Codice Civile art. 1957 - Scadenza dell'obbligazione principale.

Caterina Costabile

Scadenza dell'obbligazione principale.

[I]. Il fideiussore rimane obbligato anche dopo la scadenza dell'obbligazione principale, purché il creditore entro sei mesi abbia proposto le sue istanze contro il debitore e le abbia con diligenza continuate [1267].

[II]. La disposizione si applica anche al caso in cui il fideiussore ha espressamente limitato la sua fideiussione allo stesso termine dell'obbligazione principale.

[III]. In questo caso però l'istanza contro il debitore deve essere proposta entro due mesi.

[IV]. L'istanza proposta contro il debitore interrompe la prescrizione anche nei confronti del fideiussore [2943 ss.; 190 trans.].

Inquadramento

L'art. 1957 prevede che la fideiussione si estingue quando il creditore non ha proposto le sue istanze nei confronti del debitore entro sei mesi dalla scadenza dell'obbligazione e non le ha diligentemente continuate. Termine che si riduce a due mesi quando il fideiussore ha espressamente limitato la propria obbligazione allo stesso termine dell'obbligazione principale.

La norma pone al creditore l'onere di proporre le sue azioni contro il debitore per evitare che il creditore, sicuro del risultato dell'escussione della garanzia, trascuri l'esercizio del suo diritto verso il debitore; che egli deve porre invece in prima linea, in coerenza al carattere sussidiario dell'obbligazione fideiussoria, e per evitare che il fideiussore resti incerto circa gli effetti della sua intercessione e circa le reazioni del debitore nei confronti del creditore (Falqui Massida, 11; Fragali, 381).

La disposizione si applica a prescindere da qualsivoglia stato soggettivo (da considerarsi irrilevante) addotto dal creditore a giustificazione della sua inerzia, a prescindere, cioè, dal motivo per cui quest'ultimo non abbia coltivato le istanze di cui alla norma citata, dovendosi senz'altro predicare la legittimità dell'effetto estintivo della fideiussione all'esito della sola, obbiettiva circostanza del decorso del termine di sei mesi (Cass. III, n. 23967/2004).

Perché la causa di estinzione non operi è necessaria la presenza di un evidente ed insuperabile impedimento giuridico ostativo alla realizzazione della pretesa verso il debitore principale (Cass. III, n. 11771/2002).

La giurisprudenza ha altresì chiarito che nell'ipotesi in cui la durata di una fideiussione sia correlata non alla scadenza della obbligazione principale ma al suo integrale adempimento, l'azione del creditore nei confronti del fideiussore non è soggetta al termine di decadenza previsto dall'art. 1957 (Cass. I, n. 16836/2015).

Decorrenza del termine

Il termine semestrale decorre dalla scadenza dell'obbligazione garantita essendo ininfluente sia la messa in mora del debitore (Cass. I, n. 3835/1975) che la formazione del titolo esecutivo (Cass. lav., n. 6547/1986).

La giurisprudenza ha evidenziato che, qualora il debito sia ripartito in scadenze periodiche, ciascuna delle quali dotata di un grado di autonomia tale da potersi considerare esigibili anche prima ed indipendentemente dalla prestazione complessiva, il «dies a quo», agli effetti dell'art. 1957, va individuato in quello di scadenza delle singole prestazioni e non già dell'intero rapporto, in quanto scopo del termine di decadenza è quello di evitare che il fideiussore si trovi esposto all'aumento indiscriminato degli oneri inerenti alla sua garanzia, per non essersi il creditore tempestivamente attivato al primo manifestarsi dell'inadempimento, magari proprio contando sulla responsabilità solidale del fideiussore (Cass. III, n. 15902/2014).

Detta impostazione risulta condivisa anche dalla dottrina (Fragali, ult. cit.).

