualistica, ossia il rilievo secondo cui la persona può reputarsi indifferente alla sorte altrui se particolari ragioni (parentela o amicizia) non attestino un suo specifico interesse (Bianca, 621). Ciò contrasta con il principio solidaristico che governa l'ordinamento in vigore, in relazione al quale dovrebbe piuttosto presumersi che la minaccia di un male ingiusto e notevole assuma rilievo determinante anche se diretta verso terzi (Nuzzo, La violenza, in Comm. Cendon, 1991, 773). Anche il male diretto ai terzi ulteriori rispetto a quelli indicati dal comma 1 deve essere ingiusto, notevole e serio affinché possa determinare l'annullamento del contratto (Bigliazzi Geri-Breccia-Busnelli-Natoli, 678).

Secondo la S.C. la prudente valutazione delle circostanze, rimessa al giudice di merito in tema di annullamento del contratto per violenza esercitata contro i terzi, presuppone l'accertamento positivo dell'ingiustizia del male minacciato al terzo. Pertanto, esclusa tale ingiustizia, viene meno la possibilità di esercitare quel potere di valutazione (Cass. n. 894/1959). L'incidenza della minaccia deve essere valutata in relazione alle condizioni in cui versa la vittima (Cass. n. 9946/1996).

Bibliografia

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