Codice Civile art. 1767 - Presunzione di gratuità.

Caterina Costabile

Presunzione di gratuità.

[I]. Il deposito si presume gratuito, salvo che dalla qualità professionale del depositario o da altre circostanze si debba desumere una diversa volontà delle parti.

Inquadramento

La disposizione in esame stabilisce la presunzione iuris tantum di gratuità del contratto di deposito.

Detta presunzione di gratuità, pertanto, cade di fronte alla circostanza che il depositario esplichi abitualmente una retribuita attività di custodia, e può essere altresì esclusa da una espressa contraria volontà delle parti ovvero essere vinta da altre circostanze, la valutazione del cui valore sintomatico di una volontà contraria alla prestazione gratuità del servizio è rimessa al prudente apprezzamento del giudice (Mastropaolo, in Tr. Res., 474).

La presunzione gratuità e la prova contraria

La presunzione di gratuità del deposito può essere superata o in caso di pattuizione espressa del compenso oppure se ciò può desumersi dalla qualità professionale del depositario.

Ad avviso della giurisprudenza, per vincere la presunzione «iuris tantum» di gratuità del deposito, è necessario che il depositario eserciti un'attività abituale di custodia non potendosi ritenere sufficiente l'esercizio da parte del depositario di una qualsiasi attività economica nell'ambito della quale il deposito e la custodia non assumono una rilevanza tipica, tale da farne ritenere implicita l'onerosità. Invero, solo la natura abituale e professionale della custodia esclude che la prestazione possa ritenersi gratuita integrando l'esercizio di un'attività necessariamente economica nell'ambito della prestazione di servizi (Cass. II, n. 23211/2010; Cass. III, n. 359/1993). 

In applicazione di tali principi si è, ad esempio, ritenuto che l'autoriparatore e l'autofficina sono tenuti a custodire gratuitamente la vettura del cliente fino a quando la riparazione è stata effettuata, salvo possano provare un'espressa pattuizione di onerosità del deposito (Cass. VI, n. 17918/2020).

La presunzione di gratuità può essere vinta anche da altre circostanze da cui si debba desumere una diversa volontà delle parti: si fa riferimento ad esempio alla natura o al valore della cosa, alla difficoltà di custodia della stessa, all'assenza di speciali rapporti familiari o di amicizia tra le parti (Fiorentino, Fiorentino, in Comm. S. B., 79).

Secondo una ricostruzione dottrinale il deposito oneroso, in quanto bilaterale, è da considerarsi come un contratto a prestazioni corrispettive, in quanto nel sinallagma entrano l'obbligo di pagare il compenso e l'obbligazione di custodia. Di contro, secondo tale impostazione, l'obbligazione di restituzione resta fuori dal sinallagma, tanto che in caso di risoluzione per inadempimento del depositante, il depositario si libera dall'obbligazione di custodia, ma non da quella di restituzione (Dalmartello e Portale, 262).

Deposito di cortesia

In dottrina e giurisprudenza ci si è interrogati in ordine alla possibilità di configurare un deposito di cortesia, un deposito svincolato, cioè, da qualsiasi obbligo giuridico e relegato nella sfera delle mere relazioni sociali.

La dottrina maggioritaria si esprime negativamente sul punto, evidenziando che, secondo l'apprezzamento comune, nel mondo degli affari, tutte le volte che un soggetto riceve una cosa per custodirla esprime un l'intento di contrarre un vincolo giuridico, salvo l'esistenza di chiare riserve note alla controparte (Mastropaolo, in Tr. Res., 482; Scalisi, Scalisi, in Comm. S., 60).

Anche la giurisprudenza è orientata in tal senso ritenendo che un rapporto obbligatorio di custodia sorga anche se l'incarico sia assunto da depositario senza un interesse proprio e col solo scopo di fare cosa gradita all'altra parte (Cass. I, n. 315/1975).

Sulla scorta di tali principi la S.C. ha ritenuto che risponde del risarcimento danni l'avvocato che ha subito il furto del denaro del cliente, che deteneva occasionalmente a titolo di cortesia, durante il trasporto verso lo studio professionale in vista della divisione ereditaria (Cass. III, n. 2265/2008).

Bibliografia

Dalmartello e Portale, voce Deposito, in Enc. dir., XII, Milano, 1964; Forchielli, I contratti reali, Milano, 1952; Galasso A. e Galasso G., Deposito, in Dig. civ., 1989; Majello, Custodia e Deposito, Napoli, 1958; Majello, Il deposito nell'interesse del terzo, in Banca, borsa tit. cred. 1961, I, 311; Mastropaolo, Deposito (in generale), in Enc. giur., Roma, 1988; Salomoni, La responsabilità del custode per la perdita della detenzione del bene ricevuto, in Resp. civ. prev. 2014, fasc. 5, 1435.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario