Codice Civile art. 1858 - Nozione.

Caterina Costabile

Nozione.

[I]. Lo sconto è il contratto col quale la banca, previa deduzione dell'interesse [1282], anticipa al cliente l'importo di un credito verso terzi non ancora scaduto, mediante la cessione, salvo buon fine, del credito stesso [1260, 1267].

Inquadramento

Lo sconto è il contratto con il quale la banca, previa deduzione dell'interesse, anticipa al cliente (cd. scontatario) l'importo di un credito non ancora scaduto che costui vanta verso terzi mediante la cessione salvo buon fine del credito stesso (Di Benedetto, 167).

Il castelletto di sconto o fido per smobilizzo crediti indica il limite entro il quale la banca è tenuta ad accettare i titoli presentati dal cliente e non rappresenta, dunque, un ammontare di somme di cui egli possa disporre (Cass. I, n. 970/1998; Cass. I, n. 1083/1997).

L'operazione di sconto è tra le più diffuse a livello bancario atteso che risulta assai raro il pagamento per contanti ed in un'unica soluzione nei rapporti commerciali.

Natura giuridica

Controversa è in dottrina la natura giuridica del contratto di sconto (Romagno, 30).

Il dibattito si snoda principalmente intorno a tre ipotesi ricostruttive: 1) prestito funzionalmente collegato ad una cessione di credito pro solvendo, sostitutiva dell'adempimento o, secondo una prospettazione minoritaria, attuata in funzione di garanzia (Fiorentino, in Comm. S. B., 1972, 170; Molle, in Tr. C. M., 1981, 333); 2) compravendita di credito con garanzia automatica della solvenza del debitore ceduto, c.d. nomen bonum (Martorano, 786); 3) contratto di credito tipico, caratterizzato da una peculiare funzione c.d. di liquidità, ovvero quella di monetizzare il credito del sovvenuto (Terranova, 783).

La giurisprudenza ha evidenziato che elementi essenziali del contratto di sconto, sul piano strutturale, devono ritenersi la prededuzione dell'interesse da parte dell'istituto di credito — a differenza di altre figure negoziali quali l'anticipazione o l'apertura di credito (cd. «contratti di liquidità»), anch'essi funzionali, in concreto, alla medesima esigenza di acquisizione di immediata disponibilità pecuniaria — e l'inserzione, in via strumentale alla realizzazione della sua funzione tipica, della convenzione di cessione del credito «pro solvendo».

Detta cessione non può considerarsi vicenda meramente accidentale della fattispecie, in quanto lo sconto trova connotazione qualificante nel (necessario) collegamento funzionale tra prestito e cessione nella forma predetta (con il conseguente verificarsi dell'effetto liberatorio esclusivamente all'esito della riscossione del credito da parte della banca). Pertanto, in mancanza di pagamento del debitore ceduto, diviene attuale l'obbligazione dello scontatario alla restituzione dell'anticipazione conseguita (Cass. I, n. 10689/2000).

Forma, parti ed oggetto del contratto

In passato la giurisprudenza riteneva che il contratto di sconto bancario fosse un contratto a forma libera non essendo dunque richiesta la forma scritta, né ad substantiamad probationem, fermo restando che, ove lo sconto fosse avvenuto mediante la girata di una cambiale, l'osservanza delle formalità richieste dalla legge di circolazione del titolo medesimo (Cass. I, n. 20319/2012; Cass. I, n. 16560/2010).

A partire dalla emanazione della l. n. 154/1992 e successivamente del d.lgs. n. 385/1993 (TU bancario) è stato previsto che i contratti bancari debbano essere redatti per iscritto e che un esemplare deve essere consegnato al cliente (art. 117, comma 1, d.lgs. n. 385/1993). L'inosservanza di tale requisito è sanzionata da nullità (art. 117, comma 3) che però può essere fatta valere dal solo cliente o rilevata di ufficio dal giudice (art. 127, comma 2).

