Codice Civile art. 1841 - Apertura forzata della cassetta 12.[I]. Quando il contratto è scaduto, la banca, previa intimazione all'intestatario e decorsi sei mesi dalla data della medesima, può chiedere al tribunale l'autorizzazione ad aprire la cassetta. L'intimazione può farsi anche mediante raccomandata con avviso di ricevimento. [II]. L'apertura si esegue con l'assistenza di un notaio all'uopo designato e con le cautele che il tribunale ritiene opportune. [III]. Il tribunale può dare le disposizioni necessarie per la conservazione degli oggetti rinvenuti e può ordinare la vendita di quella parte di essi che occorra al soddisfacimento di quanto è dovuto alla banca per canoni e spese.
[1] Articolo così modificato dall'art. 150 d.lg. 19 febbraio 1998, n. 51. [2] A norma dell'art. 27, comma 2, lett. b), n. 4, del d.lgs. 13 luglio 2017, n. 116, la parola: «tribunale» è sostituita, ovunque ricorra, dalle seguenti: «giudice di pace»; ai sensi dell'art. 32, comma 3 del d.lgs. 116, cit., come da ultimo modificato dall'art. 8-bis, comma 1, lett. b), d.l. 30 dicembre 2019, n. 162, conv., con modif., in l. 28 febbraio 2020, n. 8, le disposizioni di cui all'art. 27 citato, entrano in vigore il 31 ottobre 2025. InquadramentoLa norma prevede la possibilità di procedere forzatamente all'apertura della cassetta di sicurezza quando l'utente non riconsegni la cassetta alla scadenza del contratto. In siffatta ipotesi la banca può, previa intimazione all'intestatario da farsi mediante lettera raccomandata con avviso di ricevimento o mediante atto di ufficiale giudiziario, chiedere, decorsi inutilmente sei mesi dalla intimazione, la autorizzazione al tribunale per aprire la cassetta. L'apertura della cassetta deve seguire in presenza di notaio con le cautele stabilite dal pretore sia in ordine al deposito delle cose in esso contenute sia in ordine al soddisfacimento degli eventuali crediti della banca per canoni e spese Altre ipotesi di apertura forzataSi ritiene consentita l'apertura forzata della cassetta anche nel caso di esecuzione mobiliare o di sequestro nei confronti dell'utente. Si discute se la esecuzione debba farsi nelle ferme del pignoramento presso il debitore o invece in quelle del pignoramento presso terzi. La dottrina maggioritaria propende per la prima soluzione, dato che l'utente, e non la banca, ha la diretta materiale disponibilità delle cose contenute nella cassetta, anche se le cose non si trovano in luoghi appartenenti al debitore. Si evidenzia, inoltre, che la banca non potrebbe rendere la dichiarazione del terzo, non conoscendo il contenuto della cassetta, e dunque dovrebbe limitarsi ad attestare che il debitore ha l'uso della cassetta (Ferri, 463; Liace, in Comm. S., 2012, 171). L'apertura forzata della cassetta è inoltre consentita nel caso di fallimento, nel caso di morte dell'utente, per ordine del giudice civile o penale, in tutti quei casi in cui dei terzi siano autorizzati al ritiro di cose in essa contenute e l'utente non si presti alla restituzione, e ancora nel caso di smarrimento della chiave da parte dell'utente. BibliografiaCerrai, Cassette di sicurezza, in Dig. comm., Torino, 1988; Cirenei, Cassette di sicurezza, in Enc. giur., VI, Roma, 1988; Ferri, voce Cassette di sicurezza, in Enc. dir., IV, Milano, 1960; Papanti - Pelletier, voce Cassette di sicurezza (agg.), in Enc. dir., Milano, 1998. |