Codice Civile art. 2002 - Documenti di legittimazione e titoli impropri.

Caterina Costabile

Documenti di legittimazione e titoli impropri.

[I]. Le norme di questo titolo non si applicano ai documenti che servono solo a identificare l'avente diritto alla prestazione [1836], o a consentire il trasferimento del diritto senza l'osservanza delle forme proprie della cessione [1889].

Inquadramento

L'art. 2002 esclude che la disciplina dei titoli di credito si applichi ai documenti che servono ad identificare gli aventi diritto alla prestazione o a consentire il trasferimento del diritto senza l'osservanza delle forme proprie della cessione, senza tuttavia delineare i requisiti necessari affinché si possa distinguere un documento di legittimazione o un titolo di credito improprio (Tedeschi, 1998, 493).

La dottrina ritiene che la caratteristica saliente di detti documenti sia l'inapplicabilità dei concetti di legittimazione, di autonomia e letteralità propri dei titoli di credito e, conseguentemente, il requisito della incorporazione (Asquini, 50; Fiorentino, in Comm. S.B. 1974, 131).

Documenti di legittimazione

I documenti di legittimazione non sono destinati alla circolazione e la loro unica funzione è quella di consentire l'individuazione dell'avente diritto alla prestazione.

Il debitore, pertanto, può legittimamente rifiutare di adempiere la prestazione se dubita che il portatore del titolo sia l'effettivo creditore, per converso egli sarà liberato se adempie in buona fede al creditore apparente in applicazione dell'art. 1189 (Asquini, ult. cit.).

La legittimazione a pretendere l'adempimento va riconosciuta, oltre che al contraente originario, a chi ha acquistato il credito grazie alla cessione del medesimo nei modi ordinari e sia capace di fornire idonea dimostrazione della intervenuta cessione.

Ad avviso della giurisprudenza rientrano nella categoria dei documenti di legittimazione: il biglietto di una lotteria autorizzata (Cass. III, n. 3588/2010); il biglietto della lotteria istantanea (Cass. III, n. 5503/2008); i buoni postali fruttiferi disciplinati dal d.P.R. 29 marzo 1973 n. 156 (Cass. S.U., n. 3963/2019); la bolletta/scontrino del lotto (Cass. III, n. 33576/2022); la ricevuta rilasciata dall'agenzia ippica (Cass. III, n. 11924/1993); le carte di credito (Trib. Salerno 9 maggio 2014, n. 2326).

La dottrina concorda nel qualificare i libretti di deposito nominativi come titoli di legittimazione, ma discute intorno alla natura dei libretti al portatore considerati dall'opinione maggioritaria come veri e propri titoli di credito (v. sub art. 1836).

Anche la giurisprudenza riconosce al libretto al portatore natura di titolo di credito (Cass. III, n. 22328/2007).

Titoli impropri

I titoli impropri, diversamente dai documenti di legittimazione, sono destinati alla circolazione e la loro funzione è quella di consentire la circolazione del diritto alla prestazione in essi indicata mediante semplice girata, dunque senza l'osservanza delle procedure ordinarie richieste ai fini della cessione dei crediti, ed in particolare senza la necessità di notificare la cessione al debitore (Tedeschi, 1998, 499).

A differenza dei titoli di credito, il cessionario del titolo improprio vanta un diritto non autonomo ma derivativo, con la conseguenza che sarà esposto a tutte le eccezioni opponibili al precedente portatore (Laurini, 67).

I titoli di credito impropri svolgono anche una funzione di legittimazione, per cui il debitore è liberato se, senza dolo o colpa grave, adempie la prestazione nei confronti del possessore anche se questi non è il titolare del credito.

La dottrina ritiene che il possesso del titolo improprio sia condizione necessaria per l'esercizio del diritto, atteso che la dismissione volontaria del titolo comporta una vicenda modificativa della titolarità del credito opponibile al debitore (Laurini, ult. cit.).

Attesa la funzione di legittimazione riconosciuta ai titoli impropri parte della dottrina ritiene ad essi applicabili, nonostante il divieto di cui all'art. 2002, quelle norme in materia di diritto di credito che si riferiscono alla legittimazione del possessore (art. 1992), escludendo solo quelle che si riferiscono alla incorporazione dei diritto nel titolo e cioè alla connessione della titolarità del diritto con la posizione di proprietario del documento (Laurini, ult. cit.; contra Fiorentino, in Comm. S.B. 1974, 131).

La giurisprudenza qualifica le polizze di assicurazione all'ordine o al portatore come titoli di credito impropri evidenziando che, nonostante il trasferimento della polizza possa avvenire indipendentemente dalla notifica del trasferimento (ex art. 1264) all'assicuratore, il richiedente l'indennità di assicurazione deve comunque fornire la dimostrazione della qualità di cessionario della polizza (Cass. III, n. 3728/1994).

In dottrina risulta invece discusso se la polizza all'ordine o al portatore integri un documento di legittimazione o un titolo improprio (v. sub. art. 1889).

Bibliografia

Asquini, Titoli di credito, Padova, 1966; Cian, voce Dematerializzazione, in Enc. dir. - Annali, 2, Milano, 2008; Galgano, Sulla circolazione dei titoli di credito, in Contr. impr., 1987, 382; AA.VV., I titoli di credito, a cura di Laurini, Milano, 2009; Lener, La dematerializzazione dei titoli azionari e il sistema monte titoli S.P.A., Milano, 1989; Martorano, voce Titoli di credito, in Enc. dir., XLIV, Milano, 1992; Martorano, voce Titoli rappresentativi della merce, in Enc. dir., XLIV, Milano, 1992; Micheli-De Marchi, voce Titoli di credito, in Enc. dir., III, Milano, 1958; Micheli-De Marchi, voce Assegno circolare, in Enc. dir., XLIV, Milano, 1958; Oppo, Titoli di credito in generale, in Enc. giur., Roma, 1994; Tedeschi, Titoli di credito, in Dig. comm., Torino, 1998; Id., voce Cambiale, in Dig. comm., II, Torino, 1987.

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