Codice Civile art. 1495 - Termini e condizioni per l'azione.Termini e condizioni per l'azione. [I]. Il compratore decade dal diritto alla garanzia, se non denunzia i vizi al venditore entro otto giorni dalla scoperta [1511], salvo il diverso termine stabilito dalle parti o dalla legge. [II]. La denunzia non è necessaria se il venditore ha riconosciuto l'esistenza del vizio o l'ha occultato. [III]. L'azione si prescrive, in ogni caso, in un anno dalla consegna [1497]; ma il compratore, che sia convenuto per l'esecuzione del contratto, può sempre far valere la garanzia, purché il vizio della cosa sia stato denunziato entro otto giorni dalla scoperta e prima del decorso dell'anno dalla consegna [1522; 172 trans.]. InquadramentoL'art. 1495, comma 1, prevede infatti che «il compratore decade dal diritto alla garanzia, se non denuncia i vizi al venditore entro otto giorni dalla scoperta, salvo il diverso termine stabilito dalle parti o dalla legge». Tale norma, tuttavia, non si applica qualora ricorrano alcune circostanze e, in particolare: a) se il bene congegnato non è caratterizzato da vizio redibitorio o mancanza di qualità, ma costituisce aliud pro alio (Cass. n. 13975/2002); b) se il venditore ha riconosciuto il vizio (art. 1495, comma 2, prima parte); c) se il venditore ha occultato il vizio (art. 1495, comma 2, seconda parte). Decorrenza del termine di decadenzaSecondo, la Corte di Cassazione in materia di denunzia dei vizi della cosa venduta, ai fini della decorrenza del termine di decadenza di cui all'art. 1495, pur dovendosi, di regola, distinguere tra vizi apparenti ed occulti — là dove per i primi detto termine decorre dalla consegna della cosa, mentre per i secondi dal momento in cui essi sono riconoscibili per il compratore — occorre comunque che il dies a quo si faccia risalire al momento in cui il compratore acquisisce la certezza obiettiva del vizio, non essendo sufficiente il semplice sospetto (Cass. n. 5732/2011). Nel caso in cui la scoperta del vizio avvenga per gradi ed in tempi diversi e successivi, in modo da riverberarsi sull'entità del vizio stesso, occorre fare riferimento al momento in cui si sia completata la relativa scoperta (Cass. n. 9515/2005). In altri termini, è indirizzo consolidato che nel caso di vizi non apparenti — ossia di vizi occulti o comunque non rilevabili attraverso un sommario esame della cosa — il termine decorre dalla loro scoperta, che si verifica nel momento in cui il compratore abbia acquisito la certezza oggettiva circa l'esistenza dei vizi (Cass. n. 8183/2002; Cass. n. 11046/2016 ): qualora il rinvenimento avvenga per gradi ed in tempi successivi, occorre avere riguardo al momento in cui esso sia stato completato (Cass. n. 12011/1997). Inoltre è ius receptum che la denuncia da parte del compratore al venditore dei vizi della cosa acquistata non richiede speciali formalità, né una specifica istanza di verifica dei vizi stessi, ma è sufficiente che contenga una generica indicazione dell'esistenza di essi, che valga a mettere sull'avviso il venditore (Cass. n. 25027/2015). La denuncia può essere fatta anche verbalmente o per telefono (Cass. n. 539/1986). In ogni caso, in tema di compravendita, l'azione del compratore contro il venditore per far valere la garanzia prevista dall'art. 1495 c.c. si prescrive, in ogni caso, nel termine di un anno dalla consegna del bene compravenduto, e ciò anche se i vizi non siano stati scoperti o non siano stati tempestivamente denunciati o la denuncia non fosse neppure necessaria, sempre che la consegna abbia avuto luogo dopo la conclusione del contratto, coincidendo, altrimenti, l'inizio della prescrizione con quest'ultimo evento (Cass. n. 12337/2023). Di recente le sezioni unite hanno rilevato che l'art. 1495, comma 3, deve essere interpretato nel senso che, al fine di interrompere la prescrizione in materia di diritto al risarcimento nell'ambito di un contratto di compravendita, non è necessario instaurare un giudizio, essendo sufficiente una manifestazione della volontà stragiudiziale in forma scritta (Cass. S.U., n. 18672/2019). In ipotesi di vendita a catena, a prescindere dalla applicabilità o meno della disciplina consumeriestica, il primo venditore (ovvero un suo incaricato) è tenuto a denunciare tempestivamente al secondo venditore i vizi o le difformità dell'opera a lui contestati dal primo compratore senza che tale denuncia possa provenire aliunde, come, ad esempio dal medesimo primo compratore, poiché i rapporti di compravendita sono autonomi e la detta comunicazione ha natura comunicativa o partecipativa, imponendo che la fonte della dichiarazione - così come il destinatario - si identifichino con il soggetto sulle cui sfere giuridiche gli effetti legali, impeditivi della decadenza, sono destinati a prodursi (Cass. n. 13782/2024). Riconoscibilità