Codice Civile art. 1556 - Nozione.

Francesco Agnino

Nozione.

[I]. Con il contratto estimatorio una parte consegna una o più cose mobili all'altra e questa si obbliga a pagare il prezzo, salvo che restituisca le cose nel termine stabilito.

Inquadramento

Il contratto estimatorio soddisfa la posizione dell'acquirente-rivenditore che, a fronte delle mutevoli esigenze del pubblico dei consumatori, non assume il rischio di dover pagare il prezzo di tutta la merce, atteso che ha la facoltà di restituire l'invenduto. Anche il venditore riceve un vantaggio dato dalla possibilità di piazzare la merce su vasta scala, senza necessità di reperire personalmente i singoli acquirenti.

In dottrina si sostiene che ai fini del perfezionamento del contratto estimatorio, oltre all'accordo, è necessaria anche la datio rei (Bigliazzi Geri, Breccia, Busnelli, Natoli, 567).

Funzione economica

La funzione economica del contratto estimatorio è quello di promuovere la vendita della merce da parte dell'accipiens (Cass. n. 11196/2003). Invero, elemento caratteristico del contratto estimatorio è la facoltà dell'accipiens di restituire la merce in via alternativa all'obbligo di pagamento del prezzo e la fissazione di un termine per l'esercizio di tale facoltà.

In particolare, si rileva che il contratto estimatorio è un contratto unilaterale dal momento che nessuna obbligazione in senso tecnico grava sul tradens perché la consegna è elemento perfezionativo del contratto: unico soggetto obbligato del pagamento del prezzo è l'accipiens (Giannattasio, 167).

Elemento essenziale del contratto estimatorio è l'accordo in ragione del quale una parte consegna all'altra una certa quantità di beni mobili con l'intesa che il ricevente potrà acquistare e pagare la merce o restituirla materialmente. L'individuazione del termine di restituzione/pagamento non è essenziale a qualificare l'intesa come contratto estimatorio come anche non è essenziale la predeterminazione del prezzo di restituzione (Cass. n. 25606/2016).

Restituzione delle cose

Si è precisato che nel contratto estimatorio, l'alternativa fra la restituzione della cosa ed il pagamento del prezzo costituisce una facoltà dell'accipiens che, configurando un elemento costitutivo del contratto, deve essere contemplata nelle previsioni contrattuali, essendo priva di rilevanza la circostanza che, dopo la conclusione del contratto, sia stata offerta la restituzione in via di mero fatto (Cass. n. 4000/1991). Pertanto, la facoltà della parte che ha ricevuto una o più cose mobili di restituirle ove non ne paghi il prezzo alla scadenza del termine fissato (clausola «al venduto») è una caratteristica peculiare del contratto estimatorio e non è incompatibile con tale contratto la previsione dell'obbligo di rendiconto, dal momento che prevedendo l'art. 1556 un termine per la restituzione, allorché le cose che si vogliono restituire non siano tutte quelle ricevute, è necessario procedere, ai fini della determinazione del prezzo, ad un conteggio delle cose consegnate e di quelle restituite (Cass. n. 3485/1990).

Deve, altresì, evidenziarsi che nel contratto estimatorio è irrilevante l'assenza di espressa pattuizione sia sul termine entro cui l'"accipiens" può esercitare la facoltà di restituzione della merce, trovando applicazione l'art. 1183 c.c., sia sulla stima dei beni, purché il prezzo sia determinabile (Cass., n. 25606/2015).

 

Differenze con altre fattispecie contrattuali

Ai fini della distinzione del contratto estimatorio dal mandato; è da considerare elemento caratteristico del primo, ai sensi dell'art. 1556, l'attribuzione alla parte, che ha ricevuto una o più cose mobili dall'altra, della facoltà di restituirle (ove non ne paghi il prezzo alla scadenza del termine fissato), che va distinta dall'obbligo del mandatario di rimettere al mandante tutto ciò che ha ricevuto a causa del mandato, mentre non ha rilievo, al fine di escludere la sussistenza del contratto estimatorio, che a carico del ricevente sia stato posto l'obbligo del rendiconto, trattandosi di un obbligo non tipico del mandato ed invece compatibile con il contratto estimatorio, come è dato desumere dall'art. 1556, che comporta la necessità di un conteggio delle cose consegnate e di quelle oggetto di restituzione (Cass. n. 3485/1990).

Pertanto, il contratto estimatorio si differenzia dal mandato a vendere in quanto nel primo l'accipiens, senza vendere per conto del tradens, si obbliga a vendere la merce ai prezzi determinati da costui ed a corrispondergli detti prezzi ovvero a restituirgli la merce. Quando l'adempimento di una obbligazione postuli il decorso di un termine, e le parti non abbiano provveduto a determinarlo, la prestazione può essere legittimamente richiesta dal creditore — senza il previo ricorso al giudice perché fissi il termine — allorché sia trascorso un lasso di tempo che il giudice — con apprezzamento insindacabile, se riferito alla natura, alla finalità, all'oggetto del rapporto e a tutte le concrete circostanze rilevanti — ritenga congruo. Tale principio è applicabile nel contratto estimatorio, quando le parti non abbiano fissato il termine entro il quale l'accipiens può esercitare la facoltà di restituire la merce ricevuta anziché pagarne il prezzo di stima. Nel contratto estimatorio anche se non è necessario che sia prefissato un termine entro cui l'accipiens ha facoltà di restituire la merce al tradens, anziché pagarne il prezzo, è tuttavia necessario che all'accipiens stesso venga assicurato un ragionevole spazio di tempo entro il quale egli possa disporre delle cose ricevute. La prestazione dell'accipiens va, quindi, classificata tra quelle per la cui esecuzione è necessario un termine secondo la previsione della seconda ipotesi del comma 1 dell'art. 1183 (Cass. n. 9/1974).

Bibliografia

Belli-Rovini, Riporto (contratto di), Dig. comm., XII, Torino, 1996; Bigliazzi Geri, Breccia, Busnelli, Natoli, Diritto civile, 3, Obbligazioni e contratti, Torino, 1985, 567; Capozzi, Compravendita, riporto, permuta, contratto estimatorio, somministrazione, locazione, Dei singoli contratti, Milano 1988; Cottino, Del riporto, della permuta, Bologna, 1970; Dalmartello, Sinallagma e realità nel contratto di riporto, in Banca, borsa, 1954, I; Giannattasio, La permuta, il contratto estimatorio, la somministrazione, Milano, 1960; Zuddas, Somministrazione, Concessione di vendita, Franchising, Torino 2003.

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