Codice Civile art. 1990 - Revoca della promessa.Revoca della promessa. [I]. La promessa può essere revocata prima della scadenza del termine indicato dall'articolo precedente solo per giusta causa, purché la revoca sia resa pubblica nella stessa forma della promessa o in forma equivalente [1336 2]. [II]. In nessun caso la revoca può avere effetto se la situazione prevista nella promessa si è già verificata o se l'azione è già stata compiuta. InquadramentoLa norma in esame stabilisce una limitazione del potere di revoca spettante al promittente prima della scadenza del termine di validità della promessa, nonché prima del compiersi dell'azione o del verificarsi della situazione in essa previste. L'ammissione della revocabilità — seppur limitata — della promessa al pubblico induce a ritenere che la scelta legislativa si sia orientata nel senso di attribuire preminenza alla posizione dell'autore della promessa rispetto a quella dei potenziali beneficiari, almeno fino al verificarsi degli eventi contemplati nella promessa. Parte della dottrina spiega questa scelta in riferimento alla connotazione di gratuità che può caratterizzare il negozio giuridico in esame (Branca, in Comm. S.B 1974, 470), altri autori invece sulla scorta dell'unilateralità del vincolo che deriva dalla dichiarazione (Camilleri, 147). La nozione di giusta causaIl legislatore prevede che la promessa al pubblico è suscettibile di revoca per giusta causa senza ulteriori chiarimenti. Varie sono le ricostruzioni operate dalla dottrina sulla nozione di giusta causa. Secondo un primo orientamento, con questa espressione il legislatore abbia voluto effettuare un rinvio alle normali ipotesi di sopravvenienza contrattuale previste in termini generali dal legislatore in materia contrattuale (Sacco, De Nova, in Tr. Sac. 1993, 72). Altri autori ritengono che la giusta causa vada identificata con quegli avvenimenti sopravvenuti, indipendenti da situazioni di colpa del promittente, che rendono non più raggiungibile la finalità perseguita dal promittente o l'inutilizzabilità della prestazione richiesta (Sbisà, 1974, 272). Una diversa impostazione fa riferimento, invece, alla sopraggiunta svalutazione dell'utilità sociale della promessa (Branca, in Comm. S.B 1974, 471). Pacifico è che, in ogni caso debba trattarsi di eventi caratterizzati da oggettività (Di Majo, 66). Secondo la dottrina il concetto di giusta causa deve essere inoltre differenziato a seconda che ci si riferisca a promesse caratterizzate da una causa sostanzialmente gratuita o, invece, onerosa (Sbisà, 1991, 13). Nell'ambito delle promesse a titolo oneroso, si tratterà di circostanze, esterne alla persona del promittente, idonee ad incidere oggettivamente sulla funzione dell'operazione, come per esempio l'irrealizzabilità delle finalità perseguite dal promittente o l'inutilità della prestazione richiesta. Per quel che riguarda invece le promesse a titolo gratuito, giusta causa di revoca potrà essere il mutamento delle condizioni patrimoniali del promittente, tale da far venir meno la proporzionalità dell'attribuzione alle capacità patrimoniali del promittente o la sopravvenienza di figli in analogia con l'art. 803 (D' Angelo, in Comm. S. 1996, 787). La giurisprudenza, dal suo canto, ha evidenziato che la giusta causa di cui all'art. 1990 non può risolversi in un diverso apprezzamento del promittente in ordine al proprio interesse né può fondarsi sull'interesse di soggetti diversi dai destinatari dell'originaria promessa (Cass. lav., n. 2674/1991). Peraltro, nel caso in cui venga accertata l'illegittimità della revoca della promessa per mancanza di giusta causa, il giudice non può emettere una sentenza costitutiva ex art. 2932 della prestazione promessa, ma unicamente condannare il promittente al risarcimento dei danni o all'espletamento del concorso in conformità del bando revocato illegittimamente (Cass. lav., n. 2674/1991). BibliografiaBenedetti, Dal contratto al negozio unilaterale, Milano, 1969; Camilleri, Le promesse unilaterali, Milano, 2002; Di Majo, voce Promessa unilaterale (dir. priv.), in Enc. dir., VI, Milano, 1988; Furno, Accertamento convenzionale e confessione stragiudiziale, Firenze, 1948; Gorla, Il contratto, I, Milano, 1954; Sbisà, Promessa al pubblico, in Enc. giur., XXIV, Roma, 1991; Id., La promessa al pubblico, Milano, 1974. |