Codice Civile art. 1928 - Prova.

Caterina Costabile

Prova.

[I]. I contratti generali di riassicurazione relativi a una serie di rapporti assicurativi devono essere provati per iscritto [2725].

[II]. I rapporti di riassicurazione in esecuzione dei contratti generali e i contratti di riassicurazione per singoli rischi possono essere provati secondo le regole generali [2697 ss.].

Inquadramento

Il codice civile non fornisce una definizione del contratto di riassicurazione, che era invece contenuta nella previgente versione dell'art. 57, comma 1, d.lgs. n. 209/2005 che disponeva “L'attività di riassicurazione consiste nell'accettazione di rischi ceduti da un'impresa di assicurazione o da un'altra impresa di riassicurazione ed è riservata alle imprese di riassicurazione”.

La predetta disposizione ricalcava il testo dell'art. 2 direttiva 2005/68/CE.

Era stato, tuttavia, osservato che detta definizione aderiva alla rappresentazione più tradizionale della riassicurazione — affermatasi come strumento tipico di ripartizione del rischio tra più assicuratori — mentre attualmente la riassicurazione ha assunto articolazioni più complesse che le hanno consentito di svolgere una indubbia funzione finanziaria (in dottrina La Torre, 426).

Il legislatore comunitario, spinto dalla necessità di armonizzare l'esercizio dell'attività di assicurazione e di riassicurazione nei vari Stati membri e nella consapevolezza delle nuove e più ampie funzioni assunte da tale ultima tipologia negoziale, è nuovamente intervenuto in argomento con la direttiva 2009/138/CE il cui art. 13, comma 7 definisce la riassicurazione come “a) l'attività che consiste nell'accettare i rischi ceduti da un'impresa di assicurazione o da un'impresa di assicurazione di un paese terzo, o da un'altra impresa di riassicurazione o da un'impresa di riassicurazione di un paese terzo; o b) nel caso dell'associazione di sottoscrittori denominata Lloyd's, l'attività consistente nell'accettazione di rischi, ceduti da qualsiasi membro del Lloyd's, da parte di un'impresa di assicurazione o di riassicurazione diversa dall'associazione di sottoscrittori denominata Lloyd's.

A tale direttiva il nostro legislatore ha dato attuazione con il d.lgs. n. 74/2015 che, da un lato, ha modificato il primo comma dell'art. 57 cod. ass. che attualmente recita L'esercizio della sola attività riassicurativa è riservata alle imprese di riassicurazione (art. 67, lett. a) d.lgs. n. 74/2015) e, dall'altro, ha inciso sulla definizione contenuta nell'art. 1, comma 1, lett. d) d.lgs. n. 209/2005 ai sensi del quale la riassicurazione costituisce “l'assunzione e la gestione dei rischi ceduti da un'impresa di assicurazione, anche di uno Stato terzo o retrocessi da un'impresa di riassicurazione (art. 1, comma 1, lett. a) d.lgs. n. 74/2015).

Natura giuridica

Il codice civile, come detto, non fornisce una definizione del contratto di riassicurazione, limitandosi a disciplinarne solo alcuni effetti.

Pochissimi sono, peraltro, i contributi giurisprudenziali in argomento in quanto le controversie in materia di riassicurazione trovano normalmente soluzione con gli strumenti della transazione o dell'arbitrato.

La dottrina tradizionale definisce la riassicurazione come il contratto con cui un assicuratore (riassicuratore) si obbliga nei confronti di un altro assicuratore a coprire parzialmente (e talvolta anche integralmente) un rischio già assunto da costui e perciò a rimborsargli, con applicazione della regola proporzionale, le somme che dovrà pagare all'assicurato qualora si verifichi il sinistro (Buttaro, 376).

La riassicurazione può coprire l'intero rischio assunto dal primo assicuratore (cd. riassicurazione totale) ovvero solo una parte di esso o ancora solo alcuni dei rischi che hanno formato oggetto di una assicurazione plurima (cd. riassicurazione parziale). Trattasi, dunque, di un modello di gestione del rischio assicurativo.

La constatazione che nei trattati di riassicurazione, specie in quelli facoltativi, la garanzia riassicurativa è subordinata ad alcuni eventi successivi alla stipulazione del trattato non costituisce ad avviso della dottrina elemento sufficiente per qualificarla come contratto preliminare, in quanto le parti con la stipulazione del trattato non si limitano ad assumere reciprocamente l'obbligo di concludere un futuro contratto (Buttaro, 381).