La norma in parola non è resa inoperante dall'apertura, a carico del debitore principale, di una procedura concorsuale, in quanto tale evenienza non implica l'impossibilità giuridica di proporre istanze contro il debitore e di coltivarle diligentemente, ma comporta soltanto che la diligenza del creditore sia valutata in relazione alle possibilità concesse dall'ordinamento in tali casi, consistenti nella richiesta di accertamento del credito nelle forme dell'insinuazione al passivo, da proporre nel termine semestrale previsto dall'art. 1957, decorrente dalla data di apertura della procedura concorsuale (Cass. I, n. 16807/2009).

Natura del termine

Il termine semestrale (o bimestrale) previsto dall'art. 1957 viene qualificato come termine di decadenza e non di prescrizione (Fragali, in Comm. S. B., 1957, 496).

La sua inutile decorrenza non determina l'estinzione della fideiussione, ma riguarda l'azione spettante al creditore (Cass. III, n. 14089/2005).

La nozione di istanza

Poiché la ratio dell'art. 1957 è quella di imporre al creditore l'avvio di sollecite e serie iniziative contro il debitore principale per recuperare il proprio credito, la giurisprudenza ritiene che il termine «istanza» vada riferito a tutti i vari mezzi di tutela giurisdizionale del diritto di credito, in via di cognizione o di esecuzione, che possano ritenersi esperibili al fine di conseguire il pagamento, indipendentemente dal loro esito e dalla loro concreta idoneità a sortire il risultato sperato (Cass. II, n. 1724/2016). Resta, invece, escluso che, in quello stesso termine, possa rientrare un semplice atto stragiudiziale, o una denuncia o una querela presentate in sede penale, o un ricorso per accertamento tecnico preventivo (Cass. II, n. 283/1997).

Anche le trattative per comporre bonariamente la vertenza, non avendo quale precipuo presupposto l'ammissione totale o parziale della pretesa avversaria e non rappresentando riconoscimento del diritto altrui, non valgono, di per sé, ad impedire la decadenza ex art. 1957 (Cass. I, n. 10120/2006). La S.C. ha poi ritenuto non costituire «istanza» ai fini dell'art. 1957 un precetto non seguito da esecuzione (Cass. III, n. 6823/2001)

La norma, inoltre, non impone al creditore di escutere nel termine semestrale le eventuali garanzie prestate dal debitore o di richiedere il pagamento di crediti ceduti dal debitore (Cass. I, n. 24391/2010).

Derogabilità dell'art. 1957

La decadenza del creditore dal diritto di pretendere l'adempimento dell'obbligazione fideiussoria, sancita dall'art. 1957 per effetto della mancata tempestiva proposizione delle azioni contro il debitore principale, può essere preventivamente rinunciata dal fideiussore, trattandosi di pattuizione rimessa alla disponibilità delle parti che non urta contro alcun principio di ordine pubblico, comportando soltanto l'assunzione, per il garante, del maggior rischio inerente al mutamento delle condizioni patrimoniali del debitore (Cass. VI, n. 28943/2017).

La deroga può essere implicita nell'impegno del fideiussore di garantire comunque, senza limiti di durata, l'adempimento dell'obbligazione principale, impegno che può desumersi, a sua volta, dall'interpretazione complessiva del contratto di garanzia e del contratto principale (Cass. III, n. 9455/2012).

