Codice Civile art. 2168 - Morte di una delle parti.InquadramentoCon riguardo all'illecito (ora) amministrativo di omessa denuncia, da parte del concedente, del rapporto di piccola Colonia instauratosi con un erede del colono defunto, l'avvenuta designazione di tale erede, ad opera degli altri coeredi, come persona idonea a sostituire il defunto nel rapporto di Colonia (artt. 2158 e 2168) può essere desunta dalla obiettiva continuazione del rapporto — con correlativa regolare divisione dei prodotti — fra il concedente e l'erede suindicato (Cass. n. 11224/1990). In tema di contratti agrari, ai sensi dell'ultimo comma dell'art. 49 l. n. 203/1982, applicabile ai giudizi in corso a norma del successivo art. 53, comma 1, l. n. 203/1982, in caso di morte del colono o del mezzadro il contratto non si scioglie se tra gli eredi vi sia persona che abbia continuato e continui ad esercitare attività agricola in qualità di coltivatore diretto o di imprenditore a titolo principale, senza la necessità, prevista dagli artt. 2158 e 2168, che la famiglia colonica si sia accordata nel designare l'erede idoneo ed abbia comunicato tale designazione al concedente (Cass. n. 2741/1988). In tema di contratti agrari, ai sensi dell'art. 49, comma 1, l. n. 203/1982 si configura la successione dell'erede dell'affittuario coltivatore diretto nel contratto di cui era già parte il «de cuius» soltanto nel caso in cui il preteso successore dimostri la ricorrenza di tutte le condizioni tassativamente indicate dalla legge. Pertanto, è onere del coerede non solo dedurre la propria qualità di «imprenditore agricolo a titolo principale» (ora qualificato «imprenditore agricolo professionale», a norma dell'art. 1 d.lgs. n. 99/2004) o di coltivatore diretto o, ancora, eventualmente di soggetto equiparato ai coltivatori diretti ex art. 7, comma 2, l. n. 203/1982, ma anche fornire la prova che, al momento dell'apertura della successione, lo stesso aveva esercitato attività agricola sui terreni coltivati dal de cuius (Cass. n. 26045/2005). Profili generaliNella colonia parziaria, la designazione del sostituto del defunto colono prevista dal combinato disposto degli artt. 2158, comma 2, e 2168, comma 2, — per il quale, in caso di morte del colono, il rapporto prosegue ove gli eredi si accordino nel designare una persona idonea a sostituire il defunto — può essere effettuata senza formule sacramentali, né richiede una Forma vincolata, pur se deve manifestarsi in modo univoco e concludente ed essere portato a conoscenza del concedente (Cass. n. 3922/1984). In caso di morte del colono, il subingresso nel rapporto di Colonia parziaria di soggetto estraneo alla famiglia del colono sulla base di un negozio di cessione del contratto (art. 1406) tra gli eredi di quest'ultimo e tale soggetto, ovvero dell'assenso del fattore del concedente che sia privo di poteri di rappresentanza, postula il consenso del concedente medesimo, rispettivamente come consenso ex art. 1406 citato e come ratifica ai sensi del precedente art. 1399, i quali, tanto l'uno, quanto l'altra, non si risolvono nella mera presa di conoscenza, bensì nella inequivoca volontà del soggetto interessato di fare propria e perfezionare la fattispecie costitutiva del vincolo posto in essere da altri soggetti. Conseguentemente, non è sufficiente che il concedente manifesti la volontà di assentire che il fondo già condotto dal colono defunto sia oggetto di conduzione da parte di altro colono immessosi nel possesso di esso, ma occorre altresì che egli esterni la inequivoca volontà di consentire che il nuovo colono subentri al precedente nella medesima posizione contrattuale, da quello mutuando inalterati gli originali elementi oggettivi del rapporto, in virtù della inalterata unicità dello stesso (nella specie, il S.C., enunciando il surriportato principio, ha confermato la decisione di merito con cui era stato escluso che la volontà del concedente di consentire il subingresso di un nuovo colono al precedente, defunto, fosse desumibile dall'annotazione del nome del primo a margine del contratto sottoscritto dal secondo) (Cass. n. 20/1983). In tema di Colonia