Codice Civile art. 1989 - Promessa al pubblico.

Caterina Costabile

Promessa al pubblico.

[I]. Colui che, rivolgendosi al pubblico, promette una prestazione a favore di chi si trovi in una determinata situazione o compia una determinata azione, è vincolato dalla promessa non appena questa è resa pubblica [2721].

[II]. Se alla promessa non è apposto un termine, o questo non risulta dalla natura o dallo scopo della medesima, il vincolo del promittente cessa, qualora entro l'anno dalla promessa non gli sia stato comunicato l'avveramento della situazione o il compimento dell'azione prevista nella promessa.

Inquadramento

La norma stabilisce il sorgere di un vincolo obbligatorio a carico di chi promette pubblicamente una prestazione in considerazione del compimento di una determinata azione o dell'avveramento di una determinata situazione.

L'art. 1989, con disposizione suppletiva, in caso di mancata determinazione del termine finale di validità della promessa fissa lo stesso in un anno a decorrere dalla pubblicazione.

Il legislatore molto chiaramente delinea due differenti ipotesi di promessa al pubblico; quella in virtù della quale si promette una prestazione a favore di chi compirà una determinata azione, nonché quella con cui si promette una prestazione a favore di chi si trovi in una certa situazione.

La promessa al pubblico può avere sia una causa onerosa, nel caso in cui venga richiesto il compimento di una prestazione, sia una causa liberale nel caso in cui l'elargizione venga effettuata in vista di certe caratteristiche del beneficiario.

Classico esempio di promessa al pubblico è dato dal concorso a premi indetto da un privato (Cass. III, n. 24685/2009).

Natura giuridica

In dottrina è discussa la ricostruzione dell'istituto in chiave unilaterale o bilaterale.

Ciò in quanto, se da un lato l'irrevocabilità della promessa sin dalla sua pubblicazione induce l'opinione maggioritaria a ritenere che la fattispecie costituisca un negozio unilaterale e che sia impegnativa per il promittente indipendentemente dall'accettazione del beneficiario (Branca, in Comm. S.B. 1974, 446), dall'altro, tuttavia, la previsione della comunicazione, da parte dell'oblato, dell'avvenuto conseguimento del risultato costituisce forte argomento a favore dell'opposta e minoritaria tesi che attribuisce alla promessa al pubblico struttura bilaterale, rectius contrattuale (Sbisà, 1974, 1).

La giurisprudenza consolidata configura la promessa al pubblico come negozio unilate rale vincolante per il promittente a prescindere da manifestazione di consenso da parte dei beneficiari (Cass. lav., n. 13273/2007).

Causa

Il legislatore non pone particolari indicazioni per quel che attiene agli eventuali profili della causa giustificativa della promessa.

In particolare la dottrina ha escluso che possa essere valida ed azionabile in giudizio una promessa di una somma ingente fatta per motivi futili e capricciosi (Sacco-De Nova, in Tr. Sac. 1993, 69), anche se stando alla lettera della legge l'unica esclusione riguarda la promessa di donazione pura, vale a dire effettuata senza riferimento ad alcuna situazione o al compimento di alcuna prestazione (Gallo, Diritto privato, Torino, 2006, 610).

Altri autori hanno ritenuto che nel caso in cui la promessa abbia una causa liberale, potrà ritenersi azionabile solo nel caso in cui essa sia diretta a realizzare uno scopo di pubblico interesse (Sbisà, 1991, 2).

Differenze con l'offerta al pubblico

Particolarmente delicati e controversi sono i rapporti intercorrenti tra la promessa al pubblico e l'offerta al pubblico (art. 1336).

In base all'opinione maggioritaria in dottrina la differenza tra i due istituti dovrebbe ravvisarsi nel fatto che mentre la promessa al pubblico diventa perfetta e vincolante nel momento in cui è resa pubblica, senza la necessità di accettazione, l'offerta al pubblico è una mera offerta contrattuale rivolta al pubblico che necessità di accettazione per poter diventare vincolante (Branca, in Comm. S.B. 1974, 446).

Questa impostazione è però stata autorevolmente contestata da altri autori, che hanno escluso che sussista una vera e propria differenza ontologica tra l'offerta al pubblico e la promessa al pubblico. In questa prospettiva la promessa al pubblico sarebbe null'altro che una mera proposta finalizzata alla conclusione di un contratto con obbligazioni del solo proponente, rivolta al pubblico. Ne discenderebbe pertanto la sostanziale ripetitività della norma di cui all'art. 1989, dato che i medesimi risultati potrebbero essere raggiunti in base al combinato disposto degli artt. 1333 e 1336 (Sacco-De Nova, in Tr. Sac. 1993, 68).

La giurisprudenza — espressasi per lo più in ordine alla natura giuridica del bando di concorso — risulta orientata verso la ricostruzione prospettata dalla dottrina maggioritaria (Cass. lav., n. 13272/2007).

Forma e pubblicità

Il legislatore non richiede l'espletamento di formalità particolari ai fini della validità della promessa al pubblico, è sufficiente che la promessa sia resa pubblica.

Non sono richieste formalità particolari ai fini della pubblicità della promessa.

In dottrina è stato evidenziato che la prescrizione pubblicitaria ha il solo fine di garantire che vengano apprestate le condizioni tali da rendere la dichiarazione conoscibile agli eventuali interessati (D'Angelo, in Comm. S. 1996, 758).

Bibliografia

Benedetti, Dal contratto al negozio unilaterale, Milano, 1969; Camilleri, Le promesse unilaterali, Milano, 2002; Di Majo, voce Promessa unilaterale (dir. priv.), in Enc. dir., VI, Milano, 1988; Furno, Accertamento convenzionale e confessione stragiudiziale, Firenze, 1948; Gorla, Il contratto, I, Milano, 1954; Sbisà, Promessa al pubblico, in Enc. giur., XXIV, Roma, 1991; Id., La promessa al pubblico, Milano, 1974.

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