Codice Civile art. 1768 - Diligenza nella custodia.

Caterina Costabile

Diligenza nella custodia.

[I]. Il depositario deve usare nella custodia la diligenza del buon padre di famiglia [1176 1].

[II]. Se il deposito è gratuito, la responsabilità per colpa è valutata con minor rigore [1710].

Inquadramento

La disposizione in esame conferma che l'obbligazione di custodia rappresenta il contenuto fondamentale del rapporto di deposito, disciplinando la diligenza richiesta al depositario nell'esecuzione della propria obbligazione.

In dottrina discute se l'obbligazione di custodia sia di mezzi (Mastropaolo 1988, 8; Dalmartello e Portale, 259) oppure di risultato (Funaioli, in Tr. G. S.-P., 17).

La giurisprudenza unanime aderisce alla seconda opzione evidenziando che il depositario, per liberarsi dalla responsabilità ex recepto, non può limitarsi a provare di avere usato nella custodia della «res» la diligenza del buon padre di famiglia prescritta dall'art. 1768, ma deve provare, ai sensi dell'art. 1218, che l'inadempimento sia derivato da causa a lui non imputabile (Cass. III, n. 22807/2014; Cass. III, n. 20809/2010).

La diligenza del depositario

L'art. 1768 comma 1 stabilisce che l'obbligo di custodia della res gravante in capo al depositario deve da questi essere assolto con la diligenza del buon padre di famiglia. Com'è noto, con tale espressione si intende far riferimento a un canone di diligenza media, cioè un'attenzione, cura, perizia nell'adempimento della prestazione di buon livello.

La dottrina, tenuto conto della regola generale di cui all'art. 1176, ritiene che nel caso di deposito la rilevanza della diligenza debba essere commisurata all'attività professionale eventualmente svolta dal depositario (Fiorentino, in Comm. S. B., 70; Scalisi, in Comm. S., 74).

La prestazione di custodia secondo diligenza ha un contenuto elastico e comprende anche lo svolgimento di attività strumentali alla custodia vera e propria.

Dalla custodia materiale va però tenuta distinta l'attività di amministrazione che non è dovuta dal depositario, il quale deve limitarsi a mantenere la cosa nello stato in cui l'ha ricevuta difendendola dai pericoli di materiale distruzione e danneggiamento.

La diligenza nel deposito gratuito

Il secondo comma dell'art. 1768 dispone che la responsabilità per colpa deve essere valutata con minor rigore se il deposito è gratuito.

La dottrina è divisa sul significato da attribuire alla disposizione.

Secondo un'opinione, la disposizione va intesa nel senso che al depositario a titolo gratuito è richiesto un minor grado di diligenza (Funaioli, in Tr. G. S.-P.,63; Galasso A. e Galasso G., 253).

Secondo un'altra tesi, largamente prevalente, la disposizione opererebbe in sede di liquidazione del danno ed imporrebbe al giudice un minor rigore nella liquidazione (Mastropaolo, in Tr. Res., 14).

La giurisprudenza ha dal suo canto precisato che le obbligazioni del depositario a titolo gratuito sono le stesse del depositario a titolo oneroso e che perciò anche nell'ipotesi di deposito a titolo gratuito il depositario deve provare, per liberarsi da ogni responsabilità, l'imprevedibilità e l'inevitabilità dell'evento che ha provocato la perdita della cosa (Cass. III, n. 3292/1979).

La diligenza nei negozi misti ed atipici

Nei contratti misti, in cui l'obbligo di custodire costituisce una prestazione accessoria rispetto all'obbligazione in cui si sostanzia il contratto, non trovano applicazione le regole sulla responsabilità ex recepto aventi natura eccezionale, bensì quelle ordinarie sulla responsabilità per colpa, le quali prevedono — invece — come parametro di valutazione la diligenza del buon padre di famiglia (Cass. III, n. 22807/2014).

Diversamente, nei contratti atipici riconducibili al deposito trovano applicazione le regole sulla responsabilità ex recepto.

Pertanto, con riferimento al contratto di ormeggio con obbligo di custodia (Cass. III, n. 6389/2024), in caso di avaria, deterioramento o distruzione della imbarcazione, il concessionario dell'ormeggio si libera della responsabilità ex recepto provando che l'inadempimento sia derivato da causa a lui non imputabile, non essendo all'uopo sufficiente la dimostrazione di avere usato nella custodia della res la diligenza del buon padre di famiglia prescritta dall'art. 1768, (Cass. III, n.10484/2004).

Le medesime considerazioni valgono anche con riferimento al contratto atipico di parcheggio, anch'esso sottoposto alle regole sulla responsabilità ex recepto (Cass. III, n. 1957/2009).

Onere prova

In ordine al riparto dell'onere probatorio nell'ipotesi in cui il depositante lamenti che la cosa depositata abbia subito danni durante il deposito, la S.C. ha rimarcato che, dovendo presumersi che la cosa sia stata consegnata in buone condizioni, il depositante ha unicamente l'onere di provare l'esistenza del contratto e dei danni, mentre è onere del depositario dimostrare che questi ultimi preesistevano alla consegna, ovvero non siano da attribuirsi a propria responsabilità (Cass. III, n. 7529/2009; Cass. III, n. 15490/2008).

Bibliografia

Dalmartello e Portale, voce Deposito, in Enc. dir., XII, Milano, 1964; Forchielli, I contratti reali, Milano, 1952; Galasso A. e Galasso G., Deposito, in Dig. civ., 1989; Majello, Custodia e Deposito, Napoli, 1958; Majello, Il deposito nell'interesse del terzo, in Banca, borsa tit. cred. 1961, I, 311; Mastropaolo, Deposito (in generale), in Enc. giur., Roma, 1988; Salomoni, La responsabilità del custode per la perdita della detenzione del bene ricevuto, in Resp. civ. prev. 2014, fasc. 5, 1435.

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