del vizioIn tema di vendita, la riconoscibilità del vizio (equiparata alla conoscenza) esclude il sorgere della garanzia così che l'acquirente non può ottenere né la risoluzione del contratto né la riduzione del prezzo, né, conseguentemente, il risarcimento del danno che l'art. 1494 gli attribuisce (Cass. n. 15395/2000; Cass. n. 7147/2004). Pertanto, affinché in presenza di vizi facilmente riconoscibili sorga l'obbligo di garanzia in capo al venditore non è sufficiente la dichiarazione di quest'ultimo circa il buon funzionamento della cosa venduta giacché con tale dichiarazione il venditore promette una particolare qualità della cosa per un tempo determinato, prestando una garanzia di durata regolata da una propria disciplina e diretta ad altri fini, richiedendosi invece per il sorgere dell'obbligo sopraindicato una specifica assicurazione sull'assenza di vizi con la quale il venditore determina un particolare affidamento del compratore, indotto a soprassedere all'esame della cosa e quindi a non scoprirne gli eventuali vizi (Cass. n. 695/2000). Inapplicabilità nelle ipotesi di aliud pro alioVizi redibitori e mancanza di qualità (le cui relative azioni sono soggette ai termini di decadenza e di prescrizione ex art. 1495) si distinguono dall'ipotesi della consegna di aliud pro alio — che da luogo ad un'ordinaria azione di risoluzione contrattuale svincolata dai termini e dalle condizioni di cui al citato art. 1495, la quale ricorre quando la diversità tra la cosa venduta e quella consegnata incide sulla natura e, quindi, sull'individualità, consistenza e destinazione di quest'ultima sì da potersi ritenere che essa appartenga ad un genere del tutto diverso da quello posto a base della decisione dell'acquirente di effettuare l'acquisto, o che presenti difetti che le impediscono di assolvere alla sua funzione naturale o a quella concreta assunta come essenziali dalle parti (c.d. inidoneità ad assolvere la funzione economico-sociale), facendola degradare in una sottospecie del tutto diversa da quella dedotta in contratto (Cass. n. 2313/2016; Cass. n. 28419/2013; Cass. n. 10916/2011). In altri termini, la aliud pro alio si distingue dai vizi della cosa venduta in quanto nella prima il bene appartiene ad un genere del tutto diverso da quello oggetto del contratto, o quando è privo delle caratteristiche funzionali necessarie a soddisfare i bisogni dell'acquirente o presenta difetti che lo rendano inutilizzabile per la sua funzione naturale. Perché sussista l'ipotesi della consegna dell'aliud pro alio, svincolata dai termini di decadenza e di prescrizione dell'art. 1495, non è sufficiente che la cosa compravenduta presenti difetti, anche gravi, inerenti al suo processo di produzione, fabbricazione o conservazione, ma è necessario che tali difetti la facciano degradare ad un cosa come genere o funzionalità completamente diversa da quella dedotta in contratto e quindi del tutto inservibile al suo uso tipico o all'uso che aveva costituito elemento determinante per l'acquisto. In tema di compravendita immobiliare, il certificato di abitabilità integra un requisito giuridico essenziale ai fini non solo del legittimo godimento, ma anche della normale commerciabilità del bene: pertanto, mentre ove ricorrano le condizioni per il suo conseguimento ed esso non sia stato rilasciato, ciò non determina, di per sé, un inadempimento, né giustifica la risoluzione del contratto e/o il risarcimento del danno, si è, al contrario, in presenza di un inadempimento idoneo alla risoluzione del contratto, siccome conseguente alla vendita di "aliud pro alio", se detto certificato sia stato formalmente rilasciato, ma l'immobile presenti insanabili violazioni di disposizioni urbanistiche, non essendo il cespite oggettivamente in grado di soddisfare le esigenze concrete di sua utilizzazione, diretta o indiretta, ad opera del compratore (Cass. n. 30950/2017). BibliografiaAngelici, Consegna e proprietà nella vendita internazionale, Milano, 1979; Auricchio, La individuazione dei beni immobili, Napoli, 1960; Bocchini, La vendita con trasporto, Napoli, 1985; Cataudella, Nullità formali e nullità sostanziali nella normativa sul condono edilizio, in Quadrimestre 1986; De Cristofaro, Vendita (vendita di beni di consumo), in Enc. giur., Roma, 2004; De Nova, Inzitari, Tremonti, Visintini, Dalle res alle new properties, Roma, 1991; Luminoso, La compravendita, Torino, 2011; Mengoni, Profili di una revisione della teoria sulla garanzia per i vizi nella vendita, Studi in onore di De Gregorio, Città di Castello, 1955; Portale, Principio consensualistico e conferimento di beni in società, in Riv. soc. 1970; Rizzieri, La vendita obbligatoria, Milano, 2000; Russo, La responsabilità per inattuazione dell'effetto reale, Milano, 1965; Santini, Il commercio, Bologna, 1979. |