Codice Civile art. 1783 - Responsabilità per le cose portate in albergo (1).

Caterina Costabile

Responsabilità per le cose portate in albergo (1).

[I]. Gli albergatori sono responsabili di ogni deterioramento, distruzione o sottrazione delle cose portate dal cliente in albergo.

[II]. Sono considerate cose portate in albergo:

1) le cose che vi si trovano durante il tempo nel quale il cliente dispone dell'alloggio;

2) le cose di cui l'albergatore, un membro della sua famiglia o un suo ausiliario assumono la custodia, fuori dell'albergo, durante il periodo di tempo in cui il cliente dispone dell'alloggio;

3) le cose di cui l'albergatore, un membro della sua famiglia o un suo ausiliario assumono la custodia sia nell'albergo, sia fuori dell'albergo, durante un periodo di tempo ragionevole, precedente o successivo a quello in cui il cliente dispone dell'alloggio.

[III]. La responsabilità di cui al presente articolo è limitata al valore di quanto sia deteriorato, distrutto o sottratto, sino all'equivalente di cento volte il prezzo di locazione dell'alloggio per giornata.

(1) Articolo così sostituito dall'art. 3 l. 10 giugno 1978, n. 316. Il testo recitava: «Responsabilità per le cose consegnate. [I]. Gli albergatori sono obbligati come depositari per le cose che i clienti hanno consegnate loro in custodia».

Inquadramento

Il testo vigente degli articoli della seconda sezione sul deposito in albergo risulta dalle modifiche apportate dalla l. n. 316/1978, di ratifica della Convenzione europea di Parigi del 17 dicembre 1962 sulla responsabilità degli albergatori.

La novella del 1978, nell'adeguare la disciplina del «deposito in albergo» ai principi fissati dalla Convenzione di Parigi, ha confermato la distinzione tra cose «portate» in albergo dal cliente e cose dal medesimo «consegnate» all'albergatore, già presente nel previgente testo degli artt. 1784 e 1783, alla quale si correla l'individuazione, a carico dell'albergatore, di un obbligo di custodia «indiretta» per le prime, e «diretta» per le seconde.

Il tratto distintivo tra le due ipotesi va ravvisato nel fatto che la custodia «indiretta» riguarda le cose che il cliente abbia introdotto nell'albergo, ma delle quali conservi la detenzione, mentre l'obbligo di custodia «diretta» nasce da uno specifico deposito delle cose nelle mani dell'albergatore (Mezzasoma, 536).

Nel primo caso non si configura un deposito vero e proprio, perché si ha una custodia senza detenzione, che rientra tra i doveri di protezione che gravano sull'albergatore, tenuto a garantire la sicurezza delle cose appartenenti alla clientela (Fragali, 966).

Soltanto nella seconda ipotesi è invece ravvisabile un contratto di deposito, accessorio al contratto di albergo (Cass. III, n. 4128/1982).

Il contratto di albergo

Secondo la dottrina il contratto di albergo, non specificamente regolato nel codice civile, è un contratto atipico in forza del quale l'albergatore si obbliga, dietro corrispettivo, a fornire al cliente una pluralità di prestazioni, che vanno dalla fornitura dell'alloggio alla messa a disposizione di vari ulteriori servizi, di natura accessoria, per rendere confortevole il soggiorno nell'albergo (Fiorentino, in Comm. S. B., 101; Preden, 57).

Anche la giurisprudenza ha evidenziato che il contratto di albergo non può qualificarsi come contratto tipico, non trovando alcuna specifica regolamentazione nel codice civile (il quale agli art. 1783 e 1785 disciplina solo il deposito delle cose portate in albergo o consegnate all'albergatore), né tantomeno nella legislazione speciale (Cass. III, n. 10158/1994). Il contratto di albergo costituisce, ad avviso dei giudici di legittimità, un contratto atipico, o al più, misto, con cui l'albergatore si obbliga a prestazioni, molteplici ed eterogenee, che vanno dalla locazione dell'alloggio, alla fornitura di servizi, al deposito, escludendo che la preminenza riconoscibile alla locazione dell'alloggio possa valere, sotto il profilo causale, a far assumere alle altre prestazioni carattere meramente accessorio (Cass. III, n. 21419/2013; Cass. S.U., n. 26298/2008).

Nozione di cose portate in albergo

Per «cose portate in albergo» devono intendersi principalmente le cose che si lasciano in albergo (sia nella camera del cliente, sia nei locali comuni, sia nelle pertinenze), per il tempo nel quale il cliente usufruisce dell'alloggio (1783, comma 2, n. 1), non rilevando il fatto che il luogo sia aperto o coperto o di proprietà demaniale (quindi anche la spiaggia cui si accede solo dall'albergo) e che siano state concesse in gestione a quest'ultimo.

Vengono considerate «cose portate in albergo» anche quelle di cui l'albergatore, un membro della sua famiglia o un ausiliario, assume la custodia fuori dall'albergo per il periodo di soggiorno del cliente (1783,, comma 2, n. 2), nonché le cose di cui l'albergatore, un membro della sua famiglia o un ausiliario, assume la custodia sia fuori sia dentro l'albergo, per un periodo ragionevolmente precedente o successivo a quello del soggiorno del cliente (1783,, comma 2, n. 3).

Secondo la giurisprudenza la responsabilità dell'albergatore per le cose dei clienti inerisce direttamente al contenuto del contratto alberghiero, dovendo essere riferita all'obbligo accessorio dell'albergatore di garantire alla clientela, contro eventuali perdite, danni e furti, la sicurezza delle cose portate in albergo (Cass. III, n. 5030/2014).

