Codice Civile art. 1770 - Modalità della custodia.

Caterina Costabile

Modalità della custodia.

[I]. Il depositario non può servirsi della cosa depositata né darla in deposito ad altri, senza il consenso del depositante [1782].

[II]. Se circostanze urgenti lo richiedono, il depositario può esercitare la custodia in modo diverso da quello convenuto, dandone avviso al depositante appena è possibile.

Inquadramento

La norma sancisce il divieto del depositario di servirsi della cosa e di darla in subdeposito.

Il primo divieto si giustifica in considerazione del fatto che l'uso della cosa è incompatibile con il deposito, dal momento che questo risponde all'interesse esclusivo del depositante.

Il secondo divieto si si giustifica in ragione del carattere fiduciario del contratto (Darmatello e Portale, 266; Mastropaolo, in Tr. Res., 237).

Diversa è l'ipotesi in cui il depositario si avvalga di ausiliari nell'espletamento della custodia: ciò è sempre consentito sulla scorta della previsione generale di cui all'art. 1228.

Il depositario deve esercitare la custodia secondo le modalità contrattualmente pattuite o, comunque, secondo le modalità usuali. Il secondo comma dell'art. 1770 consente però variazioni delle modalità della custodia qualora circostanze urgenti e sopravvenute lo richiedano (Darmatello e Portale, 266).

L'uso non consentito della cosa da parte del depositario

L'uso non consentito della cosa depositata dà luogo ad inadempimento dell'obbligazione e viene qualificato in dottrina con la formula furto d'uso.

Trattasi, tuttavia, di formula atecnica non ricorrendo la fattispecie penale di cui all'art. 626, n. 1, c.p. che presuppone che la cosa non sia già detenuta dall'autore del furto.

Pertanto l'uso della cosa, da parte del depositario, senza il consenso del depositante, produce conseguenze esclusivamente sul piano civilistico (Mastropaolo, 15). Più precisamente, legittima il depositante all'utilizzo dei normali rimedi contrattuali: ovvero il risarcimento del danno, la risoluzione del contratto e la restituzione della cosa.

Il depositario che indebitamente utilizzi la cosa ricevuta in affidamento è responsabile anche per la perdita o il deterioramento dovuto a caso fortuito, qualora il depositante provi che questo non avrebbe colpito la cosa, se il depositario non l'avesse usata, e ciò in virtù del principio per cui il debitore non è liberato dal caso fortuito dolo seu culpa determinatus (Fiorentino, in Comm. S. B., 85).

Il deposito regolare di denaro

La giurisprudenza, con riferimento al deposito regolare di denaro, ha ritenuto che il depositario può anche adempiere il suo obbligo di custodia mediante il versamento della somma nel proprio conto corrente quando sia in concreto accertato che tale forma di custodia, ancorché non concordata con il depositante, abbia realizzato meglio l'interesse del depositante. In particolare, i giudici di legittimità hanno sottolineato che detta modalità di custodia non può ritenersi di per sé violatrice del disposto dell'art. 1770 (Cass. III, n. 10209/1994).

Depositante che abbia consentito l'uso della cosa: differenze con il comodato

Il depositante può consentire al depositario di utilizzare la cosa: in siffatta ipotesi, se il depositante non ha specificato le modalità d'uso, il depositario sarà libero di utilizzare la cosa nel modo che più gli aggrada, ma troveranno applicazione analogica le norme dettate per il comodato.

Ad avviso della giurisprudenza il criterio distintivo tra le figure del comodato e del deposito, nell'ipotesi in cui il depositante abbia consentito al depositario di servirsi della cosa depositata, è costituito dalla funzione economica perseguita in concreto dai contraenti e oggettivata nella dichiarazione negoziale, dovendosi ritenere sussistente il comodato o il deposito a seconda che la funzione economica, precipua ed essenziale, del contratto sia — rispettivamente- il godimento ovvero la custodia della cosa da parte dell'accipiens (Cass. III, n. 3954/1978).

La dottrina evidenzia che l'esercizio della facoltà d'uso attribuita al depositario va comunque facendo applicazione analogica dalle norme sul comodato (Fiorentino, in Comm. S. B., 85).

Divieto di subdeposito

La dottrina giustifica il divieto di subdeposito, desumibile dal comma 1 della norma in esame, in ragione del carattere fiduciario del contratto (Darmartello e Portale, 266; Mastropaolo, 15).

Quando un subdeposito sia posto in essere (con il consenso dell'altra parte, in caso di urgenza o persino abusivamente), la posizione del detentore si sdoppia, diventando il subdepositario detentore immediato e diretto, il depositario detentore mediato e indiretto (Darmartello e Portale, 259).

Bibliografia

Dalmartello e Portale, voce Deposito, in Enc. dir., XII, Milano, 1964; Forchielli, I contratti reali, Milano, 1952; Galasso A. e Galasso G., Deposito, in Dig. civ., 1989; Majello, Custodia e Deposito, Napoli, 1958; Majello, Il deposito nell'interesse del terzo, in Banca, borsa tit. cred. 1961, I, 311; Mastropaolo, Deposito (in generale), in Enc. giur., Roma, 1988; Salomoni, La responsabilità del custode per la perdita della detenzione del bene ricevuto, in Resp. civ. prev. 2014, fasc. 5, 1435.

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