Codice Civile art. 1791 - Nota di pegno.

Caterina Costabile

Nota di pegno.

[I]. Alla fede di deposito [1790] è unita la nota di pegno, sulla quale sono ripetute le indicazioni richieste dall'articolo precedente.

[II]. La fede di deposito e la nota di pegno devono essere staccate da un unico registro a matrice, da conservarsi presso i magazzini.

Inquadramento

La nota di pegno è un titolo di pegno che si accompagna alla fede di deposito rispetto alla quale è un documento accessorio (Scalisi, in Comm. S., 2011, 413).

La nota di pegno è inizialmente congiunta alla fede di deposito. Il doppio titolo è stampato su carta filigranata dalla quale deve risultare chiaramente la ditta del magazzino generale (art. 6 r.d. n. 126/1927); è staccato da un unico registro a matrice e conservato presso i magazzini (art. 1791 comma 2).

Tanto sulla fede di deposito quanto sulla nota di pegno deve essere indicato se la merce sia stata o no periziata dal magazzino (art. 13 r.d. n. 126/1927).

La nota di pegno attribuisce il diritto di pegno sulle merci e quindi il diritto a far vendere le cose depositate secondo la procedura di cui all'art. 1515 al fine di rivalersi sul prezzo in caso di inadempimento del debitore, attestato dal protesto previsto nelle forme della legge cambiaria.

Natura giuridica

In dottrina si discute circa la natura giuridica della nota di pegno (Clarizia, 547).

Secondo un primo minoritario orientamento la stessa andrebbe considerata titolo cambiario posto che la stesa incorpora direttamente o indirettamente una promessa di pagamento di una somma di denaro (De Majo, 63).

Si è tuttavia osservato che osterebbe a tale qualificazione la mancanza di specifiche previsioni di legge che le estendo l'intera normativa in tema di titoli cambiari (Bozzi, 161).

Secondo l'opinione prevalente la nota di pegno avrebbe natura di titolo rappresentativo di merci (Angeloni, 346; Fiorentino, in Comm. S. B., 1967, 127).

L'orientamento contrario assume che nella nota di pegno mancano i caratteri indicati nell'art. 1996 e pertanto non può definirsi titolo rappresentativo: infatti il possessore della nota non ha il diritto di ottenere la consegna delle merci né il possesso, né lo ius vendendi può integrare il potere di disporre (De Majo, 52).

A dette osservazioni, viene replicato che l'efficacia rappresentativa della nota di pegno, anche se è meno energica che in altri titoli, non può essere esclusa. La particolarità della nota di pegno sarebbe data dalla circostanza che il diritto alla consegna sussiste solo in collegamento con l'esercizio del diritto di vendita delle merci (Clarizia, ult. cit.).

In dottrina si sottolinea unanimemente la natura accessoria del diritto di pegno rispetto al diritto principale garantito, ambedue necessariamente spettanti allo stesso soggetto, e si conclude che il possesso della nota di pegno attribuisce anche necessariamente il diritto di credito al pagamento della somma e degli interessi indicati nel titolo alla scadenza.

Bibliografia

Angeloni, Magazzini generali, in Nss. D.I., X, Torino 1964; Bozzi, Magazzini Generali, in Enc. dir., Milano, 1975; Clarizia, Nota di pegno, in Enc. dir., Milano, 1978; De Majo, Fede di deposito, in Enc. dir., Milano, 1968; Lener, Nota di pegno, in Dig. comm., 1994; Majello, Custodia e Deposito, Napoli, 1958; Massamormile, Magazzini generali, in Dig. comm., Torino, 1993; Rescigno, Fede di Deposito, in Dig. comm., 1991; Zuddas, Il deposito in albergo e nei magazzini generali, Torino, 2006.

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