Codice Civile art. 2053 - Rovina di edificio.InquadramentoIl proprietario di un edificio o di altra costruzione è responsabile dei danni cagionati dalla loro rovina, salvo che provi che questa non è dovuta a difetto di manutenzione o a vizio di costruzione (art. 2053). Per «rovina» deve intendersi ogni disgregazione, sia pure parziale, degli elementi strutturali della costruzione, ovvero degli elementi accessori in essa stabilmente incorporati; mente per «altra costruzione» deve intendersi un qualsiasi manufatto che sporga dal suolo (come i lampioni o i cartelli pubblicitari). In caso di rovina di opere costruite nel sottosuolo in esecuzione di lavori di escavazione oggetto di un contratto di appalto, il proprietario è responsabile, ai sensi dell'art. 840 c.c. e in via esclusiva o concorrente con l'appaltatore a seconda della sua ingerenza nei lavori medesimi con direttive più o meno vincolanti, quando, nell'esercizio delle sue facoltà di realizzare escavazioni od opere nel sottosuolo, produce un danno ai vicini; se, invece, non vi è alcun legame causale tra l'attuale esercizio delle facoltà dominicali e l'evento lesivo in quanto la rovina concerne un edificio o una costruzione preesistenti o successivi all'attività di escavazione ovvero alla realizzazione di opere nel sottosuolo, lo stesso proprietario è responsabile, ai sensi dell'art. 2053 c.c., costituendo il rilievo attribuito all'esercizio in atto delle facoltà proprietarie il discrimen tra i due diversi criteri di imputazione della responsabilità del proprietario (Cass. n. 3092/2024). La nozione di costruzioneGli autori non hanno avuto dubbi: sono costruzioni tutte le opere umane che siano incorporate al suolo, anche in via transitoria (Speciale, La responsabilità per rovina di edificio, in La responsabilità civile a cura di Alpa-Bessone, Torino, 1997, 567). La costruzione può ben essere realizzata con materiali diversi dalla pietra, dalla calce e dal cemento (Pogliani, 170). Sono costruzioni il pontile di legno (Trib. Milano 23 marzo 1968), la griglia di mattonelle di vetro antistante il portone (Pret. Roma, 30 novembre 1960), la trave del solaio (Cass. n. 1941/1961), le mura della città (Cass. n. 4898/1977), la rete metallica che chiude un l'ingresso ad un cantiere (App. Roma 19 maggio 1958), il muro costruito lungo la strada a sostegno di un fondo (Cass. n. 1406/1967), la tribuna di uno stadio (App. Firenze 3 aprile 1963), la canna fumaria (Pret. Taranto, 15 marzo 1977). Si è così affacciata la regola per cui l'art. 2053 non si applicherebbe ai ruderi, poiché sarebbe impossibile mantenere il bene, attività legata ad una finalità conservativa incompatibile con la deteriorata natura dell'immobile (Cass. n. 894/1951). Non hanno a che fare con l'art. 2053 le cadute degli alberi (Cass. n. 1641/1971) e della neve e delle lastre di ghiaccio (Cass. n. 8308/1987). L'individuazione del responsabileLa legge parla di proprietario, ma occorre riferirsi nella specie al titolare del diritto reale o della concessione che legittima il controllo giuridico sul bene in perfetta armonia con la ratio della norma in esame. Il criterio della proprietà sarà quindi il principale, ma non l'unico a guidare le varie soluzioni operative. Sicuramente non vengono in considerazione situazioni di mero godimento o utilizzo del bene, o situazioni riconducibili a diritti soggettivi relativi sul bene stesso; ma la titolarità rilevante ai fini dell'art. 2053 è quella congiunta con la facoltà di controllo giuridicamente esercitabile sul bene. La ratio dell'art. 2053 è infatti duplice: individuare il responsabile sulla base della titolarità; ma anche attribuire la responsabilità a quello dei titolari che sia nella posizione migliore per prevenire il danno. La figura del dominus, legittimato passivamente all'azione di danno ex art. 2053. va ovviamente individuata con riferimento al momento in cui si è verificata la rovina. Gli accordi eventuali tra proprietario attuale e proprietario anteriore o posteriore sono res inter alios acta rispetto alla vittima della rovina e, quindi, non rilevano. Il momento del trasferimento della titolarità andrebbe colto secondo le regole ordinarie. Altrettanto naturale è la soluzione per cui se più sono i proprietari, tutti i comproprietari della parte di costruzione rovinata debbono rispondere in solido (Cass. n. 4694/1976; Cass. n. 5552/1979). In caso di condominio la