Codice Civile art. 1696 - Limiti al risarcimento del danno per perdita o avaria delle cose trasportate 1 .Limiti al risarcimento del danno per perdita o avaria delle cose trasportate 1. [I]. Il danno derivante da perdita o da avaria si calcola secondo il prezzo corrente delle cose trasportate nel luogo e nel tempo della riconsegna. [II]. Il risarcimento dovuto dal vettore non può essere superiore a 1 euro per ogni chilogrammo di peso lordo della merce perduta o avariata nei trasporti nazionali terrestri e all'importo di cui all'articolo 23, paragrafo 3, della Convenzione relativa al contratto di trasporto internazionale di merci su strada, con Protocollo, firmata a Ginevra il 19 maggio 1956, ratificata ai sensi della legge 6 dicembre 1960, n. 1621, nei trasporti internazionali terrestri, ovvero ai limiti previsti dalle convenzioni internazionali o dalle leggi nazionali applicabili per i trasporti aerei, marittimi, fluviali e ferroviari, sempre che ricorrano i presupposti ivi previsti per il sorgere della responsabilità del vettore. [III]. Nel caso in cui il trasporto sia effettuato per il tramite di più mezzi vettoriali di natura diversa e non sia possibile distinguere in quale fase del trasporto si sia verificato il danno, il risarcimento dovuto dal vettore non può in ogni caso essere superiore a 1 euro per ogni chilogrammo di peso lordo della merce perduta o avariata nei trasporti nazionali e a 3 euro per ogni chilogrammo di peso lordo della merce perduta o avariata nei trasporti internazionali. [IV]. Le disposizioni dei commi primo, secondo e terzo non sono derogabili a favore del vettore se non nei casi e con le modalità previsti dalle leggi speciali e dalle convenzioni internazionali applicabili. [V]. Il vettore non può avvalersi della limitazione della responsabilità prevista a suo favore dal presente articolo ove sia fornita la prova che la perdita o l'avaria della merce sono stati determinati da dolo o colpa grave del vettore o dei suoi dipendenti e preposti, ovvero di ogni altro soggetto di cui egli si sia avvalso per l'esecuzione del trasporto, quando tali soggetti abbiano agito nell'esercizio delle loro funzioni.
[1] Articolo, così sostituito, dall'art. 30-bis, comma 1, lett. a), d.l. 6 novembre 2021, n. 152, conv. con modif. in l. 29 dicembre 2021, n. 233. Il testo dell'articolo, come modificato dall'art. 10 , comma 1, d.lg.s 21 novembre 2005, n. 286, era il seguente: «Calcolo del danno in caso di perdita o di avaria. - Il danno derivante da perdita o da avaria si calcola secondo il prezzo corrente delle cose trasportate nel luogo e nel tempo della riconsegna - Il risarcimento dovuto dal vettore non può essere superiore a un euro per ogni chilogrammo di peso lordo della merce perduta o avariata nei trasporti nazionali ed all'importo di cui all'articolo 23, comma 3, della Convenzione per il trasporto stradale di merci, ratificata con legge 6 dicembre 1960, n. 1621, e successive modificazioni, nei trasporti internazionali. - La previsione di cui al comma precedente non è derogabile a favore del vettore se non nei casi e con le modalità previste dalle leggi speciali e dalle convenzioni internazionali applicabili - Il vettore non può avvalersi della limitazione della responsabilità prevista a suo favore dal presente articolo ove sia fornita la prova che la perdita o l'avaria della merce sono stati determinati da dolo o colpa grave del vettore o dei suoi dipendenti e preposti, ovvero di ogni altro soggetto di cui egli si sia avvalso per l'esecuzione del trasporto, quando tali soggetti abbiano agito nell'esercizio delle loro funzioni ». InquadramentoLa predeterminazione dei criteri per il calcolo del danno da perdita o avaria della merce consente di evitare il sorgere di controversie destinate ad accertare solo tale profilo. Per effetto delle modifiche apportate con la l. n. 233/2021, con il nuovo testo normativo viene sostituito l'art. 1696 c.c. sui limiti al risarcimento del danno per perdita o avaria delle cose trasportate: la limitazione al risarcimento dovuto dal vettore - fissata a livello nazionale in 1 euro per ogni kg di peso lordo della merce perduta o avariata e a livello internazionale mediante rinvio alla Convenzione CMR (8,33 DSP per ogni chilogrammo di peso lordo mancante) – finora esclusivamente riferita al trasporto stradale, viene estesa anche ad altre modalità. Nello specifico, per i limiti al risarcimento dei danni nei trasporti