Codice Civile art. 2034 - Obbligazioni naturali.

Caterina Costabile

Obbligazioni naturali.

[I]. Non è ammessa la ripetizione di quanto è stato spontaneamente prestato in esecuzione di doveri morali o sociali [2231], salvo che la prestazione sia stata eseguita da un incapace.

[II]. I doveri indicati dal comma precedente, e ogni altro per cui la legge non accorda azione ma esclude la ripetizione di ciò che è stato spontaneamente pagato, non producono altri effetti [590, 627 2, 1933 2, 2321, 2433 4, 2940].

Inquadramento

L'art. 2034 assolve la funzione di far rientrare nel mondo del diritto i valori espressi dalla morale sociale, i quali di per sé non avrebbero rilevanza per l'ordinamento.

Mediante detta norma, difatti, il legislatore prevede una chiara eccezione al principio della ripetizione dell'indebito, fondata sulla considerazione che la prestazione spontaneamente eseguita in forza di doveri morali o sociali o di quelli per cui la legge non accorda azione, ma esclude la ripetizione di ciò che è stato spontaneamente pagato in quanto sufficientemente giustificata causalmente (in dottrina Moscati, 1979, 353).

Pertanto, alla luce di tale disposizione i doveri dal contenuto etico sono sufficienti a giustificare causalmente l'adempimento, come deducibile dalla sancita irripetibilità della prestazione posta in essere in esecuzione degli stessi.

Presupposti dell'irripetibilità

Ai sensi della disposizione in esame l'irripetibilità di quanto prestato richiede due presupposti: la spontaneità del pagamento e la capacità di chi presta.

L'attuale codice civile ha sostituito l'espressione «volontariamente» che compariva nel codice previgente, con l'espressione «spontaneamente»: in questa prospettiva, se pare indubbio che il dolo o la violenza escludano la spontaneità, non altrettanto pare possa dirsi per l'errore. L'errore che non dipende da dolo è infatti per definizione spontaneo e come tale inidoneo ad escludere la irripetibilità (Moscati, 1979, 362; Nivarra, 371).

Il giudice deve compiere una duplice indagine finalizzata ad accertare se ricorra un dovere morale o sociale, in rapporto alla valutazione corrente nella società, e se tale dovere sia stato spontaneamente adempiuto con una prestazione avente carattere di proporzionalità ed adeguatezza in relazione a tutte le circostanze del caso (Cass. II, n. 19578/2016) .

La S.C. ritenuto che il pagamento effettuato in esecuzione di una pattuizione contrattuale successivamente dichiarata nulla è ripetibile, perché non può qualificarsi come adempimento di un'obbligazione naturale in quanto non è possibile rinvenire il presupposto della spontaneità né quello dell'esecuzione di un dovere morale o sociale (Cass. I, 15954/2017).

Ai fini dell'irripetibilità la legge richiede, altresì, che l'adempimento sia stato effettuato da una persona capace di agire (Cass. I, n. 3856/1978).

Il requisito della capacità rappresenta una peculiarità delle obbligazioni naturali, dato che generalmente ai fini della validità dell'adempimento non è richiesta la capacità di chi adempie (art. 1191): si tratta, dunque, di una regola che si spiega in funzione protettiva dell'incapace.

 

Si ritiene, pertanto, applicabile il disposto dell'art. 428 quando sussistano i presupposti ivi contemplati per l'annullamento dei contratti conclusi dall'incapace naturale (Nivarra, 371).

Natura giuridica della solutio

In dottrina è discussa la natura negoziale o non negoziale dell'adempimento dell'obbligazione naturale (in arg. v. Nivarra, 370).

La natura negoziale della solutio è sostenuta in base alla considerazione che nell'ipotesi di adempimento dell'obbligazione naturale manca la doverosità, di tal che si sarebbe in presenza di un negozio unilaterale mediante il quale un soggetto effettua un'attribuzione patrimoniale senza esservi tenuto ma per soddisfare un'esigenza di ordine morale o sociale.

In favore della natura negoziale viene indicato l'esplicito riferimento alla capacità del solvens, non richiesto in tema di adempimento dell'obbligazione civile, in relazione alla quale l'incapacità è irrilevante, trattandosi di atto dovuto.

Di contro, secondo altro e diverso orientamento (cd. teoria della natura non negoziale) l'adempimento dell'obbligazione naturale consiste in un atto giuridico in senso stretto e non in un atto di autonomia negoziale. La regola sarebbe, difatti, posta dal dovere morale o sociale individuato dall'ordinamento extrastatale ed indipendentemente dalla volontà del solvens.

Secondo detta impostazione la capacità richiesta dall'art. 2034 sarebbe pertanto la capacità naturale e non quella di agire, e la previsione di legge andrebbe spiegata secondo il principio di autoresponsabilità e non secondo la natura negoziale dell'atto.

L'oggetto della prestazione

L'oggetto della prestazione può sicuramente consistere in somme di denaro ed in beni mobili.