ripartizione del danno dovrà essere proporzionale alle singole quote di dominio. In caso di rovina di una parte in proprietà esclusiva risponde ovviamente il solo dominus di essa, anche se da quella parte trae utilizzo l'intero condominio. Al proprietario dell'immobile locato sono riconducibili in via esclusiva i danni arrecati a terzi dalle strutture murarie e dagli impianti in esse conglobati, di cui conserva la custodia anche dopo la locazione, mentre grava sul solo conduttore la responsabilità per i danni provocati a terzi dagli accessori dalle altre parti dell'immobile, che sono acquisiti alla sua disponibilità. Pertanto, data la specialità dell'art. 2053 c.c. rispetto al art. 2051, è escluso che rispetto allo stesso fatto possono concorrere le responsabilità del proprietario e del conduttore (Cass. n. 7526/2018). Natura giuridicaIn tema di responsabilità del proprietario per danni derivanti, ex art. 2053, da rovina di edificio, va considerata tale ogni disgregazione, sia pure limitata, degli elementi strutturali della costruzione, ovvero degli elementi accessori in essa stabilmente incorporati. Il proprietario dell'edificio, per andare esente da responsabilità, deve fornire la prova che la rovina non è dovuta a difetto di manutenzione o a vizio di costruzione ma alla presenza di un elemento esterno dotato di efficacia causale autonoma e rilevante come caso fortuito (Cass. n. 11053/2008; Cass. n. 7755/2007; Cass. n. 19975/2005) Cosi, è stata rigettata la domanda di risarcimento del danno da infiltrazioni per la mancata realizzazione di lavori quando l'attore non abbia dato la prova di detti danni (Trib. Salerno 12 gennaio 2016, n. 130). Si tratta, quindi, di un'ipotesi, di presunzione di responsabilità (e quindi di responsabilità oggettiva), salvo che non si fornisca la prova liberatoria che la rovina non è dovuta a difetto di manutenzione o a vizio di costruzione. Si ritiene, pertanto, che la norma in questione si ponga in rapporto di specialità rispetto a quella di cui all'art. 2051. La responsabilità oggettiva, posta a carico del proprietario o di altro titolare di diritto reale di godimento ex art. 2053, può essere esclusa solamente dalla dimostrazione che i danni cagionati dalla rovina dell'edificio non debbono ricondursi a vizi di costruzione o difetto di manutenzione, bensì ad un fatto dotato di efficacia causale autonoma, comprensivo del fatto del terzo o del danneggiato, anche se tale fatto esterno non presenta i caratteri della imprevedibilità ed inevitabilità (Cass. n. 16231/2005; Cass. n. 11053/2008; Cass. n. 2481/2009, a mente della quale il proprietario sarà tenuto a dimostrare di aver effettuato la manutenzione dell'edificio, che lo stesso non è affetto da vizi di costruzione ovvero che la rovina è intervenuta per caso fortuito, con ciò intendendosi un fatto dotato di efficacia causale autonoma rispetto alla condotta del proprietario medesimo, incluso il fatto del terzo o dello stesso danneggiato). In giurisprudenza non sono mancate pronunce ancorate ad un criterio soggettivo di imputazione, offrendo una lettura dell'art. 2053 come una specificazione del principio del neminem laedere. Sul proprietario grava uno specifico dovere di cura e di vigilanza sul bene; la contravvenzione a questo dovere è il fondamento della sua responsabilità: la colpa è presunta sino a prova contraria. Infatti, una volta assolto da parte del danneggiato, che agisca per il risarcimento dei danni ex art. 2053, l'onere di provare l'esistenza del danno ed il nesso di causalità con lo stato di rovina dell'edificio altrui, grava sul proprietario dell'edificio l'onere di fornire la prova specifica dell'insussistenza della colpa, dimostrando che la rovina non è dovuta a difetto di manutenzione (della quale si postula quindi la doverosità) o a vizio di costruzione (Cass. n. 8876/1998; Cass. n. 5127/2004). BibliografiaAgnino, Buche e strade dissestate, dall'insidia e trabocchetto alla responsabilità oggettiva: mala tempora currunt per la P.A., in Giur. mer. 2009; Agnino, Questioni varie in tema di danni da circolazione stradale, in Corr. giur. 2014; 4; Alpa- Bessone, Atipicità dell'illecito, Profili dottrinali, Milano, 1977; Alpa, Responsabilità civile, in Trattato di diritto civile, a cura di Alpa, IV, Milano, 2000; Annunziata, Responsabilità civile e risarcibilità del danno, Padova, 2010; Barcellona, Strutture della responsabilità e «ingiustizia» del danno, in Europa e dir. priv. 2000; Benvenuti, Eccesso di potere amministrativo per vizio della funzione, in Rass. dir. pubbl. 