La S.C. ha tuttavia chiarito che  la deroga all'art. 1957 non può ritenersi implicita laddove sia inserita, all'interno del contratto di fideiussione, una clausola di "pagamento a prima richiesta", o altra equivalente, non solo perché la disposizione è espressione di un'esigenza di protezione del fideiussore che, prescindendo dall'esistenza di un vincolo di accessorietà tra l'obbligazione di garanzia e quella del debitore principale, può essere considerata meritevole di tutela anche quando tale collegamento sia assente, ma anche perché una tale clausola non ha rilievo decisivo per la qualificazione di un negozio come "contratto autonomo di garanzia" o come "fideiussione", potendo tali espressioni riferirsi sia a forme di garanzia svincolate dal rapporto garantito (e quindi autonome), sia a garanzie, come quelle fideiussorie, caratterizzate da un vincolo di accessorietà, più o meno accentuato, nei riguardi dell'obbligazione garantita, sia, infine, a clausole il cui inserimento nel contratto di garanzia è finalizzato, nella comune intenzione dei contraenti, a una deroga parziale della disciplina dettata dal citato art. 1957 (ad esempio, limitata alla previsione che una semplice richiesta scritta sia sufficiente ad escludere l'estinzione della garanzia), esonerando il creditore dall'onere di proporre l'azione giudiziaria (Cass. I, n. 16825/2016).

I giudici di legittimità hanno ritenuto che la clausola della fideiussione che stabilisce espressamente la solidarietà tra garante e debitore principale non può essere interpretata come un'implicita deroga alla disciplina dell'art. 1957, poiché l'esplicita esclusione del "beneficium excussionis" non è incompatibile con la liberazione del fideiussore per il caso in cui il creditore non agisca contro il debitore principale nel termine di sei mesi dalla scadenza della obbligazione (Cass. III, n. 9862/2020).

La rinuncia preventiva non costituisce una clausola onerosa che richiede l'approvazione per iscritto (Cass. I, n. 21645/2010; Cass. III, n. 9245/2007).

La fideiussione solidale

La disposizione in parola, attesa la sua funzione e la natura solidale della fideiussione è considerata dalla dottrina maggioritaria compatibile con la fideiussione solidale, che ricorre quando non sia stato espressamente pattuito il beneficium excussionis (Fragali, in Comm. S. B., 1957, 493)

Anche la giurisprudenza reputa che la norma in parola trovi applicazione sia alla fideiussione solidale, prevista come normale dall'art. 1944 comma 1 sia alla fideiussione cosiddetta semplice o con beneficio d'escussione, prevista in via eccezionale dal comma 2 dello stesso articolo.

L'impedimento di tale effetto estintivo, mentre, nel caso di fideiussione semplice, la quale ha carattere sussidiario, può conseguire soltanto all'azione proposta contro il debitore principale, nel caso della fideiussione solidale consegue tanto all'azione contro il debitore principale, quanto a quella proposta solo nei confronti del fideiussore, tenuto conto che il connotato di accessorietà dell'obbligazione di quest'ultimo non può tradursi anche in un carattere di sussidiarietà, incompatibile con la disciplina della solidarietà passiva, ove ciascuno dei condebitori può essere costretto per l'intero all'adempimento, secondo la scelta del creditore (Cass. S.U., n. 5572/1979).

Il contratto autonomo di garanzia

Al contratto autonomo di garanzia, in difetto di diversa previsione da parte dei contraenti, non si applica la norma di cui all'art. 1957 sull'onere del creditore garantito di far valere tempestivamente le sue ragioni nei confronti del debitore principale, atteso che su detta norma si fonda l'accessorietà dell'obbligazione fideiussoria, instaurando essa un collegamento tra la scadenza dell'obbligazione di garanzia e quella dell'obbligazione principale (Cass. III, n. 7883/2017; Cass. S.U., n. 3947/2010).

Bibliografia

Biscontini, Assunzione di debito e garanzia del credito, Camerino-Napoli, 1993; Biscontini, Solidarietà fideiussoria e decadenza, Camerino-Napoli, 1980; Bozzi, La fideiussione, Milano, 1995; Falqui Massidda, La fideiussione, in Enc. giur., XIV, Roma, 1989; Fragali, voce Fideiussione, in Enc. dir., XVII, Milano, 1968; Nicolai, Le fattispecie fideiussorie fra solidarietà passiva, regresso e surrogazione, Banca borsa e tit. cred. 3, 2014, 261; Ravazzoni, Fideiussione, in Dig. civ., VII, Torino, 1992.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario