Codice Civile art. 1823 - Nozione.

Caterina Costabile

Nozione.

[I]. Il conto corrente è il contratto col quale le parti si obbligano ad annotare in un conto i crediti derivanti da reciproche rimesse, considerandoli inesigibili e indisponibili fino alla chiusura del conto.

[II]. Il saldo del conto è esigibile alla scadenza stabilita [1831]. Se non è richiesto il pagamento, il saldo si considera quale prima rimessa di un nuovo conto e il contratto s'intende rinnovato a tempo indeterminato [1833].

Inquadramento

Il contratto di conto corrente trova il suo presupposto implicito nell'esistenza di continuative relazioni di affari tra due soggetti, di regola imprenditori o professionisti, ed è uno strumento di semplificazione contabile caratterizzato dall'intento dei contraenti di pervenire, a scadenze prestabilite, ad una unitaria e complessiva definizione dei reciproci futuri ed eventuali rapporti di dare e di avere, restando in ogni caso rimessa alla loro autonomia la scelta di escludere taluni crediti dall'annotazione in conto corrente.

Trattasi, dunque, di un contratto dispositivo e non normativo in quanto non determina una modificazione dei patrimoni ma fissa solamente le regole che le parti dovranno osservare in futuro per quanto riguarda la definizione dei propri rapporti e, quindi, attiene al modo con cui saranno regolati, sul piano essenzialmente temporale e dell'esigibilità, gli accordi modificativi dei patrimoni (Fiorentino, in Comm. S. B., 1972, 4; Martorano, 1961, 658).

Il conto corrente è, altresì, un contratto consensuale che si perfeziona con il semplice scambio di consensi e per il quale la legge non richiede alcuna forma specifica (Cavalli, 2).

Elementi essenziali

Sono considerate caratteristiche essenziali del contratto di conto corrente la facoltatività, la libertà e la reciprocità delle rimesse: la facoltatività nel senso che esse non rivestono il carattere di prestazioni dovute; la libertà nel senso che ciascuna delle parti è libera di eseguire le rimesse, ma l'altra non può, salvo patto contrario, rifiutarle o escluderle dal conto; la reciprocità perché ai fini della ricorrenza del contratto di conto corrente è necessario che entrambe le parti effettuino rimesse sul conto (Fiorentino, in Comm. S. B., 1972, 5; Martorano, 1961, 659).

Altresì necessaria è la destinazione alla compensazione dei crediti iscritti nel conto con regolamento alla scadenza.

La giurisprudenza sottolinea, difatti, che il contratto di conto corrente ha il fine di evitare il pronto pagamento dei crediti esigibili che possono maturare a favore di ciascuna delle parti nel corso di una loro durevole relazione di affari, rendendone possibile una differita e globale compensazione.

Questo obiettivo viene raggiunto mediante l'obbligo delle parti d'immettere nel conto i crediti, che vengono dichiarati inesigibili per la durata del conto medesimo o di determinati suoi periodi, mentre viene reso esigibile, alla chiusura di ciascun periodo, il saldo risultante dalla compensazione tra le due masse delle partite contrapposte (Cass. III, n. 2860/1964).

Le rimesse

È opinione condivisa in dottrina che le rimesse, pur comportando, generalmente, una trasmissione di denaro, possono riguardare qualsiasi rapporto giuridico da cui sorga un credito (Cavalli, ult. cit.; Fiorentino, in Comm. S. B., 1972, 3; Martorano, 1961, 659).

Il termine «rimessa» viene usato dal legislatore non nel suo significato tecnico di trasmissione di valori da un soggetto all'altro, ma nel senso figurato di atto o rapporto dal quale può scaturire a favore di una delle parti un credito nei confronti dell'altra.

Limiti probatori

La giurisprudenza ha rimarcato che gli atti di accreditamento e di versamento in conto corrente non sono qualificabili quali autonomi negozi giuridici o quali pagamenti, vale a dire come atti estintivi di obbligazioni, ma unicamente quali atti di utilizzazione di un unico contratto (di conto corrente) ad esecuzione ripetuta.

Per tale ragion essi non sono soggetti ai limiti di ammissibilità della prova testimoniale stabiliti, con riferimento ai contratti, dagli artt. 2721 ss.: dette limitazioni non sono, difatti, riferibili ai meri fatti storici, sia pur connessi con il contratto stesso (Cass. I, n. 16538/2009).

Invero, nel contratto di conto corrente i relativi documenti non costituiscono prova di debito o di credito, ma solo della correttezza della posta contabile che concorre al saldo esigibile dall'una o dall'altra parte.

Differenze con il conto corrente di gestione

Il contratto di conto corrente ricorre quando le parti si concedono temporaneamente credito per le loro reciproche rimesse, affinché colui che risulti creditore al termine pattuito possa esigere solamente il saldo attivo.

Qualora, invece, una sola delle parti esegue delle rimesse, mentre l'altra esegue soltanto rimborsi, non si ha rapporto di conto corrente, ma un conto di gestione, che con il primo ha in comune solo la rappresentazione contabile delle varie operazioni (Cass. I, n. 2208/1966; Cass. III, n. 2893/1969).

Nel contratto di gestione manca in particolare qualsiasi accordo, espresso o tacito, delle parti di voler regolamentare i rapporti mediante periodiche e reciproche compensazioni (Scozzafava e Grisi, in Tr. Res., 1985, 750).

Conto corrente ordinario e conto corrente bancario

Due sono gli elementi che segnano la differenza tra il conto corrente di corrispondenza o conto corrente bancario ed il contratto di conto corrente.

Il conto corrente bancario ha per oggetto una prestazione della banca, a favore del cliente, di un servizio sostanzialmente corrispondente ad un servizio di cassa, ed è dunque privo del requisito della reciprocità, in quanto la banca esegue solo gli ordini che le vengono impartiti dal cliente (Fiorentino, in Comm. S. B., 1972, 11)

In secondo luogo nel conto corrente bancario il saldo è disponibile in ogni momento, mentre nel contratto di conto corrente il saldo resta indisponibile ed inesigibile fino alla chiusura del conto (Cass. I, n. 4604/2017).

Bibliografia

Caltabiano, Il conto corrente bancario, Padova, 1967; Cavalli, Conto corrente, in Enc. giur., VIII, Roma, 1988; Martorano, Il conto corrente bancario, Napoli, 1955; Martorano, voce Conto Corrente (contratto di), Enc. Dir., IX, Milano, 1961; Scozzafava e Grisi, voce “Conto corrente ordinario”, in Dig. Comm., IV, Torino, 1989; Sotgia, Del conto corrente, in Commentario al codice civile a cura di D'Amelio e Finzi, Firenze, 1949.

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