Codice Civile art. 1493 - Effetti della risoluzione del contratto.

Francesco Agnino

Effetti della risoluzione del contratto.

[I]. In caso di risoluzione del contratto il venditore deve restituire il prezzo e rimborsare al compratore le spese e i pagamenti legittimamente fatti per la vendita [1475].

[II]. Il compratore deve restituire la cosa, se questa non è perita in conseguenza dei vizi.

Inquadramento

In tema di compravendita, si ha consegna di aliud pro alio, con conseguente possibilità per l'acquirente di esercitare l'azione generale di risoluzione del contratto per inadempimento del venditore ai sensi dell'art. 1453, e, quando la res tradita sia sussumibile in un genere del tutto diverso da quello al quale solo astrattamente essa appartenga, per cui, non essendo idonea ad assolvere alla sua funzione naturale o a quella assunta come essenziale dalle parti, debba ritenersi, in definitiva, che queste l'abbiano considerata alla stregua di una res infungibile e non sostituibile, comunque, con un'altra (Cass. n. 4657/1998, Cass. n. 3550/1995, Cass. n. 6988/1986).

In tema di garanzia per i vizi della cosa venduta, il compratore può domandare, a sua scelta, la risoluzione del contratto ovvero, la riduzione del prezzo, salvo il diritto al risarcimento del danno ex art. 1494, ma non dispone, neppure a titolo di risarcimento del danno in forma specifica, di un'azione di esatto adempimento per ottenere dal venditore l'eliminazione dei vizi della cosa venduta, ad eccezione di particolari ipotesi di legge (garanzia di buon funzionamento, vendita dei beni di consumo) o qualora il venditore si sia specificamente impegnato alla riparazione del bene (Trib. Monza 9 maggio 2016, n. 1263).

La posizione della giurisprudenza

La parte, che in forza del contratto risolto per sua colpa ha ricevuto una somma di denaro, è obbligato a restituire detta somma rivalutata, cioè automaticamente adeguata alla svalutazione monetaria eventualmente sopravvenuta (Cass. n. 8834/1990).

Secondo un contrapposto indirizzo, invece, alla base dell'obbligo di restituzione non vi è una sorta di obbligazione risarcitoria, ma il semplice venir meno della causa giustificativa delle attribuzioni patrimoniali.

La situazione — che si verifica non solo nel caso di risoluzione, ma anche nei casi di nullità, annullamento, rescissione del contratto ed, in genere, in tutti i casi in cui venga meno il vincolo originariamente esistente — si riconduce in definitiva a quella propria dell'indebito oggettivo, di cui all'art. 2033: colui che l'ha incassata deve restituire la prestazione pecuniaria ricevuta, ed il suo è un debito di valuta, insensibile, come tale, al fenomeno della svalutazione monetaria, salvo che il creditore non dimostri — e questa è una regola riguardante tutti i casi di inadempimento o di tardivo adempimento delle obbligazioni pecuniarie in generale — di aver subito, in conseguenza della svalutazione monetaria, un particolare pregiudizio, per l'indisponibilità della somma, pregiudizio risarcibile ai sensi dell'art. 1224 (Cass. n. 597/1990).

A dirimere il contrasto giurisprudenziale sono intervenute, con riferimento ad un caso di risoluzione di un contratto di compravendita, le Sezioni Unite che hanno composto il contrasto in adesione all'indirizzo che considera debito di valuta — soggetto, quindi, al principio nominalistico — l'obbligazione in questione, enunciando il principio, secondo cui l'obbligazione del venditore di restituire al compratore la somma ricevuta a titolo di prezzo, in conseguenza della risoluzione giudiziale del contratto per inadempimento, configura un debito di valuta, avente ad oggetto l'originaria prestazione pecuniaria, del tutto distinto dal risarcimento del danno spettante in ogni caso all'adempiente. Non può, dunque, procedersi alla rivalutazione automatica della somma dovuta in restituzione, ma della svalutazione monetaria dovrà tenersi conto nella liquidazione dei danni derivanti dalla mancata disponibilità di quella somma (Cass. S.U., n. 12942/1992).

Bibliografia

Angelici, Consegna e proprietà nella vendita internazionale, Milano, 1979; Auricchio, La individuazione dei beni immobili, Napoli, 1960; Bocchini, La vendita con trasporto, Napoli, 1985; Cataudella, Nullità formali e nullità sostanziali nella normativa sul condono edilizio, in Quadrimestre 1986; De Cristofaro, Vendita (vendita di beni di consumo), in Enc. giur., Roma, 2004; De Nova, Inzitari, Tremonti, Visintini, Dalle res alle new properties, Roma, 1991; Luminoso, La compravendita, Torino, 2011; Mengoni, Profili di una revisione della teoria sulla garanzia per i vizi nella vendita, Studi in onore di De Gregorio, Città di Castello, 1955; Portale, Principio consensualistico e conferimento di beni in società, in Riv. soc. 1970; Rizzieri, La vendita obbligatoria, Milano, 2000; Russo, La responsabilità per inattuazione dell'effetto reale, Milano, 1965; Santini, Il commercio, Bologna, 1979.

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