In dottrina (Nivarra, 370) si ritiene che il debito naturale possa essere estinto altresì mediante attribuzioni di natura immobiliare, sempreché vengano rispettate le formalità richieste per il trasferimento della proprietà dei beni immobili (art. 1350, n. 1).

Il rapporto tra i due commi dell'art. 2034

La giurisprudenza reputa che la disposizione in esame abbia distinto le obbligazioni naturali in due categorie, prevedendo al comma 2 fattispecie tipiche di obbligazioni naturali — casi, cioè, esplicitamente contemplati dalla legge di atti socialmente e moralmente leciti, che non assurgono però a vincoli giuridici e sono quindi sforniti di azione, quali l'adempimento della disposizione fiduciaria e il pagamento del debito prescritto e del debito di gioco — e, al comma 1, con disposizione molto più ampia, l'esecuzione spontanea di un dovere morale (o di coscienza) o sociale (Cass. II, n. 1007/1980).

Anche la dottrina prevalente ritiene che tra i due commi dell'art. 2034 ricorra un rapporto di genere a specie riferendosi il secondo comma alle obbligazioni naturali previste dalla legge, ed il primo alle obbligazioni naturali individuabili in via ermeneutica dal contesto storico-sociale (Moscati, 1979, 367; Nivarra, 387).

Effetti dell'adempimento e vicende delle obbligazioni naturali

Il legislatore al comma 2 dell'art. 2034 ha espressamente escluso che le obbligazioni naturali possano avere effetti ulteriori rispetto alla soluti retentio.

Il dettato normativo sembrerebbe escludere che l'obbligazione naturale sia suscettibile di estinzione mediante modi diversi dall'adempimento.

La giurisprudenza, in particolare, esclude l'obbligazione naturale possa estinguersi per novazione (Cass. III, n. 7064/1986).

In dottrina si ritiene generalmente ammissibile l'applicabilità alle obbligazioni naturali della disciplina della datio in solutum (art. 1197), nonché del pagamento del terzo (art. 1180).

Alcuni autori (Perlingieri, 357) ritengono altresì applicabile la disciplina dell'impossibilità sopravvenuta (art. 1256), della remissione (art. 1236), della compensazione (art. 1241), della confusione (art. 1253), della promessa di pagamento e della ricognizione di debito (art. 1988).

La giurisprudenza reputa non applicabili alle obbligazioni naturali i criteri relativi alla imputazione del pagamento di cui all'art. 1193 (Cass. lav., n. 7686/1990).

La S.C. ha, inoltre, ritenuto che l'obbligazione naturale non è trasmissibile «mortis causa», in quanto, non avendo giuridicità prima e fuori dell'adempimento, non ha carattere patrimoniale né fa parte del coacervo di diritti ed obblighi nei quali subentra l'erede (Cass. III, n. 7064/1986).

Casistica

Nonostante l'impiego da parte del legislatore di una formula tendenzialmente aperta e l'esplicita ammissione della possibilità che vi siano obbligazioni naturali oltre ai casi specificamente previsti dal legislatore, la giurisprudenza ha sinora fatto scarso uso della facoltà di elevare doveri della morale sociale al rango di obbligazioni naturali.

Sono state fatte rientrare nel novero delle obbligazioni naturali quelle nascenti dalla convivenza more uxorio, escludendosi il diritto del convivente di ripetere le eventuali attribuzioni patrimoniali effettuate nel corso o in relazione alla convivenza (Cass. VI, n. 18721/2021).

Anche in relazione allo spontaneo pagamento di un tasso di interesse superiore a quello legale è stato escluso il diritto di ripetizione ritenendo che detto pagamento vada qualificato come adempimento di un'obbligazione naturale (Cass. III, n. 14481/2008).

La Sezioni Unite hanno chiarito che nel caso di un pagamento effettuato da un ente pubblico in base ad un titolo risultato mancante o nullo, non può invocarsi l'irripetibilità ai sensi dell'art. 2034, atteso che i fini pubblici perseguiti non consentono la rilevanza di quelli soggettivi e personali di chi dispone le erogazioni su fondi dell'ente medesimo (Cass. I, n. 16864/2023;  Cass. S.U., n. 26650/2016).

Bibliografia

Albanese, Il pagamento dell'indebito, Padova, 2004; Gallo, Ripetizione dell'indebito. L'arricchimento che deriva da una prestazione altrui, in Dig. civ., Torino, 1998; Moscati, voce Indebito (pagamento e ripetizione), in Enc. dir., XXI, Milano, 1971; Moscati, voce Obbligazioni naturali, in Enc. dir., XXXIX, Milano, 1979; Moscati, Gestione d'affari: pagamento dell'indebito, Bologna, 1981; Navarretta, La causa e le prestazioni isolate, Milano, 2000; Nivarra, Obbligazione naturale, in Dig. civ., Torino, 1995; Perlingieri, Le vicende delle obbligazioni naturali, in Riv. dir. civ., 1969, I, 357; Rescigno, Ripetizione dell'indebito, in Nss. D.I., XV, Torino, 1968.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario