Codice Civile art. 2138 - Dirigenti e fattori di campagna.

Roberto Amatore
aggiornato da Francesco Agnino

Dirigenti e fattori di campagna.

[I]. I poteri dei dirigenti preposti all'esercizio dell'impresa agricola e quelli dei fattori di campagna, se non sono determinati per iscritto dal preponente, sono regolati [dalle norme corporative] (1) e, in mancanza, dagli usi.

(1) Le disposizioni richiamanti le norme corporative devono ritenersi abrogate in seguito alla soppressione dell'ordinamento corporativo.

Inquadramento

Anche nel campo del lavoro agricolo, come confermato dal richiamo ad essa contenuto nell'art. 2138, in tema di determinazione dei poteri dei dirigenti e dei fattori di campagna, la disciplina collettiva, cui fa altresì riferimento la norma generale dell'art. 2095, costituisce la fonte primaria per la Determinazione della qualifica e per l'inquadramento dei lavoratori nelle singole categorie (Cass. 3594/1984). Anche nel campo del lavoro agricolo la disciplina collettiva costituisce la fonte primaria per la determinazione della qualifica e per l'inquadramento dei lavoratori nelle singole categorie. Pertanto, è incensurabile in sede di legittimità, in quanto conforme alle regole legali di ermeneutica e sorretto da adeguata motivazione, l'accertamento del giudice del merito secondo cui, alla stregua dell'art. 6 del c.c.n.l. 1 dicembre 1971 per gli impiegati dell'agricoltura, l'elemento differenziatore fra gli impiegati di concetto di prima categoria — direttori — e gli impiegati di concetto di seconda categoria — agenti o fattori — è da ricercare nei poteri di autonomia decisionali, propri del «direttore» e non già dell'«agente» (Cass. n. 3594/1984).

Fattori di campagna e dirigenti

Nel campo del lavoro agricolo, la figura del «fattore di campagna» designa l'impiegato di concetto che collabora con il conduttore o chi per lui nell'organizzazione dell'azienda, nel campo tecnico o amministrativo o in entrambi, con maggiore o minore autonomia di concezione ed apporto di iniziativa, nell'ambito delle facoltà affidategli e secondo le consuetudini locali (Cass. n. 17702/2014). Nel campo del lavoro agricolo la figura del «fattore di campagna» designa l'impiegato di concetto che collabora con il conduttore o chi per lui nell'organizzazione dell'azienda nel campo tecnico o amministrativo o in entrambi, con maggiore o minore autonomia ed apporto di iniziativa nell'ambito delle facoltà assegnategli e secondo le consuetudini locali; ne consegue che egli può ritenersi munito dei poteri di rappresentanza dell'imprenditore agricolo solo se essi gli siano conferiti a mezzo di procura o sulla base delle consuetudini locali (Cass. n. 483/2003). Il «fattore di campagna» non ha, in linea di massima, poteri di rappresentanza del preponente. Ne segue, pertanto, che ove il conduttore pretenda l'indennizzo di legge per i miglioramenti apportati al fondo in affitto deducendo di essere stato autorizzato a realizzare gli stessi dal «fattore di campagna» del proprietario concedente, lo stesso deve dare la prova che detto fattore agiva in nome e per conto del proprietario in forza di specifico mandato, senza che possa limitarsi ad affermare di avere avuto rapporti esclusivamente con detto fattore (Cass. n. 14526/2002).

Il rapporto tra imprenditore agricolo e fattore di campagna — per la delimitazione dei cui poteri l'art. 2138, rinvia, ove gli stessi non siano determinati per iscritto dal preponente, alle norme corporative e, in mancanza, agli usi — non è da inquadrare nello schema del mandato, bensì in quello del contratto di impiego, al quale non è connaturale il conferimento di poteri rappresentativi nel campo negoziale, sicché il fattore, mancando nella contrattazione collettiva una disciplina dell'ambito delle sue funzioni e dei suoi poteri, può considerarsi impiegato di concetto che collabora con il conduttore o chi per lui nell'organizzazione dell'azienda nel campo tecnico o amministrativo o in entrambi, con maggiore o minore autonomia di concezione ed apporto di iniziativa nell'ambito delle facoltà affidategli e secondo le consuetudini locali, munito di poteri di rappresentanza solo in quanto gli siano conferiti in virtù di procura o di consuetudine locale (Cass. n. 14526/2002). Nel campo del lavoro agricolo, la figura del dirigente designa colui che è investito di tutti o di una parte dei poteri del datore di lavoro su tutta l'azienda o su una parte importante di essa avente struttura e funzioni autonome, con poteri d'iniziativa ed ampie facoltà discrezionali nel campo tecnico e amministrativo, e risponde direttamente al datore di lavoro o a chi per lui dell'andamento dell'azienda, la figura del fattore di campagna, designa l'impiegato di concetto, che collabora con il conduttore o chi per lui nell'organizzazione dell'azienda nel campo tecnico o amministrativo o in entrambi, con maggiore o minore autonomia di concezione ed apporto d'iniziativa nell'ambito delle facoltà affidategli e secondo le consuetudini locali, l'impiegato d'ordine o ausiliario e il salariato fisso o operaio, si distinguono dal fattore per la carenza di autonomia e di potere d'iniziativa e, tra di loro, a seconda che le mansioni esecutive (di custodia, sorveglianza, contabilità e guida di altri lavoratori) svolte implichino o meno attività di carattere intellettuale, per quanto limitate e modeste (Cass. n. 3594/1984). 

Natura del rapporto e poteri rappresentativi

Il rapporto tra imprenditore agricolo e fattore di campagna — per la delimitazione dei cui poteri l'art. 2138, rinvia, ove gli stessi non siano determinati per iscritto dal preponente, alle norme corporative e, in Mancanza, agli Usi — non è da inquadrare nello schema del mandato, bensì in quello del contratto di impiego, al quale non è connaturale il conferimento di poteri rappresentativi nel campo negoziale, sicché il fattore, mancando nella contrattazione collettiva una disciplina dell'ambito delle sue funzioni e dei suoi poteri, può considerarsi munito degli indicati poteri di rappresentanza solo in quanto gli siano conferiti in virtù di procura o di consuetudine locale (Cass. n. 20/1983).

Bibliografia

Carrara, I contratti agrari, Torino, 1954, 825; Cattaneo, in Contratti agrari associativi, Manuale di diritto agrario italiano (a cura di Irti), Torino, 1978, 331; Giuffrida, Imprenditore agricolo, in Enc. dir., XX, Milano, 1970, 557; Giuffrida, Soccida, in Enc. dir., XLII, Milano, 1970.

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