Viene, altresì esclusa la riconducibilità al contratto normativo, perché la riassicurazione disciplina gli obblighi delle parti, ed al contratto condizionato, in quanto la dichiarazione unilaterale con valore negoziale di una parte del contratto non può qualificarsi come condizione in senso tecnico.

L'opinione prevalente riconduce la riassicurazione nell'alveo del contratto di assicurazione, attesa anche la sua collocazione sistematica (Buttaro, 376; La Torre, 428).

La riassicurazione per singoli rischi o per trattati

Nella pratica degli affari si individuano due tecniche fondamentali, cui allude lo stesso art. 1928, ovvero i contratti di riassicurazione per singoli rischi e i contratti generali di riassicurazione (Cagnasso, 490; Forni, 506 ss.).

La riassicurazione singola o per singoli rischi è attuata mediante la stipulazione di specifici contratti di riassicurazione, secondo una formula adatta a coprire un interesse momentaneo.

La riassicurazione generale o per trattati, invece, costituisce lo strumento adatto a coprire un interesse costante del primo assicuratore-riassicurato parallelo e concomitante con la sua attività assicurativa.

La comunicazione al riassicuratore della conclusione da parte del primo assicuratore dei contratti di assicurazione rientranti nell'ambito del trattato viene fatta con le cd. dichiarazioni di alimento, che sono atti unilaterali recettizi.

I trattati possono poi distinguersi in trattati obbligatori, per entrambe le parti o per una di esse, oppure trattati facoltativi, sempre per entrambe o per una sola parte.

In forza della riassicurazione obbligatoria l'assicuratore è obbligato a cedere determinate quote di rischi e il riassicuratore è obbligato ad accettarle, operazioni queste che possono essere rese discrezionali per una o per entrambe le parti nei trattati facoltativi.

Nei trattati il frazionamento dei rischi può avvenire o mediante un parziale trasferimento al riassicuratore, nella percentuale convenuta, di quelli assunti dal primo assicuratore ovvero con una riassicurazione per eccedente.

Disciplina contrattuale

Si ritengono applicabili alla riassicurazione, autonomamente o per via riflessa attraverso i contratti di assicurazione ceduti, le disposizioni generali in tema di assicurazione, e cioè gli artt. 1892 e 1893 in tema di dichiarazioni inesatte e reticenti, gli artt. 1895 e 1896 in tema di inesistenza o cessazione del rischio, gli artt. 1897 e 1898 in tema di diminuzione o aggravamento del rischio, l'art. 1900 in tema di sinistri doloso e l'art. 1901 in tema di pagamento del premio (Buttaro, ult. cit.; Salandra, in Comm. S.B. 1970, 429).

Se poi si considera la riassicurazione alla stregua di un'assicurazione contro i danni (assicurazione contro le perdite pecuniarie), possono ritenersi applicabili alla stessa anche le disposizioni in tema, ovvero l'art. 1904 sul principio di interesse, l'art. 1905 sul principio indennitario, l'art. 1911 in tema di coassicurazione, gli artt. 1913 e 1915 sull'obbligo di avviso sinistri e sulle conseguenze dell'inadempimento. Per quanto riguarda l'art. 1914 l'obbligo di salvataggio viene richiamato dagli usi commerciali quando si dice che l'impresa riassicurata (cedente) deve comportarsi con la massima buona fede ed agire nell'interesse del proprio assicuratore (La Torre, ult. cit.).

Regime probatorio: la forma ad probationem

L'art. 1928 è espressamente dedicato al regime probatorio del contratto di riassicurazione, ma a tale riguardo occorre distinguere i contratti generali di riassicurazione (trattati) e i contratti di riassicurazione singola.

I contratti generali devono essere provati in forma scritta — forma ad probationem — anche se non necessariamente attraverso una polizza contestualmente sottoscritta (Salandra, in Comm. S.B. 1970, 431).

La forma scritta non è dunque richiesta per la validità del contratto di riassicurazione, ma per la sua prova secondo la disciplina che emerge dall'art. 2725.

Per la prova dei contratti di riassicurazione per singoli rischi, attesa la previsione del secondo comma della norma in esame, valgono le regole generali di cui agli artt. 2721 e ss., che operano anche in riferimento alle dichiarazioni di alimento (Salandra, in Comm. S.B. 1970, 432).

Bibliografia

Buttaro, voce Riassicurazione, in Enc. dir., XL, Milano, 1989; Cagnasso, Riassicurazione, in Dig. comm., Torino, 1996; Forni, Assicurazione e Impresa, Milano, 2009; La Torre, Le Assicurazioni, Milano, 2007; Persico, Riassicurazione, in Nss. D.I., XV, Torino, 1968.

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