In dottrina, invece, taluni affermano trattarsi di responsabilità che si collega al rischio di impresa ed ha carattere obbiettivo, poiché il criterio di imputazione non consiste nella colpa, bensì nella qualità di albergatore e nella relazione che viene a crearsi con il cliente (Mezzasoma, 532; Zuddas, 96).

Altri individuano il fondamento della responsabilità nel dovere di protezione che, in base al criterio della buona fede, impone all'albergatore di salvaguardare i beni del cliente (Geri, 203).

Secondo altro orientamento, si tratterebbe di responsabilità soggettiva, fondata cioè sulla colpa dell'albergatore (Fragali, 990).

Altri ancora ritengono che si tratti di una speciale responsabilità ex lege, autonoma rispetto al rapporto che si instaura tra albergatore e cliente, ma ad esso accessoria e subordinata alla sussistenza di determinati presupposti (Carnevali, 128).

Il cliente

La dottrina ha evidenziato che il cliente non coincide necessariamente con il soggetto che ha stipulato il contratto di albergo, poiché è ammissibile, e frequente, il contratto di albergo a favore di terzi, come, ad es., il contratto stipulato da un'impresa a favore dei propri dipendenti (Bussoletti, 3).

La giurisprudenza ha ritenuto che rientrano nell'ampia accezione di «cliente», come indicata all'art. 1783, non solo coloro che abbiano stipulato un contratto con l'albergatore per godere personalmente dei beni e dei servigi, ma anche loro ospiti od invitati che, a differenza del semplice visitatore od accompagnatore, hanno la posizione di terzi beneficiari della prestazione assunta dall'albergatore, a norma dell'art. 1411 (Cass. III, n. 4468/1981).

Locali annessi

La giurisprudenza reputa che la responsabilità ex recepto dell'albergatore va riferita all'albergo inteso come insieme dei luoghi posti nel godimento del cliente, sicché essa concerne sia i locali di soggiorno personale o collettivo, sia le dipendenze e gli accessori, ma non anche locali estranei al complesso alberghiero (Cass. III, n. 2146/1978).

Limite di responsabilità

Ad avviso della giurisprudenza, il cliente non ha l'obbligo di affidare gli oggetti di valore di sua proprietà in custodia all'albergatore, mancando una specifica previsione normativa in tale senso. Tuttavia, qualora questi non vi si avvalga di tale facoltà, si assoggetta al rischio di non poter ottenere, in caso di sottrazione, l'integrale risarcimento del danno, come disposto dall'art. 1783, ameno che non provi la colpa dell'albergatore o degli altri soggetti a lui legati da rapporto di parentela o collaborazione, ai sensi dell'art. 1785-bis (Cass. III, n. 28812/2008).

I giudici di legittimità hanno altresì chiarito che con la locuzione “prezzo della locazione dell'alloggio per giornata” deve intendersi il corrispettivo del godimento della camera occupata dal cliente temporaneamente e della somministrazione di quei servizi accessori, ma assolutamente indispensabili per usufruire della stessa, in condizioni di normalità. Nondimeno, nell'ipotesi in cui sia stato pattuito un prezzo giornaliero comprensivo indistintamente sia della fruizione della camera, sia di ulteriori servizi assunti negozialmente come imprescindibili condizioni dell'alloggio, il parametro legale deve corrispondere al prezzo globale (Cass. III, n. 2475/1991).

Il limite del risarcimento dovuto dall'albergatore, commisurato al prezzo di locazione dell'alloggio per giornata, deve inoltre intendersi riferito al corrispettivo complessivo e non a quello «pro quota» dovuto dal singolo cliente (Cass. III, n. 5030/2014).

Debito di valuta o di valore?

La giurisprudenza in tema di responsabilità per le cose portate in albergo ha chiarito che, in caso di mancata restituzione della cosa per fatto imputabile all'albergatore sorge, a carico di quest'ultimo, l'obbligazione del risarcimento del danno, volta — trattandosi di obbligazione di valore — a rimettere il depositante nella stessa condizione economica in cui si sarebbe trovato se la restituzione in natura fosse stata eseguita, il che implica la rivalutazione dell'equivalente pecuniario del bene sottratto fino alla data della decisione definitiva.

Invece, nell'ipotesi in cui la cosa depositata in albergo costituisca una somma di danaro, l'inadempimento dell'obbligo contrattuale di custodire e restituire la stessa somma di denaro non trasforma una tipica obbligazione pecuniaria in un'obbligazione di valore, sicché il regime del risarcimento dei danni è regolato dall'art. 1224 (Cass. III, n. 19769/2003).

Bibliografia

Bonfiglio, Il contratto di albergo ed il contratto di deposito alberghiero, in Giust. civ. 1995, I, 2222; Bonilini, La responsabilità dell'albergatore, in Resp. civ. prev. 1987, 30; Bussoletti, Albergo (contratto di), in Enc. giur., I, Roma, 1988; Carnevali, in Commento alla legge 10 giugno 1978, n. 316, in Le nuove leggi civ. comm., 1979, sub art. 1-3, 127; Fragali, Albergo (contratto di), in Enc. dir., I, Milano, 1958; Geri, Albergatore (responsabilità del), in Nss. D.I., App. I, Torino, 1980, 198; Mezzasoma, La responsabilità civile dell'albergatore, in Rass. dir. civ. 1990, 536; Preden, Albergo (contratto di), in Enc. dir. agg., Milano, 1998, 57; Zuddas, Il contratto di albergo, in Ciurnelli, Monticelli e Zuddas, Il contratto di albergo. Il contratto di viaggio. I contratti del tempo libero, Milano, 1994.

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