aerei, marittimi, fluviali e ferroviari, tanto nazionali quanto internazionali, si rinvia alle leggi speciali e alle pertinenti convenzioni internazionali, e al rispetto dei presupposti ivi previsti per il sorgere della responsabilità. Si introduce una specifica disciplina per limitare il risarcimento dovuto dal vettore a fronte di un trasporto intermodale. In tali casi, infatti, quando non è possibile stabilire in quale fase del trasporto si sia verificata la perdita o l'avaria, il risarcimento dovuto dal vettore non potrà superare 1 euro al kg. di merce, per i trasporti nazionali, e 3 euro al kg di merce per i trasporti internazionali. Determinazione del dannoAi sensi dell'art 1696, per stabilire il danno conseguente alla perdita o all'avaria delle cose trasportate, il giudice del merito può legittimamente fare riferimento alle risultanze della fattura emessa dal mittente (venditore) nei confronti del destinatario (acquirente), poiché corrisponde ad una presunzione semplice che nei normali rapporti fra imprenditori commerciali venga praticato il prezzo di mercato, quando si tratti di merci che hanno una quotazione risultante da mercuriali o quanto meno da contrattazioni largamente generalizzate (Cass. n. 16554/2015). Successione nel tempo di leggiL'art. 1696, nel testo modificato con l'art. 10 d.lgs. n. 286/2005, non trova applicazione ai contratti di trasporto stipulati ed eseguiti in data anteriore alla sua entrata in vigore (24 gennaio 2006), trattandosi di norme limitative del diritto al risarcimento dei danni, il quale, in base ai principi generali dell'ordinamento ed in mancanza di espressa previsione contraria, deve essere attribuito al contraente non inadempiente in forma integrale (art. 1223), salvo il limite previsto dall'art. 1225 circa l'irrisarcibilità dei danni imprevedibili (Cass. n. 7201/2015). In forza del principio sancito dall'art. 11 delle preleggi e in ragione della necessità che le relative deroghe — come affermato dalla Corte costituzionale e dalla Corte europea dei diritti dell'uomo — trovino razionale ed adeguata giustificazione in motivi imperativi di interesse generale, i limiti alla responsabilità del vettore previsti dall'art. 1696, comma 2, come novellato dall'art. 10 d.lgs. n. 286/2005, non trovano applicazione in relazione a fattispecie contrattuali perfezionate nei loro elementi e consumate nella loro esecuzione anteriormente all'entrata in vigore di detto ius superveniens (Cass. n. 18657/2013). Limitazione della responsabilità ed onere probatorioLa limitazione della responsabilità risarcitoria dell'autotrasportatore ai sensi dell'art. 1 l. n. 450/1985, in deroga all'art. 1696, costituisce una vera e propria eccezione, che richiede l'allegazione e la prova, a carico della parte interessata, di determinati presupposti di fatto (iscrizione del vettore nell'albo nazionale degli autotrasportatori, individuazione delle tariffe che regolano il trasporto, minore entità del danno così liquidato rispetto a quello effettivamente cagionato). Una volta, però, che detti presupposti siano stati ritenuti sussistenti nei gradi di merito, è onere della controparte censurare, in sede di legittimità, tale accertamento anche sotto il profilo della mancata dimostrazione delle circostanze dedotte dal vettore (Cass. n. 8732/2011). In particolare, il mittente che domanda al vettore il risarcimento del danno patito in conseguenza della perdita della merce trasportata, ha il solo onere di provare la perdita del carico ed il valore di esso, ma non anche di avere indennizzato il destinatario della merce per il mancato arrivo di questa a destinazione; spetta invece al vettore, quale onerato della prova del fatto impeditivo della pretesa attorea, dimostrare che il mittente aveva già percepito dal destinatario il prezzo della merce poi andata perduta, e che il destinatario non gliene ha chiesto la restituzione (Cass. n. 702/2018). BibliografiaFlamini, Osservazioni critiche sul concorso tra responsabilità contrattuale ed extracontrattuale del vettore, in Diritto dei trasporti, 2002, 813 e ss.; Geri, La responsabilità tra vettore e spedizioniere, in Riv. giur. circ. e trasp. 1984, 625; Grigoli, Sui limiti della prestazionedello spedizioniere, in Giust. civ. 1986, I, 2107; La Torre, La definizione del contratto di trasporto, Napoli, 2000; Paolucci, Il trasporto di persone, Torino, 1999; Vaccà, Diligenza e professionalità dello spedizioniere, in Resp. civ. e prev. 1986, 642. |