Codice Civile art. 1924 - Mancato pagamento dei premi.

Caterina Costabile

Mancato pagamento dei premi.

[I]. Se il contraente non paga il premio relativo al primo anno, l'assicuratore può agire per l'esecuzione del contratto nel termine di sei mesi dal giorno in cui il premio è scaduto. La disposizione si applica anche se il premio è ripartito in più rate, fermo restando il disposto dei primi due commi dell'articolo 1901; in tal caso il termine decorre dalla scadenza delle singole rate.

[II]. Se il contraente non paga i premi successivi nel termine di tolleranza previsto dalla polizza o, in mancanza, nel termine di venti giorni dalla scadenza, il contratto è risoluto di diritto [1453 ss.], e i premi pagati restano acquisiti all'assicuratore, salvo che sussistano le condizioni per il riscatto dell'assicurazione o per la riduzione della somma assicurata [1925].

Inquadramento

La disposizione in esame, in linea con il favor che la legge ha inteso accordare a chi stipula un contratto di lunga durata, detta una disciplina in tema di pagamento del premio in larga misura differenziata da quello previsto dall'art. 1901 per l'assicurazione contro i danni in vista della funzione previdenziale propria del contratto di assicurazione sulla vita (Salandra, in Comm. S.B. 1966, 411).

Ciò non toglie, tuttavia, la legittimità di una diversa regolamentazione convenzionale non essendo l'art. 1924 compreso dall'art. 1932 tra le norme in derogabili.

Mancato pagamento del premio relativo al primo anno

Anche nelle assicurazioni sulla vita opera la regola che subordina al pagamento del primo (o unico) premio o della prima rata di premio (stabilita dal contratto) l'inizio dell'efficacia della garanzia assicurativa, restando essa sospesa fino alle ore 24 del giorno in cui contraente paga quanto è da lui dovuto.

Regola questa fissata dall'art. 1901, comma 1, cui l'art. 1924 non deroga.

Ove il premio del primo anno sia in rate, e di queste sia stata pagata la prima, trova applicazione la regola (ex art. 1901, comma 2) che il mancato pagamento delle rate successive sospende la garanzia già iniziata, dalle ore 24 del quindicesimo giorno da quello della scadenza (Gasperoni, 8; La Torre, 378; Salandra, 409).

In caso di mancato pagamento del primo premio (o della prima rata di premio) l'assicuratore può agire per l'esecuzione del contratto nel termine di sei mesi dal giorno in cui il premio è scaduto.

Nel caso in cui questi non si attivi entro tale termine, si determinerà la risoluzione di diritto del contratto conformemente a quanto espressamente previsto dall'art. 1901, ma con la differenza che nell'assicurazione vita l'assicuratore inattivo non conserva il diritto al pagamento del premio relativo al periodo di assicurazione in corso e al rimborso delle spese (La Torre, 379; Salandra, in Comm. S.B. 1966, 409).

Il pagamento dei premi relativi agli anni successivi

In caso di mancato pagamento dei premi successivi o delle rate successive alla prima l'assicuratore sulla vita non può costringere il contraente all'adempimento in quanto il comma 2 dell'art. 1924 prevede in siffatta ipotesi la risoluzione di diritto del contratto (Donati, 357).

Trattasi della più significativa diversità di disciplina rispetto all'assicurazione danni.

In dottrina si ritiene che la disposizione in parola sancisca il diritto dell'assicurato di recedere ad nutum dal contratto e costituisce valida manifestazione di recedere dal contratto il mancato pagamento del premio (Buttaro, 623; Donati, 634; La Torre, 380).

A seguito della risoluzione i premi già pagati rimangono acquisiti all'assicuratore, quale corrispettivo del rischio corso e delle spese di acquisizione e conclusione del contratto (Salandra, in Comm. S.B. 1966, 410), salvo diversa previsione contrattuale (Gasperoni, ult. cit.) e sempre che non sussistano le condizioni per la riduzione o per il riscatto della polizza

Il termine di tolleranza

Il meccanismo predisposto dal capoverso dell'art. 1924 prevede per il mancato pagamento dei premi relativi agli anni successivi al primo (o delle relative rate) un termine di tolleranza che, in mancanza di diversa revisione della polizza, è di venti giorni durante il quale l'assicurazione resta in vigore e l'assicurato non si considera ancora caduto in mora (Salandra, in Comm. S.B. 1966, 411).

La derogabilità della disciplina e la clausola di riattivazione

La dottrina è concorde nel ritenere la legittimità di una diversa regolamentazione convenzionale non essendo l'art. 1924 compreso dall'art. 1932 tra le norme in derogabili (La Torre, 377; Salandra, in Comm. S.B. 1966, 411).

Anche la giurisprudenza risulta orientata in tal senso (Cass. I, n. 8558/1994).

Un tale patto non è, inoltre, riconducibile tra quelli onerosi o vessatori, di cui all'art. 1341, comma 2, e quindi ove contenuto in condizioni generali di contratto non richiede una specifica approvazione per iscritto (Cass. I, n. 1883/1977).

Nell'alveo della possibile derogabilità della disciplina prevista dall'art. 1924 si colloca la cd. clausola di riattivazione con mancata applicazione dell'automatismo della risoluzione previsto dalla norma in esame.

Tale clausola attribuisce al contraente, dopo la scadenza del termine di tolleranza, il diritto di riattivare il contratto esercitabile in un periodo non superiore a cinque o sei mesi (cd. termine convenzionale di sospensione) con il pagamento dei premi scaduti degli interessi e delle spese.

L'inutile decorso del termine di sospensione, peraltro, non è definitivamente ostativo alla riattivazione che continua ad essere consentita, di regola non oltre i due anni dalla scadenza del premio insoluto subordinatamente al pagamento dei premi arretrati e degli interessi oltre che all'esito di nuova visita medica.

Trascorso anche tale termine il contratto si risolve de iure e i premi pagati rimangono acquisiti all'assicuratore a meno che non sussistano i presupposti per la riduzione della polizza (in dottrina Gasperoni, ult. cit.; Salandra, ult. cit.).

La giurisprudenza ha sottolineato che con la riattivazione non si determina il sorgere di un nuovo contratto, ma riprende a spiegare effetti lo stesso rapporto che, in seguito all'omesso pagamento del premio, era venuto a trovarsi in una situazione di quiescenza (Cass. I, n. 8558/1994).

Inapplicabilità dell'art. 1924 alle assicurazioni contro gli infortuni

La S.C. ritiene che nell'assicurazione privata contro gli infortuni, dato il carattere eccezionale della disciplina dettata dall'art. 1924, che è propria ed esclusiva dell'assicurazione sulla vita e non suscettibile di applicazione analogica, al mancato pagamento dei premi conseguono gli effetti previsti dall'art. 1901 e non dall'art. 1924 (Cass. III, n. 12353/2006).

In tal senso si esprime anche la prevalente dottrina (in arg. v. La Torre, 382).

Bibliografia

Buttaro, voce Assicurazione sulla vita, in Enc. dir., III, Milano, 1958; Donati, Trattato del diritto delle assicurazioni private, Milano, III, 1956; Donati e Volpe Putzolu, Manuale di Diritto delle Assicurazioni, Milano, 2002; Gasperoni, Assicurazione sulla vita, in Enc. giur., III, 1988; La Torre, Le Assicurazioni, Milano, 2007; Polotti di Zumaglia, Vita (assicurazione sulla), in Dig. comm., XVI, Torino, 1999; Rossetti, Il Diritto delle Assicurazioni, III, L'assicurazione sulla vita, Padova, 2013.

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