Codice Civile art. 1627 - Morte dell'affittuario.

Francesco Agnino

Morte dell'affittuario.

[I]. Nel caso di morte dell'affittuario, il locatore e gli eredi dell'affittuario possono, entro tre mesi dalla morte, recedere dal contratto mediante disdetta comunicata all'altra parte con preavviso di sei mesi.

[II]. Se l'affitto ha per oggetto un fondo rustico, la disdetta ha effetto per la fine dell'anno agrario in corso alla scadenza del termine di preavviso.

Inquadramento

La norma contempera due esigenze, quella degli eredi, che possono non essere interessati a proseguire nell'affitto del bene, e quella del concedente a ricevere la disdetta in un tempo congruo per ricercare un diverso affittuario. In particolare, se il bene è un fondo rustico, si tiene conto del fatto che rileva, come unità di misura, anche a fini fiscali, l'anno agrario.

Deroghe della l. 244/1957

Ai sensi dell'art. 2 l. n. 244/1957, che deroga all'art. 1627, nel caso di morte dell'affittuario coltivatore diretto non avviene il subentro automatico degli eredi, ma chi di essi intende conseguire il beneficio della proroga del contratto deve dimostrare la sussistenza di tutti i requisiti voluti dalla legge, e cioè, oltre la condizione di coniuge o di erede legittimo dell' affittuario defunto, la qualità di coltivatore diretto e quella sua sufficiente forza lavorativa che costituisca almeno un terzo di quella necessaria per le normali esigenze di coltivazione del fondo (Cass. n. 5627/1983).

L'art. 2 l. n. 244/1957 — il quale dispone che, in caso di morte dell'affittuario coltivatore diretto, il contratto continua con il coniuge e con gli altri eredi legittimi, sempre che siano coltivatori diretti e dispongano di forza lavorativa costituente almeno un terzo di quella necessaria per le normali esigenze di coltivazione del fondo — è privo di efficacia retroattiva, avendo carattere innovativo, e non interpretativo, rispetto all'art. 1627, in quanto disciplina in modo del tutto nuovo la materia specifica della morte dell'affittuario coltivatore diretto (diversamente dall'art. 1627, avente oggetto la morte di qualsiasi affittuario, anche se non coltivatore diretto), non solo stabilendo che il rapporto continua con il coniuge e con gli altri eredi legittimi, ma anche introducendo requisiti nuovi, cioè che questi soggetti siano pure essi coltivatori diretti e dispongano della forza lavorativa suindicata (Cass. n. 4964/1983).

Mancata abrogazione dell'art. 1627 da parte della l. n. 203/1982

In tema di contratti agrari, la disposizione dell'art. 49, l. n. 203/1982 — secondo cui, in caso di morte dell'affittuario, il contratto si scioglie alla fine dell'annata agraria in corso, salvo che tra gli eredi vi sia persona che abbia esercitato e continui ad esercitare attività agricola in qualità di coltivatore diretto o di imprenditore a titolo principale — trova applicazione solo con riguardo all'erede dell'affittuario coltivatore diretto, in considerazione anche della mancata menzione di detta norma tra quelle che l'art. 23, l. n. 203/1982, cit., ritiene applicabili ai contratti d'affitto a conduttore non coltivatore diretto. Pertanto, il caso di morte dell'affittuario non coltivatore diretto resta disciplinato dall'art. 1627, non abrogato per incompatibilità con le disposizioni della menzionata l. n. 203/1982, la quale attribuisce al concedente una mera facoltà di recesso (Cass. n. 5306/1996, nella specie, la S.C., in base all'enunciato principio, ha confermato la sentenza del merito, la quale aveva accertato che l'erede del conduttore non aveva titolo a subentrare nel contratto d'affitto perché, anche a ritenere applicabile l'art. 49 l. n. 203/1982 all'ipotesi di affittuario defunto non coltivatore diretto, non risultava che avesse esercitato e continuasse ad esercitare sul fondo attività agricola in qualità di coltivatore diretto o di imprenditore principale ai sensi dell'art. 12 l. n. 153/1975).

Così nel caso di recesso del concedente da contratto di affitto agrario ex art. 1627, la disposizione prevista nel comma 2 dell'art. 47 l. n. 203/1982 — secondo cui il rilascio del fondo a seguito di giudizio può avvenire solo al termine dell'annata agraria durante la quale è stata emessa sentenza esecutiva — essendo volta soltanto ad evitare una brusca interruzione dell'attività produttiva agricola, non esonera il conduttore dalla responsabilità per gli eventuali danni arrecati al concedente medesimo per il ritardo nel rilascio a partire dal momento in cui, scaduto il termine legale di preavviso, è sorta l'obbligazione di riconsegnare il fondo, il cui inadempimento costituisce fatto di per sé suscettibile di produrre un danno risarcibile eccedente il corrispettivo dovuto per contratto (art. 1591) e, quindi, idoneo per una condanna generica, restando salvo nel successivo giudizio di liquidazione l'accertamento sull'esistenza effettiva di danni risarcibili e sul loro concreto ammontare (Cass. n. 6852/1988).

Profili processuali

Nel caso di decesso del coltivatore diretto, affittuario del fondo rustico, e di subentro degli eredi di costui nella conduzione e coltivazione, il giudizio instaurato dal concedente per la cessazione del rapporto agrario a norma dell'art. 1627 ha quali litisconsorti necessari soltanto quegli eredi che siano effettivamente subentrati nella conduzione del fondo, senza che di conseguenza sia necessaria, in sede di gravame, l'integrazione del contraddittorio ex art. 331 c.p.c. nei confronti dell'erede che, ancorché parte nel giudizio di primo grado, non abbia interesse alla controversia per non essere dedito alla detta coltivazione (Cass. n. 3976/1989).

Bibliografia

Barraso-Di Marzio-Falabella, La locazione, Padova, 1988; Barraso- DI Marzio-Falabella, La locazione, contratto, obbligazione, estinzione, Torino, 2010; Bianca, Diritto civile, III, Milano, 2000; Carrato-Scarpa, Le locazioni nella pratica del contrato e del processo, Milano, 2010; Cuffaro-Calvo-Ciatti, Della locazione. Disposizioni generali. Artt. 1571-1606, Milano 2014; Gabrielli-Padovini, Le locazioni di immobili urbani, Padova, 2005; Grasselli, La locazione di immobili nel codice civile e nelle leggi speciali, Padova, 2005.

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