Codice Civile art. 1834 - Depositi di danaro.Depositi di danaro. [I]. Nei depositi di una somma di danaro presso una banca [2195 n. 4], questa ne acquista la proprietà [1782, 1813] ed è obbligata a restituirla nella stessa specie monetaria [1278], alla scadenza del termine convenuto ovvero a richiesta del depositante [1771], con la osservanza del periodo di preavviso stabilito dalle parti o dagli usi. [II]. Salvo patto contrario, i versamenti e i prelevamenti si eseguono alla sede della banca presso la quale si è costituito il rapporto. InquadramentoI depositi di denaro, o depositi bancari in senso stretto, costituiscono l'operazione passiva essenziale della banca, quella operazione attraverso la quale la banca provvede alla «raccolta del risparmio» e cioè alla raccolta dei capitali necessari per l'esercizio della funzione creditizia. Per tale ragione la disponibilità da parte della banca delle somme depositate costituisce un carattere essenziale del deposito di denaro: l'effetto legale tipico del deposito ex art. 1834 è che la banca acquisti la proprietà delle somme depositate e sia soltanto obbligata a restituirle alla scadenza convenuta nella stessa specie monetaria. Trattasi di contratto reale che si perfeziona con la dazione del denaro e a titolo oneroso, implicando la corresponsione degli interessi. Di regola il deposito è in conto corrente e, pertanto, soggetto all'applicazione degli artt. 1852 ss. Il deposito può essere libero se il depositante ha la facoltà di pretendere la restituzione del denaro a vista (salvo, se del caso, il solo termine usuale di preavviso dovuto in relazione all'entità della somma), ovvero vincolato se la restituzione non può avvenire prima del decorso di un determinato lasso di tempo (Campobasso, 2; Guglielmucci, 256). Natura giuridicaIl deposito bancario di denaro, nelle varie forme conosciute nella prassi, si presta a soddisfare sia una funzione di custodia a favore del tradens, il quale sostituisce la disponibilità della somma di denaro con la disponibilità del tantundem quale particolare qualità del credito di restituzione correlato al passaggio di proprietà della somma all'accipiens, sia una funzione di godimento o prestito in favore di quest'ultimo (la banca) che può disporre della somma ricevuta pur assicurando al tradens la disponibilità del tantundem grazie alla gestione in massa delle operazioni di raccolta e impiego (Ferri, 278; Fiorentino, in Comm. S. B., 1972, 40). In dottrina si discute in ordine alla qualificazione giuridica del contratto che viene alternativamente ricondotto al mutuo (Porzio, Il deposito bancario, in Trattato di diritto privato diretto da Rescigno, XII, Torino, 1985, 907) o al deposito irregolare (Campobasso, ult. cit.; Ferri in Tr. Res., 279) a seconda che si consideri preminente la funzione di finanziamento dell'istituto di credito o quella di custodia del denaro del cliente. Anche la giurisprudenza appare incerta sulla qualificazione del deposito bancario, considerandolo talora come un deposito irregolare (Cass. I, n. 689/1963) e tal altra come un “rapporto atipico” riconducibile prevalentemente al mutuo (Cass. I, n. 2055/1972). In dottrina risulta discussa anche la classificazione del deposito bancario tra gli atti di ordinaria o di straordinaria amministrazione (in arg. v. Campobasso, 4). Deposito bancarioLa giurisprudenza ha evidenziato che, perché il deposito possa dirsi effettuato «presso» una banca, come richiede l'art. 1834, non è necessario che il versamento della somma di danaro avvenga all'interno dei locali dell'istituto, ma è sufficiente che la sua consegna sia fatta a persona incaricata di riceverla per conto della banca. In particolare i giudici di legittimità hanno ritenuto decisivo, per la configurabilità dell'operazione, non il luogo dove la stessa è compiuta, ma la qualità della persona che ha ricevuto materialmente la somma di danaro. Tale necessità non può essere sostenuta con riferimento al comma 2 dello stesso art. 1834, in quanto una tale norma è dettata ad altri fini, e, precisamente, allo scopo di derogare alla regola generale sancita dall'art. 1182, comma 3, (secondo cui le obbligazioni pecuniarie debbono essere adempiute al domicilio del creditore), e di «localizzare» il rapporto presso la sede della banca presso la quale esso è stato costituito. Si palesano, altresì, inidonee ad escludere la regolarità dell'operazione e la sua riferibilità alla banca l'assenza della sottoscrizione del presidente o la mancata contabilizzazione dell'operazione (Cass. I, n. 1224/1998). Deposito cauzionale La presenza di una destinazione specifica delle somme ricevute dalla banca fa sorgere dei dubbi in ordine alla riconducibilità alla disciplina del deposito bancario del versamento di somme di denaro effettuato al fine di assicurare l'adempimento di un'obbligazione o il recupero di ciò che si intende prestare