1950; Berti, Peccenini, Rossetti, I nuovi danni non patrimoniali, in Teoria e pratica del diritto, Milano, 2004; Bessone, Fatto illecito del minore e regime della responsabilità per mancata sorveglianza, in Dir. fam. e pers. 1982; Bianca, Diritto Civile, vol. V - La responsabilità, Milano, 1997; Branca, Locazione di autoveicoli e attività pericolose, in Foro it. 1962, I; Buffone, Circolazione stradale, danni e responsabilità. Dinamica del sinistro stradale e responsabilità civile, Padova, 2012; Calamandrei, Il risarcimento dei danni non patrimoniali, in Riv. dir. pen. 1931; Carnelutti, Il danno e il reato, Padova, 1930; Casetta, Manuale di diritto amministrativo, Milano, 2006; Castronovo, La nuova responsabilità civile, Milano, 1997; Cicero, Responsabilità civile della P.A. ed art. 2051 c.c., in Resp. civ. prev. 2007, 4; Cigolini, La responsabilità della circolazione stradale secondo la nuova legislazione, Milano, 1963; Chianale, Diritto soggettivo e tutela in forma specifica, Milano, 1992; Comporti, Esposizione al pericolo e responsabilità civile, Napoli, 1965; Cottino, voce Caso fortuito (dir. civ.), in Enc. dir., VI, Milano, 1960; De Cupis, Natura giuridica dell'atto necessitato, in Riv. critica dir. privato 1939; De Cupis, Il danno, Teoria generale della responsabilità civile, Milano, 1979; Di Majo, Fatto illecito e danno risarcibile nella prospettiva del diritto europeo, in Europa e dir. priv. 2005; Dogliotti - Figone, Le cause di giustificazione, in Commentario Cendon, VIII, Torino, 1998; Dogliotti-Figone, L'ingiustizia del danno: la prospettiva storica, La responsabilità civile, a cura di Cendon, VIII, Torino, 1998; Finelli, Ancora sulla responsabilità del genitore per i danni causati dal figlio minore, in Fam. e dir. 2001; Franceschetti, La responsabilità civile, Rimini, 2009; Francorsi, La responsabilità dei genitori per atti illeciti dei figli minori, in Dir. fam. 1999, 2; Franzoni, Responsabilità per l'esercizio di attività pericolose, in La responsabilità civile, a cura di Alpa e Bessone, II, 2, Torino, 1987; Franzoni, L'illecito, Milano, 2004; Franzoni, Il danno risarcibile, in Trattato della responsabilità civile, diretto da Franzoni, Milano, 2010; Galgano, Diritto Privato, Padova, 2006; Giordano, Natura del debito di risarcimento ed efficacia dichiarativa della liquidazione del danno, in Riv. giur. circ. 1953; Laghezza, Responsabilità per rovina di edificio e uso anomalo del bene, in Danno resp. 2006; Marini, voce Imputabilità, Digesto disc. pen., VI, Torino, 1992; Messineo, Dottrina generale del contratto, Milano, 1952; Mocciola, Problemi del risarcimento del danno in forma specifica in giurisprudenza, in Riv. trim. dir. e proc. civ. 1984; Pardolesi, Danni cagionati dai minori: pagano sempre i genitori?, in Fam. e dir. 1997; Piras, Saggio sul comportamento del necessitato nel diritto privato, in Studi sassaresi 1949; Perrone, L'illecito nella circolazione stradale, Torino, 2011; Pogliani, Responsabilità e risarcimento da illeciti civile, Padova, 1969; Ponzanelli, Alcune considerazioni sulla decisione “Scarano”, in Nuova giur. civile comm. 2014; Proto Pisani, Brevi note in tema di tutela specifica e tutela risarcitoria, in Foro it. 1983, V; Rodotà, Il problema della responsabilità civile, Milano, 1964; Rossetti, Il danno alla salute, Milano, 2009; Rossi Carleo, La responsabilità dei genitori ex art. 2048 c.c., in Riv. dir. civ. II, 1979; Rubino, Osservazioni in tema di stato di necessità e concorso di persone nel fatto colposo, in Riv. giur. circolaz. 1953; Salvi, Responsabilità extracontrattuale (dir. vig.), Enc Dir., XXXIX; Scognamiglio, voce Responsabilità civile, in Nss. D.I., XV, Torino. 1968; Scognamiglio, voce Responsabilità per fatto altrui, in Nss. D.I., XV, 1968; Spina, La responsabilità della p.a. per il danno conseguente all'insidia stradale, in Resp. civ. prev. 2011; Stanzione (diretto da), Trattato della responsabilità civile, Padova, 2012, II; Trimarchi, Rischio e responsabilità oggettiva, Milano, 1961; Troisi, Lo stato di necessità nel diritto civile, Napoli, 1988; Virgadamo, Chi calibra «l'equità calibrata»?, in Dir. fam. 2014; Visintini, Trattato breve della responsabilità civile, Padova, 2005; Zaina, La Nuova legittima difesa, Rimini, 2007. |