A prescindere dalla qualificazione giuridica in termini di mutuo, cessione del credito o di contratto di liquidità, parti del contratto di sconto sono solo lo scontatario e l'istituto di credito scontante: il debitore ceduto non riveste la qualità di parte contrattuale (Cass. I, n. 834/1974).

Oggetto del contratto di sconto sono crediti dello scontatario verso terzi sia portati da titoli di credito sia “non titolati”.

La conclusione del contratto: la natura reale o consensuale dello sconto

La conclusione del contratto è di regola preceduta dalla consegna dei titoli alla banca, che può essere qualificata quale proposta contrattuale.

Quanto alle modalità di accettazione da parte della banca, sorge il dubbio se sia sufficiente una mera manifestazione di volontà o se occorra anche l'effettiva anticipazione delle somme in favore dello scontatario.

La questione attiene a querelle circa la natura consensuale o reale del contratto di sconto: ci si chiede cioè se la consegna della somma di denaro, decurtata dal tasso di sconto, sia elemento costitutivo della fattispecie ovvero attenga alla mera fase esecutiva del contratto, che pertanto si perfezionerebbe con il solo consenso manifestato dalle parti.

In dottrina coloro che equiparano lo sconto alla compravendita/cessione di crediti riconducono la consegna al momento esecutivo del contratto riconoscendone la natura consensuale (Martorano, 783).

Gli autori che riconducono lo sconto al contratto di mutuo, invece, ritiene che la consegna del denaro allo scontatario sia elemento costitutivo del contratto riconoscendone pertanto la natura reale (Fiorentino, 174; Molle, ult. cit.)

La giurisprudenza qualifica lo sconto come contratto reale evidenziando che lo stesso può ritenersi concluso soltanto nel momento dell'anticipazione, mediante accredito in conto corrente, dell'importo del credito ceduto, ma non ancora scaduto, dedotti gli interessi (Cass. I, n. 1097/1999).

Le vicende del contratto

Venuto a scadenza il credito ceduto, la banca scontante potrà richiedere il pagamento al terzo ceduto.

La dottrina evidenzia che si tratta non di una facoltà ma di un onere dell'istituto di credito (Molle, in Tr. C. M.,1981, 335): ne discende che senza la preventiva richiesta del pagamento nei confronti del terzo ceduto lo scontante non può rivolgersi allo scontatario.

Anche la giurisprudenza risulta dello stesso avviso (Cass. I, n. 12079/2013), sottolineando che nello sconto bancario l'obbligo dello scontatario di restituire la somma ricevuta come anticipazione è sottoposto alla condizione sospensiva costituita dal mancato pagamento del credito da parte del debitore principale (Cass. I, n. 4630/1986).

Da ciò discende che mentre l'insolvenza del debitore principale, con decadenza del termine prefisso a suo favore, può ripercuotersi sull'obbligazione del primo, implicando avveramento della condizione di quell'obbligo di restituzione (sempre che lo scontante abbia vanamente richiesto il pagamento al debitore o questi debba considerarsi comunque inadempiente), il medesimo obbligo di restituzione resta insensibile all'eventuale insolvenza dello scontatario, non essendo configurabile la decadenza dal benefico del termine, ai sensi dell'art. 1186, rispetto ad un debito sospeso, non meramente differito (Cass. I, n. 4163/1990).

A seguito del pagamento del terzo si produce un duplice effetto: da un lato, l'estinzione della posizione debitoria di quest'ultimo e, dall'altro, la chiusura dell'intera operazione di sconto.

Lo sconto e le procedure concorsuali

Occorre in primo luogo chiedersi se e quando lo scontante possa dirsi legittimato ad insinuarsi nel passivo fallimentare in caso di fallimento dello scontatario successivo all'anticipazione del credito (Ambrosini, 281).

Ebbene, al contratto di sconto risulta applicabile l'art. 55, comma 3, r.d. n. 267/1942 (per la nuova disciplina v. art. 154 d.lgs. n. 14/2019, “Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza”) che prevede la partecipazione al concorso dei crediti condizionali, ovvero di quei crediti che possono essere fatti valere nei confronti del fallito previa escussione dell'obbligato principale.

