Codice Civile art. 1440 - Dolo incidente.

Cesare Trapuzzano

Dolo incidente.

[I]. Se i raggiri non sono stati tali da determinare il consenso, il contratto è valido, benché senza di essi sarebbe stato concluso a condizioni diverse [640 c.p.]; ma il contraente in mala fede risponde dei danni [1337].

Inquadramento

Il dolo incidente (incidens) si distingue dal dolo determinante (causam dans) non sul piano qualitativo, poiché non si rientra in una specie ulteriore di dolo, bensì sul piano quantitativo, poiché la sua perpetrazione non è stata influente per la prestazione del consenso (an), ma semplicemente per la fissazione delle condizioni contrattuali (quomodo), ovvero ha avuto influenza esclusivamente sul contenuto contrattuale (Bianca, 628). Pertanto il dolo incidente cade su circostanze secondarie e non essenziali e comunque l'inganno non rappresenta la causa unica o principale che ha indotto alla conclusione del contratto (Gentili, 4; Funaioli, 747; Trabucchi, 151). Da tale differenza quantitativa discende un'eterogenea disciplina: il dolo incidente non rende annullabile il negozio, ma consente esclusivamente l'esercizio di un'azione risarcitoria per responsabilità precontrattuale nei confronti del soggetto che ha posto in essere i raggiri (Bigliazzi Geri-Breccia-Busnelli-Natoli, 688; Trabucchi, 151). Il contratto concluso a seguito di dolo incidente è valido ed efficace, benché sconveniente. Il dolo incidente rileva anche se proviene da un terzo, ma sempre a esclusivi fini risarcitori (Funaioli, 747; Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 440). Dall'attinenza della condotta connotata da dolo incidente essenzialmente alla fase delle trattative nonché dalla previsione della tutela risarcitoria, nonostante la validità del contratto interessato da dolo incidente, si è tratto spunto per ritenere che la norma sia espressione del principio di correttezza e buona fede (Mirabelli, in Comm. Utet, 1984, 440).

Anche secondo la S.C. non si tratta di una specie diversa di dolo bensì di una sua manifestazione meno intensa (Cass. n. 2844/1982; Cass. n. 1308/1972). Si ha dolo incidente quando l'attività ingannatrice abbia influito su modalità del negozio che la parte non avrebbe accettato, se non fosse stata fuorviata dal raggiro; esso non comporta l'invalidità del contratto, ma la responsabilità del contraente in mala fede per i danni arrecati dal suo comportamento illecito (Cass. n. 5273/2007). Quando il dolo di una parte abbia determinato un error in negotio, nel senso che per effetto dei raggiri il soggetto passivo di questi abbia prestato il suo consenso per un negozio diverso da quello che intendeva realmente stipulare, non può venire in considerazione il dolo incidente (Cass. n. 1528/1974). L'accertamento se si versi in un'ipotesi di dolo determinante o incidente costituisce valutazione di merito, non sindacabile in sede di legittimità ove adeguatamente motivata (Cass. n. 2479/2007).

La responsabilità derivante da dolo incidente

La responsabilità che discende dall'integrazione del dolo incidente, a carico della parte o del terzo che ha posto in essere i raggiri, è di natura precontrattuale, figura di responsabilità ricondotta secondo l'opinione prevalente nell'ambito della responsabilità extracontrattuale (Bianca, 177). Detta responsabilità consegue alla lesione della libertà negoziale. Altro autore ritiene che si tratti di responsabilità aquiliana pura (Funaioli, 747). Il danno risarcibile deve essere determinato secondo un criterio analogo a quello valevole per l'inadempimento e non deve essere raffrontato al solo interesse negativo. Esso si identifica nella minore convenienza dell'affare, sicché si sostanzia nelle voci del minor vantaggio o del maggior aggravio economico connesso alle determinazioni diverse assunte per effetto del dolo (Bianca, 628). In forza di altra tesi il danno dovrebbe essere determinato in base ad un criterio differenziale fra la situazione costituita e quella che si sarebbe altrimenti realizzata, salvo ogni ulteriore danno dimostrabile (Funaioli, 747; Santoro Passarelli, 170). In proposito un autore osserva che la giurisprudenza, in ordine alla riparazione di tale danno, tende ad impiegare voci standards, come il prezzo di mercato (Gentili, 4). Anche qualora il dolo sia ascrivibile al terzo, il contraente che ne ha tratto vantaggio risponde del risarcimento dei danni in solido con il terzo qualora fosse a conoscenza dei raggiri.

Secondo la S.C. l'eventuale esistenza dell'inganno nella formazione del consenso non incide sulla possibilità di far valere i diritti sorti dal medesimo contratto, ma comporta soltanto che il contraente, il quale abbia violato l'obbligo di buona fede, è responsabile del danno provocato dal suo comportamento illecito, commisurato al minor vantaggio ovvero al maggior aggravio economico prodotto dallo stesso, salvo che sia dimostrata l'esistenza di danni ulteriori, collegati a detto comportamento da un nesso di consequenzialità diretta (Cass. n. 5965/2012; Cass. n. 5273/2007). Il prezzo di mercato è inteso dalla giurisprudenza come normale indice del danno patrimoniale subito dal contraente che per effetto del dolo ha acquistato o venduto ad un prezzo meno favorevole (Cass. n. 2840/1976). L'attore, una volta provata l'esistenza di un raggiro su un elemento non trascurabile del contratto, non è tenuto a provare altro ai fini dell'an debeatur, in quanto opera la presunzione iuris tantum che, senza la condotta illecita, le condizioni contrattuali sarebbero state diverse e quindi per lui più favorevoli (Cass. n. 8318/1990).

Bibliografia

Arena, voce Incapacità (dir. priv.), in Enc. dir., Milano, 1970; Barcellona, voce Errore (dir. priv.), in Enc. dir., Milano, 1966; Bianca, Diritto civile, III, Il contratto, Milano, 1997; Bigliazzi Geri-Breccia-Busnelli-Natoli, Diritto civile, 1.1. e 1.2, Fatti e atti giuridici, Torino, 1990; Fedele, L'invalidità del negozio giuridico di diritto privato, Torino, 1983; Funaioli, voce Dolo (dir. civ.), in Enc. dir., Milano, 1964; Gentili, voce Dolo (dir. civ.), in Enc. giur., Roma, 1988; Giacobbe, voce Convalida, in Enc. dir., Milano, 1962; Messineo, voce Annullabilità e annullamento (dir. priv.), in Enc. dir., Milano, 1958; Piazza, voce Convalida del negozio giuridico, in Enc. giur., Roma, 1988; Pietrobon, voce Errore (dir. civ.), in Enc. giur., Roma, 1988; Prosperetti, Contributo alla teoria dell'annullabilità del negozio giuridico, Milano, 1983; Rescigno, voce Capacità di agire, in Nss. D.I., Torino, 1958; Santoro Passarelli, Dottrine generali del diritto civile, Napoli, rist. 1989; Stanzione, voce Capacità (dir. priv.), in Enc. giur., Roma, 1988; Tamponi, L'atto non autorizzato nell'amministrazione dei patrimoni altrui, Milano, 1992; Tommasini, voce Annullabilità e annullamento (dir. priv.), in Enc. giur., Roma, 1988; Trabucchi, voce Dolo (dir. civ.), in Nss. D.I., Torino, 1960.

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