Codice Civile art. 1958 - Effetti del mandato di credito.Effetti del mandato di credito. [I]. Se una persona si obbliga verso un'altra, che le ha conferito l'incarico, a fare credito a un terzo, in nome e per conto proprio, quella che ha dato l'incarico risponde come fideiussore [1936] di un debito futuro [1938]. [II]. Colui che ha accettato l'incarico non può rinunziarvi, ma chi l'ha conferito può revocarlo, salvo l'obbligo di risarcire il danno all'altra parte. InquadramentoIl mandato di credito è il contratto con cui una parte si obbliga verso un'altra che ha conferito l'incarico a far credito, in nome e conto proprio, di un terzo, a fronte dell'obbligazione legale del promissario di rispondere come fideiussore di un debito futuro (Figone, 186). L'inquadramento dell'istituto costituisce uno degli aspetti più dibattuti in dottrina in quanto il mandato di credito si colloca tra il mandato, qualificato dalla particolare natura dell'incarico e della sua funzione, e la fideiussione, seppure caratterizzato dalle particolari modalità in cui sorge il vincolo di garanzia. Natura giuridicaLa natura giuridica del mandato di credito è molto discussa in dottrina (in arg. v. Fragali, in Comm. S. B., 1957, 529; Simonetto, 149). Le varie tesi proposte qualificano il mandato di credito come: i) un contratto innominato, ma tipico, avente i caratteri in parte del mandato e in parte della fideiussione, con applicazione analogica delle relative norme; ii) un contratto di garanzia, precisamente una fideiussione per obbligazione futura, con ciò mettendo in secondo piano l'obbligo del mandatario di fare credito al terzo; iii) una forma speciale di mandato, ricollegando l'elemento della garanzia assunta dal mandante all'actio contraria ex mandato; iv) un mandato comune caratterizzato dalla circostanza che oggetto dell'incarico è il far credito al terzo. Nelle poche pronunce giurisprudenziali in argomento, la S.C. non ha mai preso espressamente posizione sulla tematica anche se ha rimarcato che l'equiparazione del mandante al fideiussore importa l'applicabilità, in via di analogia, delle norme sulla fideiussione, alla obbligazione sussidiaria di garanzia derivante a carico del mandante (Cass. I, n. 1433/1974) Struttura, causa ed oggettoIl mandato di credito è un contratto bilaterale che esige per il perfezionamento l'accettazione del mandatario (Cass. I, n. 2965/1990), non costituisce un negozio trilatero, perché si perfeziona col solo intervento del mandante e del mandatario, ed e giuridicamente autonomo rispetto al mutuo concesso dal mandatario in esecuzione di esso (Cass. I, n. 1433/1974). Discusso è l'inquadramento del mandato di credito tra i negozi intuitu personae (per la soluzione positiva Simonetto, 1964, 163; contra Fragali, in Comm. S. B., 1957, 551). In relazione al problema della causa del mandato di credito si è sostenuto che elemento causale della fattispecie è far credito al terzo, rispetto a cui l'assunzione di garanzia da parte del promissario è effetto legale e non controprestazione della prima. Per tale ragione il mandato di credito assumerebbe struttura sinallagmatica a seconda che i contraenti si obblighino o meno in cambio di un compenso (Fragali, in Comm. S. B., 1957, 546). Altra impostazione afferma, invece, che il negozio in esame, sebbene inteso nell'ambito dei rapporti tra promittente e promissario, è sempre a prestazioni corrispettive in quanto ogni parte assume l'obbligo di tenere un dato contegno nell'interesse dell'altra (Simonetto, 1964, 163). L'oggetto dell'obbligazione del promittente può essere qualsiasi prestazione riconducibile ad una causa creditizia: mutuo, apertura di credito, conto corrente, accettazione cambiaria, dazione di pegno o ipoteca. Forma e conclusioneNessuna disposizione è dettata per la forma che deve assumere il contratto che è, dunque, libera, fatto salvo ovviamente il ricorso a forme convenzionali (Fragali, in Comm. S. B., 1957, 547) È discusso in dottrina se l'iniziativa contrattuale debba necessariamente provenire dal mandante costituendo elemento distintivo della fattispecie (Simonetto, 1964, 154) oppure se detto elemento sia del tutto irrilevante (Fragali, in Comm. S. B., 1957, 530). Si è ritenuto che il mandato di credito possa perfezionarsi ai sensi dell'art. 1333, comma 2, ovvero con il mancato rifiuto, nel termine richiesto dalla natura dell'affare o dagli usi, da parte del promittente-mandatario della proposta, formulata dal mandante, di concedere il credito al terzo (Cass. S.U., n. 2548/1964). In dottrina si ammette che l'accettazione dell'incarico da parte del promittente possa manifestarsi per comportamenti concludenti, mediante la concessione del credito cui la proposta di riferiva (Fragali, in Comm. S. B., 1957, 553) Le obbligazioni