parziaria, e per il caso di morte del colono, qualora gli eredi deducano che il contratto prosegua congiuntamente nei loro confronti, e diano incarico ad un componente della famiglia colonica di rappresentarli nei rapporti con il concedente, agendo in loro nome e conto, deve escludersi che questo incarico configuri la designazione di un sostituto del colono defunto, ai sensi ed agli effetti degli artt. 2158 e 2168, atteso che siffatta designazione, implicando il subingresso del designato nel contratto di Colonia in qualità di unico titolare, è incompatibile con la suddetta volontà di tutti gli eredi per la prosecuzione del contratto stesso nei loro riguardi (Cass. n. 4183/1982). Nell'ipotesi di morte del colono, il rapporto può essere continuato, ai sensi dell'art. 2158, solo da una persona che rivesta la qualità di erede e che sia nel contempo componente della famiglia colonica, designato concordemente ed univocamente dagli altri eredi, prima della scadenza dell'annata agraria, alla continuazione del rapporto medesimo e che sia idonea alla coltivazione del fondo. Pertanto, in difetto di nomina del successore nei termini stabiliti, il contratto si scioglie automaticamente, con l'effetto che la proroga legale non può operare su un rapporto che si è ormai estinto per Mancanza degli elementi strutturali soggettivi occorrenti per la sua esistenza. Tale norma non è stata abrogata per incompatibilità con l'entrata in vigore della l. n. 756/1964 ed anzi condiziona la pratica applicazione della proroga legale, dal momento che quest'ultima esplica la sua efficacia sui rapporti che sono in corso e cioè si trovano nella fase di svolgimento consentita dalla perdurante sussistenza dei loro requisiti formativi essenziali (Cass. n. 42/1982). L'idoneità del successore designato a sostituire il colono deceduto — ai fini dell'esclusione dello scioglimento del rapporto di Colonia parziaria — deve essere intesa nel senso di attitudine, apprezzabile obiettivamente, a coltivare il fondo e il relativo giudizio e demandato al giudice del merito (Cass. n. 3116/1981). La morte del colono determina de iure, ai sensi dell'art. 2168, lo scioglimento del rapporto di Colonia parziaria, alla fine dell'anno agrario in corso (ovvero alla fine di quello successivo, nell'ipotesi di cui al terzo comma dell'art. 2158 dello stesso codice), qualora, entro lo stesso termine, gli eredi del colono defunto non abbiano provveduto a designare, con atto recettizio diretto al concedente, persona idonea alla prosecuzione del rapporto (Cass. n. 3116/1981). A norma degli art. 2158, 2168 e 2179, la morte del mezzadro, del colono e del soccidario comporta lo scioglimento del rapporto di mezzadria, di colonia e di soccida, salvo che fra gli eredi vi sia persona idonea a sostituire il defunto ed i componenti della famiglia colonica si accordino nel designarla. Ne consegue, che nel caso in cui un giudizio per la risoluzione a causa di inadempimento di un contratto di Colonia si interrompa per la morte del colono convenuto, la riassunzione del medesimo comporta una diversità di situazioni giuridiche a seconda che si siano costituiti in giudizio gli eredi del colono in quanto tali, ovvero che si sia costituito anche l'erede idoneo a sostituire il colono defunto e designata dalla famiglia colonica a norma del citato art. 2158 nella prima ipotesi, la pronunzia del giudice e limitata alla indagine sulla risoluzione del rapporto per inadempimenti anteriori ed allo accertamento del fatto (morte) causativo dello scioglimento del contratto. Essa, inoltre, non può, comunque, consentire la prosecuzione del rapporto di Colonia (anche in caso di rigetto della domanda di risoluzione) a favore degli eredi del colono per difetto delle condizioni previste dal citato art. 2158 nella seconda ipotesi, il giudice deve pronunziare, nei confronti degli eredi, sulla richiesta risoluzione ed, in esito al rigetto della relativa domanda, sul diritto dell'erede designato di subentrare nel rapporto di Colonia al posto del dante causa (Cass. n. 1961/1976). Bibliografia: Cattaneo, I contratti agrari associativi, in Diritto agrario italiano, Torino, 1978. |