Codice Civile art. 2057 - Danni permanenti.Danni permanenti. [I]. Quando il danno alle persone ha carattere permanente la liquidazione può essere fatta dal giudice, tenuto conto delle condizioni delle parti e della natura del danno, sotto forma di una rendita vitalizia [1872 ss.]. In tal caso il giudice dispone le opportune cautele [194 trans.]. InquadramentoIl risarcimento del danno alla salute avviene di norma mediante la liquidazione di un capitale, ma la legge prevede anche a liquidazione in forma di rendita. La liquidazione in forma di rendita prevede quali presupposti: a) l'inerenza del danno alla persona; b) il carattere permanente del danno. Da ciò discende che l'art. 2057 è invocabile nelle ipotesi di danno biologico, tenuto conto che tale danno si riferisce alla persona e che può avere carattere permanente. Al contrario, la norma non è invocabile nel caso di lesioni che abbiano determinato una invalidità temporanea, dal momento che la norma espressamente rinvia alla costituzione d una rendita vitalizia e non già temporanea. Inoltre, deve escludersi che l'applicabilità della norma necessiti della istanza de danneggiato, potendo il giudice procedere d'ufficio anche nella ipotesi in cui l'attore espressamente abbia rinunciato alla liquidazione della rendita (Cass. n. 53/1958; Cass. n. 1140/1967). Nello stesso senso in dottrina, confronta De Cupis, 1979, II, 282. Presupposti per l'operatività della liquidazione in forma di renditaLa norma è notoriamente scarsamente applicata dai giudici, posto che le parti danneggiate preferiscono una liquidazione capitalizzata ai valori attuali, ma la norma offre un importante criterio di valutazione per il lucro cessante, consentendo al giudice, di ufficio, di valutare la particolare condizione della parte danneggiata e la natura del danno, con tutte le sue conseguenze (Cass. n. 24451/2005; Trib. Milano 27 gennaio 2015, a mente del quale in tema di responsabilità medica, nel caso di un grave danno a carattere permanente, l'impossibilità di stabilire in modo oggettivo una durata presumibile della vita dell'attrice fa sì che si debba provvedere, nella liquidazione del danno futuro, ai sensi dell'art. 2057 mediante la costituzione di una rendita vitalizia (art. 1872). Tale strumento offre un importante criterio di valutazione per il lucro cessante consentendo al giudice, d'ufficio (e dunque senza la necessità di una specifica domanda in tal senso) di valutare la particolare condizione della parte danneggiata e la natura del danno con tutte le sue conseguenze, nel caso di specie il giudice ha riconosciuto il risarcimento non solo del danno biologico e non patrimoniale per la menomazione subita ma anche una rendita annuale per tutta la durata della vita del beneficiario per la perdita della capacità lavorativa specifica e per le spese mediche ed di assistenza future; Trib. Genova 15 giugno 2005. Qualora il giudice ritenga di liquidare il danno permanente alla persona in forma di rendita, dovrà procedere, in concreto: a) a quantificare il danno in somma capitale, avuto riguardo all'età della vittima al momento del sinistro, sulla base delle tabelle dì mortalità e senza tener conto della sua eventuale ridotta aspettativa di vita, qualora quest'ultima risulti conseguenza dell'illecito; b) ad individuare un coefficiente di capitalizzazione fondato su corrette basi attuariali, aggiornato e corrispondente all'età della vittima al momento dell'evento; c) a dividere la somma capitale per il coefficiente di capitalizzazione; d) a dividere ancora (eventualmente) per dodici il rateo annuo, se intenda liquidare una rendita mensile invece che annuale (Cass. n. 31574/2022). Disciplina applicabileLa rendita costituita ex art. 2057 sarà disciplinata dagli art. 1872 ss. Ciò comporta una maggiore tutela del danneggiato: a) il debitore non può liberarsi dell'obbligazione offrendo il pagamento di un capitale (art. 1879, comma 1); b) il debitore non può invocare la risoluzione per eccessiva onerosità sopravvenuta (art. 1879, comma 2); c) in caso di inadempimento del debitore, il creditore della rendita può far sequestrare e vendere i beni dell'obbligato (art. 1878). 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