del mandatario-promittenteIl mandatario — promittente è obbligato a far credito al terzo e deve seguire le istruzioni di chi gli ha conferito l'incarico in applicazione della disciplina in tema di mandato (Fragali, in Comm. S. B., 1957, 556). Conformemente alla previsione dell'art. 1710, comma 2, applicabile in via analogica, il promittente è tenuto a rendere note al promissario le circostanze sopravvenute che potrebbero incidere sull'interesse di quest'ultimo alla concessione del credito, considerata anche la facoltà attribuita dalla legge di revocare l'incarico (Fragali, in Comm. S. B., 1957, 560) Se nell'incarico non è stato specificato il tipo e la natura del rapporto creditizio da instaurare col terzo, il mandatario è libero di scegliere lo strumento che preferisce purché sia idoneo a raggiungere lo scopo convenuto. Le obbligazioni del mandante-promissarioIl mandante — promissario ha il dovere nei confronti del promittente di cooperare per l'esecuzione dell'obbligo di fare credito al terzo e quello di adempiere l'obbligazione del terzo verso il promittente qualora questi sia inadempiente. Si ritiene, inoltre, applicabile l'art. 1720 con conseguente obbligo del promissario di rimborsare al promittente le spese sostenute per l'esecuzione dell'incarico. Dopo la concessione del credito al terzo il promissario risponde dell'adempimento come fideiussore, pertanto è alle norme che la disciplinano che bisogna far riferimento per definire la sua posizione. Il promittente potrà, pertanto, rivolgersi indifferentemente al terzo o al promissario per l'adempimento del debito, salvo che sia stato stipulato tra le parti del mandato il beneficio di escussione (Fragali, in Comm. S. B., 1957, 571). Alla posizione fideiussoria del promissario è legato altresì il diritto di rilievo nonché di regresso e surrogazione nei confronti del terzo a meno che, alla luce dei rapporti che hanno indotto al conferimento del mandato, debba escludersi l'uno o l'altro. Normativa applicabileLa dottrina (Abbadessa, 539) reputa sicuramente applicabili anche al mandato di credito: l'art. 1710 comma 1, sulla misura di diligenza dovuta dal mandatario; l'art. 1710 comma 2, sull'obbligo del mandatario di comunicare al mandante le circostanze sopravvenute idonee a modificare l'apprezzamento dei termini dell'incarico; l'art. 1711 comma 2 (anche in rapporto all'art. 1739 comma 1), sull'obbligo di eseguire le istruzioni del mandante e sulla facoltà di deviare da esse quando sopravvengono circostanze rilevanti che non è possibile comunicare in tempo all'interessato; l'art. 1712 comma 1, sull'obbligo del mandatario di comunicare al mandante l'avvenuta esecuzione dell'incarico; l'art. 1719, sull'obbligo del mandante di somministrare i «mezzi» necessari per l'esecuzione dell'incarico. Discussa, invece, è l'applicabilità dell'art. 1717 in sostituzione del mandatario (v. in arg. Fragali, in Comm. S. B., 1957, 556) in quanto, se da un canto la soluzione positiva sembrerebbe suggerita dalla normale indifferenza del promissario rispetto alle qualità personali del soggetto che opera la provvista creditizia, dall'altro tale risultato incontra la difficoltà non lieve della sorte che verrebbe a subire la garanzia fideiussoria che non gioverebbe né al promittente (che resterebbe estraneo alla concessione del credito) né al sostituito (perché prestata a favore di un terzo). La revoca dell'incaricoIl comma 2 dell'art. 1958 attribuisce al mandante — promissario il potere di revocare l'incarico, che va inteso come potere di recesso dal contratto (art. 1373) salvo l'obbligo di risarcire i danni. La revoca può intervenire fino al momento in cui non è stato concesso il credito (D'Orazi Flavoni, Fideiussione, mandato di credito e anticresi, in Trattato di diritto civile diretto da Grosso e Santoro-Passarelli, V, Milano 1961, 59). Parte della dottrina, in applicazione del principio generale di cui all'art. 1373, comma 2, reputa ammissibile la revoca anche dopo l'esecuzione del mandato qualora il credito sia stato concesso solo in parte e con effetti limitati alla parte di credito non ancora erogata (Fragali, in Comm. S. B., 1957, 573). Il diritto di recesso può essere convenzionalmente escluso o limitato. Altre cause di estinzione Ulteriore motivo di estinzione del contratto è il rifiuto del terzo di ricevere il credito che rende possibile la realizzazione del contratto. Sono altresì cause di estinzione del contratto la morte e l'incapacità sopravvenuta del promittente o del promissario, purché intervenute prima della concessione del credito. BibliografiaAbbadessa, voce Obbligo di far credito, in Enc. dir., XXIX, Milano, 1979; Figone, Mandato di credito, in Dig. civ., XI, Torino, 1994; Simonetto, Mandato di credito, in Nss. D.I., Torino, X, 1964. |