in adempimento dell'obbligazione medesima qualora venga meno (Molle, in Tr. C. M., 1981, 126). La giurisprudenza, in una ipotesi di deposito irregolare, effettuato presso un istituto di credito e vincolato giudiziariamente a garanzia dell'esecuzione di una confisca penale, ha ravvisato un rapporto atipico, riconducibile prevalentemente al mutuo (Cass. I, n. 2055/1972). Deposito innominato I giudici di legittimità hanno ritenuto valida la stipula, fra la banca ed un suo cliente, di un contratto innominato, che partecipi degli estremi del deposito a risparmio e del deposito in conto corrente, in forza del quale il cliente deposita una certa somma su libretto di risparmio con l'autorizzazione, da parte della banca, di utilizzarla per mezzo di assegni di conto corrente (Cass. I, n. 1151/1977). InteressiL'art. 1834 tace in ordine alla corresponsione degli interessi a favore del depositante, normalmente prevista nei contratti bancari. La giurisprudenza ha evidenziato che l'obbligo di corrispondere interessi sulle somme depositate in banca non è legato all'esigibilità del credito restitutorio, ma discende dalle regole del deposito irregolare e del mutuo, cui questo è a tal fine assimilabile: trattandosi, quindi, di interessi connaturati al mero fatto che le somme depositate siano poste nella disponibilità della banca depositaria, essi spettano al depositante per tutto il tempo in cui tale situazione perduri. Per tali ragioni l'intervento di un vincolo esterno alla restituzione (pignoramento o sequestro) non incide sulla causa giuridica da cui deriva il debito per interessi, perché quel vincolo impedisce al depositante di richiedere nell'immediato alla banca depositaria la restituzione di dette somme, ma non le rende «medio tempore» indisponibili per la banca medesima (Cass. I, n. 17945/2003). PrescrizioneNel deposito bancario l'obbligo restitutorio della banca sorge (salvo il caso di previsione di un termine convenzionale di scadenza del contratto) solo a seguito della richiesta del cliente, quale condizione di esigibilità del credito del medesimo, con la conseguenza che l'inerzia al riguardo tenuta non è interpretabile come manifestazione di disinteresse a far valere il suo diritto, cui possa collegarsi il decorso del termine prescrizionale, ma come mero esercizio di una facoltà. Ne consegue che la prescrizione del diritto del depositante ad ottenere la restituzione delle somme depositate non inizia a decorrere prima che il cliente abbia richiesto la somma in restituzione, facendo sorgere il corrispondente obbligo della banca (Cass. I, n. 8998/2021). Forma e modifica del contrattoA seguito dell'entrata in vigore del d.lgs. n. 385/1993, recante il nuovo testo unico in materia bancaria e creditizi.a, il contratto di deposito, come tutti i contratti bancari, deve essere redatto per iscritto e deve contenere l'indicazione del tasso d'interesse e di og Il successivo art. 118 d.lgs. n. 385/1993 ammette, poi, che possa essere convenuta la facoltà di modificare unilateralmente i tassi, i prezzi e le altre condizioni, ma accorda al cliente la facoltà di recedere dal contratto senza penalità entro quindici giorni dal ricevimento della comunicazione di intervenuta modifica, fruendo in sede di liquidazione del rapporto delle condizioni precedentemente praticate. La S.C. ha ritenuto nullo per contrasto con norme imperative di legge, ai sensi dell'art. 1418, comma 1, (cd. nullità "virtuale"), il contratto di deposito a risparmio concluso con soggetto professionalmente dedito all'attività di raccolta del risparmio tra il pubblico, ma privo dell'autorizzazione all'esercizio dell'attività bancaria prescritta dall'art. 14 d.lgs. n. 385/1993, stante la rilevanza del requisito soggettivo nella struttura dei contratti bancari, nei quali una delle parti è individuata indefettibilmente in una banca, e degli interessi pubblici sottesi alla riserva dell'attività bancaria alle imprese autorizzate, la cui tutela non può restare affidata esclusivamente alle sanzioni penali di cui agli artt. 130 e 131 d.lgs. n. 385/1993 cit.; tale nullità per carenza di un requisito della fattispecie legale non osta tuttavia, in linea di principio, alla conversione ex art. 1424 ove il negozio sia idoneo a produrre gli effetti di altra fattispecie e previo accertamento, riservato in via esclusiva al giudice di merito, della volontà delle parti (Cass. I, n. 4760/2018). BibliografiaCampobasso, Deposito, III, Deposito bancario, in Enc. giur., X, Roma, 1988; Ferri, voce Deposito Bancario, in Enc. dir., XII, Milano, 1964; Guglielmucci, Deposito bancario, in Dig. comm., IV, Torino, 1989; Maggiolo, Libretto di deposito, in Noviss. Dig. it., IX, Torino, 1963; Santoro, voce Libretto di deposito a risparmio, in Enc. dir., XXIV, Milano, 1974; Sotgia, Contratti bancari, in Commentario al codice civile a cura di D'Amelio e Finzi, Firenze, 1949. |