Codice Civile art. 2158 - Morte di una delle parti.Morte di una delle parti. [I]. La mezzadria non si scioglie per la morte del concedente (1). [II]. In caso di morte del mezzadro la mezzadria si scioglie alla fine dell'anno agrario in corso, salvo che tra gli eredi del mezzadro vi sia persona idonea a sostituirlo ed i componenti della famiglia colonica si accordino nel designarla. [III]. Se la morte del mezzadro è avvenuta negli ultimi quattro mesi dell'anno agrario, i componenti della famiglia colonica possono chiedere che la mezzadria continui sino alla fine dell'anno successivo, purché assicurino la buona coltivazione del podere. La richiesta deve essere fatta entro due mesi dalla morte del mezzadro, o, se ciò non è possibile, prima dell'inizio del nuovo anno agrario. [IV]. In tutti i casi, se il podere non è coltivato con la dovuta diligenza [2147], il concedente può fare eseguire a sue spese i lavori necessari, salvo rivalsa mediante prelevamento sui prodotti e sugli utili [2154] (2). (1) V. art. 49 l. 3 maggio 1982, n. 203. InquadramentoGli artt. 48 e 49 l. n. 203/1982 hanno dettato una disciplina, unica per tutti i contratti agrari, per il caso di morte del concedente o del concessionario. La prima ipotesi è regolata dall'art. 49, comma 3, l. n. 203/1982, il quale stabilisce che i contratti agrari non si sciolgono per la morte del concedente. La seconda ipotesi è regolata dagli artt. 48, comma 2, e 49, ultimo comma, l. n. 203/1982, cit., che rispettivamente disciplinano la successione nel rapporto agrario a seconda che si sia in presenza di un impresa familiare o di un concessionario singolo, sicché devono considerarsi implicitamente abrogati i commi 2, 3 e l'ultima parte del comma 4 dell'art. 2158. Apertasi la successione del mezzadro, in epoca anteriore all'entrata in vigore della l. n. 203/1982, trova applicazione l'art. 2158, con la conseguenza che, mancando tra gli eredi del defunto mezzadro un soggetto idoneo a sostituirlo, il rapporto agrario non poteva più continuare dopo il termine dell'annata agraria 1978-1979 (Cass. n. 9620/1995). Con riguardo all'illecito (ora) amministrativo di omessa denuncia, da parte del concedente, del rapporto di piccola colonia instauratosi con un erede del colono defunto, l'avvenuta designazione di tale erede, ad opera degli altri coeredi, come persona idonea a sostituire il defunto nel rapporto di colonia (artt. 2158 e 2168) può essere desunta dall'obiettiva continuazione del rapporto — con correlativa regolare divisione dei prodotti — fra il concedente e l'erede suindicato (Cass. n. 11224/1990). La persona designata dai componenti la famiglia colonica a sostituire il mezzadro deceduto (fatto questo che ai sensi dell'art. 2158 impedisce lo scioglimento del contratto) deve rivestire la qualità di erede del mezzadro stesso, senza che sia sufficiente la sua appartenenza di fatto alla famiglia colonica (Cass. n. 5556/1989). In tema di contratti agrari, ai sensi dell'ultimo comma dell'art. 49 l. n. 203/1982, applicabile ai giudizi in corso a norma del successivo art. 53, comma 1, l. n. 203/1982, cit., in caso di morte del colono o del mezzadro il contratto non si scioglie se tra gli eredi vi sia persona che abbia continuato e continui ad esercitare attività agricola in qualità di coltivatore diretto o di imprenditore a titolo principale, senza la necessità, prevista dagli artt. 2158 e 2168, che la famiglia colonica si sia accordata nel designare l'erede idoneo ed abbia comunicato tale designazione al concedente (Cass. n. 2741/1988). CasisticaL'ultimo comma dell'art. 49 l. n. 203/1982 — che disciplina il subingresso degli eredi dell'affittuario deceduto — trova applicazione soltanto se nel rapporto di affitto non vi sia l'impresa familiare coltivatrice prevista dall'art. 48 l. n. 203/1982, trovando, altrimenti, il rapporto la sua soggettività nella famiglia coltivatrice, con la conseguenza che il venir meno di un suo componente — e, quindi, anche dello stesso affittuario — non incide sulla continuazione del rapporto, anche con un solo familiare, sempreché permanga una forza lavorativa equivalente almeno ad un terzo di quella necessaria per il fondo (Cass. n. 7468/1986). Ai fini del subingresso nel rapporto di affitto a seguito della morte dell'affittuario, e sempreché in detto rapporto non vi sia una famiglia coltivatrice, l'art. 49 l. n. 203/1982, mentre richiede in capo all'erede la qualità di coltivatore diretto o di imprenditore agricolo principale (e ciò ai sensi dell'art. 12 l. n. 153/1975) e che esso in tale qualità, abbia esercitato e continui ad esercitare attività agricola, non prescrive tuttavia che questa riguardi gli stessi fondi oggetto del rapporto agrario, volendo tutelare gli eredi che comunque abbiano la fonte principale del loro reddito nell'attività agricola e, quindi, le posizioni giuridiche fondate sul lavoro (Cass. n. 7468/1986). In caso di morte del colono, il rapporto di colonia si scioglie — in maniera automatica — alla fine dell'anno agrario in corso — ovvero alla fine di quello successivo, nell'ipotesi di cui al comma 3 dell'art. 2158, qualora, entro lo stesso termine gli eredi non abbiano provveduto a designare persona idonea alla prosecuzione del rapporto, con atto ricettizio diretto al concedente, il quale deve esternare una inequivoca volontà di consentire che il nuovo colono subentri al precedente nella medesima posizione contrattuale, in virtù della persistente unicità del rapporto, non essendo, all'uopo, sufficiente la manifestazione di volontà di assentire che il fondo già coltivato dal colono sia oggetto di conduzione da parte di altra persona immessasi nel possesso dello stesso (Cass. n. 338/1986). BibliografiaCarrara, I contratti agrari, Torino, 1954, 825; Cattaneo, in Contratti agrari associativi, Manuale di diritto agrario italiano (a cura di Irti), Torino, 1978, 331; Giuffrida, Imprenditore agricolo, in Enc. dir., XX, Milano, 1970, 557. |