In caso di fallimento del debitore ceduto lo scontante, quale cessionario del credito, sarà legittimato ad insinuarsi al passivo fallimentare del terzo stesso senza alcuna riserva.

Quanto poi all'esperibilità della revocatoria fallimentare, lo sconto configurando un negozio a titolo oneroso sarà suscettibile di revoca ad opera della curatela ove ne ricorrano i presupposti (Cass. I, n. 15605/2014).

La revocatoria, tuttavia, non può riguardare i pagamenti effettuati alla banca dal debitore ceduto che non possono in alcun modo configurare atti dell'imprenditore poi dichiarato fallito: lo scontatario, infatti, si spoglia definitivamente della titolarità del credito, sicché la banca incassa un credito proprio nei confronti del terzo e non un credito del cedente (Cass. I, n. 1295/1991).

La S.C. ha chiarito che nel contratto di sconto bancario, la girata piena del titolo di credito dal cliente alla banca - a differenza dalla girata con clausola "per incasso", "per procura", per "valuta a garanzia" od altra equivalente - comporta una cessione del credito medesimo, che attribuisce al giratario la proprietà di esso e la connessa legittimazione a farne valere i relativi diritti, con la conseguenza che l'incasso del denaro pagato dal debitore cartolare soddisfa un credito proprio del cessionario e non del cedente. Ne deriva che, in caso di fallimento del cliente, l'azione revocatoria fallimentare esperibile dal curatore può avere ad oggetto il negozio di sconto bancario, avuto riguardo al tempo della sua conclusione, non anche il pagamento (successivamente) effettuato all'istituto di credito dal debitore cartolare (Cass. I, n. 29464/2018).

Figure affini non costituenti sconto bancario

a) Sconto di carta finanziaria. In detta ipotesi il cliente emette una cambiale (pagherò o vaglia cambiario) all'ordine della banca la quale, previa consegna del titolo, ne anticipa l'importo. In siffatta ipotesi manca la caratteristica essenziale dello sconto bancario, ovvero la cessione pro solvendo alla banca di un credito verso terzi.

b) Anticipazione su ricevute bancarie (ri.ba.). Le ricevute bancarie sono dichiarazioni di quietanza rilasciate dal creditore e consegnate alla banca perché provveda all'incasso del credito relativo. In detta operazione negoziale la banca assume unicamente il ruolo di mandataria per l'incasso. Avviene di frequente che il cliente, creditore nell'importo indicato nella ri.ba., si faccia anticipare dalla banca in tutto o in parte il credito con il patto che quest'ultima, una volta riscosso il debito presso il terzo, trattenga le somme necessarie alla copertura dell'anticipazione ricevuta (cd. sconto improprio).

La giurisprudenza ha evidenziato che la ricevuta bancaria non è idonea trasferire la titolarità del credito, e l'eventuale anticipazione del suo importo al cliente non è direttamente correlata alla natura del documento, ma dipende dalla positiva valutazione compiuta dalla banca mandataria in ordine all'affidabilità del cliente, mentre connotazione fondamentale del contratto di sconto è proprio il collegamento funzionale tra l'anticipazione della somma e la cessione «pro solvendo» del credito (Cass. I, n. 4085/2001).

c) Lo sconto di tratte non accettate. La giurisprudenza ha rimarcato che lo sconto di tratte non accettate non riconducibile allo sconto in senso proprio in quanto non comporta il trasferimento alla banca scontatrice dei diritti sottostanti ai titoli scontati, né, in particolare, dell'eventuale credito del traente nei confronti del trattario (Cass. I, n. 7960/1996).

Bibliografia

Ambrosini, Sconto bancario, in Dig. comm., XIII, Torino, 1996; Di Benedetto, Lo sconto, in I contratti bancari, Milano, 1999; Martorano, Sconto bancario, in Nss. D.I., XVI, 1969; Romagno, Lo sconto come contratto di liquidità, in Banca, borsa, tit. cred., 2002, I, 30; Terranova, voce Sconto bancario, in Enc. dir., XLI, Milano, 1989.

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