Codice Civile art. 1449 - Prescrizione.InquadramentoL'azione di rescissione del contratto si prescrive nel termine breve di un anno, salvo che per effetto della stipulazione del contratto rescindibile non sia integrato un reato. In tal caso la prescrizione dell'azione di rescissione si adeguerà al termine eventualmente più lungo previsto per la prescrizione del corrispondente reato, ai sensi dell'art. 2947, purché gli elementi delle fattispecie siano sostanzialmente coincidenti. Ai fini dell'applicazione di tale termine più lungo di prescrizione il giudice civile è tenuto a trasmettere gli atti al giudice penale affinché questi si pronunci sulla sussistenza del reato. Ove l'azione penale sia improponibile, spetta al giudice civile accertare in via incidentale se il fatto rivesta gli estremi del reato (Bianca, 651). Il termine di prescrizione decorre dalla conclusione del contratto, purché sin da tale momento possa essere fatto valere lo squilibrio dell'autoregolamento. La prescrizione si interrompe a seguito della proposizione della domanda giudiziale di rescissione o del riconoscimento del diritto alla rescissione compiuto dal destinatario dell'azione; non pure con la semplice richiesta non giudiziale (Bianca, 652). L'art. 763 per la rescissione in tema di divisione prevede un termine di prescrizione di due anni. L'applicazione del più favorevole termine di prescrizione previsto per il reato, ai sensi dell'art. 2947, comma 3, se non richiede una sentenza penale di condanna, postula almeno l'accertamento del fatto reato. In particolare, in relazione all'azione di rescissione per lesione, è insufficiente, ai fini dell'applicazione del disposto del citato art. 2947, comma 3, l'allegazione in sede civile di elementi di fatto penalmente rilevanti, ma strutturalmente estranei al binomio petitum - causa petendi (Cass. n. 18169/2004). La rescissione del contratto preliminare che non sia stata fatta valere in via di azione nel termine di un anno dalla sua conclusione può essere chiesta dal venditore nel giudizio promosso dall'acquirente con la domanda di esecuzione specifica dell'obbligo di concludere il contratto definitivo, poiché il pregiudizio derivante dallo squilibrio delle prestazioni, che è allo stato potenziale nel contratto preliminare, diviene attuale solo quando la parte che vi ha interesse chiede che sia concluso alle stesse condizioni il contratto definitivo (Cass. n. 18752/2016; Cass. n. 15139/2000; Cass. n. 10666/1990). Anche nei contratti sottoposti a condizione sospensiva la previsione della decorrenza del termine di prescrizione dell'azione di rescissione sin dalla conclusione del contratto deve essere coordinata con il principio generale secondo cui la prescrizione comincia a decorrere dal giorno in cui il diritto può essere fatto valere; ne consegue che tale termine decorrerà dal momento in cui il contratto è destinato a produrre effetti in ragione dell'avveramento della condizione dedotta in contratto (Cass. n. 6050/1995; Cass. n. 3055/1992). Allo stesso modo, quando l'oggetto del contratto non sia determinato ma determinabile, il termine di prescrizione dell'azione di rescissione decorre dalla determinazione della prestazione (Cass. n. 10/1993). L'inopponibilità in via di eccezioneQualora l'azione di rescissione sia prescritta il convenuto evocato in un giudizio di esecuzione del contratto non può eccepire la rescissione ai fini di paralizzare la pretesa avversaria di ottenere l'adempimento. Pertanto la parte lesa non può rifiutare perpetuamente di eseguire la prestazione senza agire giudizialmente. In ragione del diverso trattamento che sul punto la legge riserva all'eccezione di annullamento, ai sensi dell'art. 1442, comma 3, è stata sostenuta la tesi dell'illegittimità costituzionale della disposizione per ingiustificata disparità di trattamento (Costanza, Contratto preliminare e prescrizione dell'azione generale di rescissione, in Giust. civ., 1977, I, 1377). In senso contrario si osserva che la diversità di disciplina è giustificata ove si collochi l'istituto della rescissione tra le impugnative negoziali di un contratto in sé valido, anziché nella categoria dell'invalidità, come accade invece per l'annullabilità; secondo questa ricostruzione proprio la soggezione anche dell'eccezione di rescissione al termine prescrizionale comproverebbe che non si tratta di un'ipotesi di invalidità (Bigliazzi Geri-Breccia-Busnelli-Natoli, 860). La concorrente azione risarcitoriaIn presenza dei presupposti all'azione di rescissione si può associare l'azione di risarcimento dei danni, poiché non tutti i pregiudizi che discendono dalla stipulazione del negozio rescindibile sono eliminati dalla relativa pronuncia costitutiva di rescissione (Mirabelli, 585). In altro senso un autore evidenzia la difficoltà di rinvenire all'esito della rescissione del contratto un danno risarcibile (Carresi, 365). In ogni caso l'eventuale danno dovrà essere risarcito nella misura dell'interesse negativo (Bianca, 652). BibliografiaBianca, Diritto civile, III, Il contratto, Milano, 1997; Bigliazzi Geri-Breccia-Busnelli-Natoli, Diritto civile, 1.1. e 1.2, Fatti e atti giuridici, Torino, 1990; Carresi, Rescissione (diritto civile), in Enc. giur., Roma 1991; Cicala, Il negozio di cessione del contratto, Napoli, 1962, 122; Marini, voce Rescissione del contratto, in Enc. dir., Milano, 1988; Messineo, voce Contratto (diritto privato), in Enc. dir., Milano, 1961; Mirabelli, voce Rescissione, in Nss. D.I., Torino, 1968; Santoro Passarelli, Dottrine generali del diritto civile, Napoli rist. 1989. |