Codice Civile art. 1473 - Determinazione del prezzo affidata a un terzo.Determinazione del prezzo affidata a un terzo. [I]. Le parti possono affidare la determinazione del prezzo a un terzo, eletto nel contratto o da eleggere posteriormente. [II]. Se il terzo non vuole o non può accettare l'incarico, ovvero le parti non si accordano per la sua nomina o per la sua sostituzione, la nomina, su richiesta di una delle parti, è fatta dal presidente del tribunale del luogo in cui è stato concluso il contratto [1349, 1474 3; 82 att.; 170 trans.]. InquadramentoÈ consentito alle parti di una compravendita di rimettere a un terzo l'individuazione del prezzo. L'art. 1473 al primo comma stabilisce infatti che è in facoltà di quelle parti affidare la determinazione del prezzo a un terzo, eletto nel contratto o da scegliere posteriormente, mentre il comma successivo precisa che se il terzo non vuole o non può accettare l'incarico o se le parti non si accordano per la sua nomina o sostituzione, la designazione può essere richiesta, dalla parte che vi abbia interesse, al presidente del tribunale del luogo in cui è stato concluso il contratto. I criteri di determinazione del prezzo da parte dell'arbitratoreL'art. 1473 non esplicita i criteri ai quali deve ispirarsi il terzo nell'espletamento dell'incarico conferitogli; e nemmeno dà indicazioni circa i rimedi esperibili dalle parti nel caso in cui la sua determinazione appaia inaccettabile. Sul punto soccorre però l'art. 1349 secondo il concorde insegnamento della dottrina (Guerinoni, 234; Gigliotti, 331) e della giurisprudenza (Cass. n. 4313/1977; Cass. n. 2632/1963). Anche se, bisogna subito avvertire, restano controversi i limiti in cui si può attingere alla disciplina che vi è contemplata onde integrare quella che ha sede nell'art. 1473. Stando alla prima, il soggetto al quale le parti di un qualsiasi contratto abbiano deferito la determinazione della prestazione deve provvedere con equo apprezzamento, salvo che le parti stesse abbiano voluto rimettersi al suo mero arbitrio (art. 1349, comma 1). Due sono quindi i criteri cui è alternativamente vincolato il terzo: quello dell'equo apprezzamento, tradizionalmente indicato con la formula arbitrium boni viri, e quello del mero arbitrio (arbitrium merum). Il primo, generale, obbliga il terzo a tenere in considerazione tutti gli elementi oggettivi a sua disposizione, tutte le circostanze del caso da lui conosciute o conoscibili, adeguando agli uni e alle altre la sua decisione, così che essa risulti il frutto di una valutazione ponderata, tipica della persona equilibrata e saggia; il secondo, speciale, e in quanto tale destinato a operare solo se le parti lo abbiano inequivocabilmente scelto, consente al terzo di procedere liberamente, sulla scorta di una scelta individuale, fermo restando il suo dovere di comportarsi con imparzialità, in modo che la determinazione cui perviene non sia piegata agli interessi di una sola delle parti (Galgano, 206; Cass. n. 858/1999; confermano che, qualora sussista incertezza sul criterio attraverso il quale il terzo deve procedere alla determinazione, costui è tenuto a pronunciarsi secondo equo apprezzamento Cass. n. 13954/2005; Trib. Isernia 20 gennaio 2010, n. 65). Mancando la statuizione del terzo e così pure quando questa vi sia, ma risulti manifestamente iniqua o erronea, il giudice si surroga all'arbitratore, purché il criterio preso a riferimento fosse quello dell'equo apprezzamento (art. 1349, comma 1). Venendo in rilievo l'altro, cioè quello del mero arbitrio, in assenza della determinazione del terzo e di un accordo delle parti per sostituirlo, il contratto è nullo. E in presenza della determinazione, la sua impugnazione è ammessa solo ove ricorra ed emerga in giudizio la mala fede dell'arbitratore (art. 1349, comma 2). BibliografiaAngelici, Consegna e proprietà nella vendita internazionale, Milano, 1979; Auricchio, La individuazione dei beni immobili, Napoli, 1960; Bocchini, La vendita con trasporto, Napoli, 1985; Cataudella, Nullità formali e nullità sostanziali nella normativa sul condono edilizio, in Quadrimestre 1986; De Cristofaro, Vendita (vendita di beni di consumo), in Enc. giur., Roma, 2004; De Nova, Inzitari, Tremonti, Visintini, Dalle res alle new properties, Roma, 1991; Luminoso, La compravendita, Torino, 2011; Mengoni, Profili di una revisione della teoria sulla garanzia per i vizi nella vendita, Studi in onore di De Gregorio, Città di Castello, 1955; Portale, Principio consensualistico e conferimento di beni in società, in Riv. soc. 1970; Rizzieri, La vendita obbligatoria, Milano, 2000; Russo, La responsabilità per inattuazione dell'effetto reale, Milano, 1965; Santini, Il commercio, Bologna, 1979. |