Codice Civile art. 2204 - Poteri dell'institore.Poteri dell'institore. [I]. L'institore può compiere tutti gli atti pertinenti all'esercizio dell'impresa a cui è preposto, salve le limitazioni contenute nella procura [2206 2]. Tuttavia non può alienare o ipotecare i beni immobili del preponente, se non è stato a ciò espressamente autorizzato. [II]. L'institore può stare in giudizio in nome del preponente per le obbligazioni dipendenti da atti compiuti nell'esercizio dell'impresa a cui è preposto [77 2 c.p.c.]. InquadramentoGli institori sono investiti in quanto tali, indipendentemente da uno specifico conferimento di procura, di un potere di rappresentanza commisurato, quanto alla sua ampiezza, alle mansioni loro affidate dall'imprenditore, salvo il potere di quest'ultimo di limitare (ma non escludere) detta sfera rappresentativa, con le modalità e con gli effetti, per quanto riguarda gli institori e i procuratori, di cui agli artt. 2206, 2207 e 2209 (Cass. n. 9131/1997). I poteri di rappresentanza dell'institore devono sempre essere espressione di una inequivoca volontà dell'imprenditore di delegare al preposto poteri di gestione in tutto coincidenti con i propri; questa volontà, che è presente in via assoluta nell'ipotesi di preposizione ad una sede o alla direzione ed esercizio di un ramo particolare dell'impresa, nel caso di preposizione ad un ufficio si misura sui poteri di gestione in concreto attribuiti, nel senso che rispetto a questi ultimi il potere di rappresentanza assume un ruolo strumentale o servente, e si estende perciò naturalmente, ossia senza necessità di un apposito incarico e secondo i criteri della generalità e normalità, soltanto agli atti che lo svolgimento del rapporto di gestione esige (Cass. n. 2020/1993; Cass. n. 314/1988). La rappresentanza sostanziale. Gli atti pertinentiL'institore è investito del potere di compiere tutti gli atti che siano pertinenti all'impresa o all'articolazione di essa, cui è preposto. Secondo una parte della dottrina, la pertinenza non deve essere valutata a priori, bensì avendo riguardo alla situazione concreta (Licini, 419; Ferri, in Comm. S.B. 1983, 100), mentre secondo altri, la pertinenza di un dato atto all'esercizio dell'impresa deve essere valutata con riferimento astratto alle imprese di quel determinato tipo o settore (Campobasso, 132). Sono atti pertinenti non solo gli atti necessari, ma anche quelli meramente utili all'attività imprenditoriale intrapresa (Cottino, 216): essi non sono solamente quelli giuridici (in senso stretto e negoziali), ma anche tutti gli atti materiali strumentali allo scopo dell'impresa (De Semo, 767). L'institore non è legittimato a compiere atti che esorbitano dall'esercizio, inteso come gestione, dell'impresa, quali ad esempio la vendita o l'affitto dell'azienda (Campobasso, 133; Ferrara-Corsi, 88). Egli non può alienare o ipotecare immobili salvo che la vendita non costituisca l'oggetto dell'attività imprenditoriale (Campobasso, ibidem). La norma di cui all'art. 2204 va intesa nel senso che il fondamento della rappresentanza institoria deve ricercarsi nel fatto della preposizione dell'institore all'esercizio di un'impresa commerciale e, pertanto, affinché all'institore sia riconosciuto il relativo potere, non si richiede il ricorso all'atto scritto, il quale diventa necessario solo per apportare modificazioni al contenuto legale tipico di tale rappresentanza, poiché queste, solo se iscritte nel registro delle imprese, possono essere opposte ai terzi (Cass. n. 1120/1969). La rappresentanza processualeLa capacità di stare in giudizio in nome del preponente si riferisce ad ogni attività processuale e, quindi, non soltanto ai giudizi di cognizione, ma anche a quelli di esecuzione forzata (Cass. n. 1863/1965). Ai sensi dell'art. 77 c.p.c. il potere rappresentativo processuale, con la correlativa facoltà di nomina dei difensori, può essere conferito soltanto a colui che sia investito anche di un potere rappresentativo di natura sostanziale in ordine al rapporto dedotto in giudizio, sempre che al rappresentante sia conferito il potere di rappresentare l'interessato o nella totalità dei suoi affari (procuratore generale) o in un gruppo omogeneo di questi, paragonabile ad un'azienda commerciale o ad un suo settore (institore): presupposti, quindi, non riscontrabili nel caso di un mandato speciale per un singolo affare (Cass. n. 13898/2003; Cass. n. 13523/1991). Peraltro, la decisione circa la gestione delle controversie dinanzi agli organi di giurisdizione rientrano nella rappresentanza institoria con la sola eccezione delle decisioni relative alla composizione delle liti, per cui è richiesta una specifica autorizzazione (Cass. n. 9264/2008). 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Un panorama dottrinale, in Giur. it. 2015; Macchia, Le sezioni speciali del registro delle imprese, in Impresa 1996; Pavone La Rosa, Il registro delle imprese, Milano, 1954; Presti Rescigno, Corso di diritto commerciale, Bologna, 2015, 253; Restino, Le sezioni speciali del registro delle imprese, in Riv. dir. comm. 1998; Rordorf, Il giudice del registro delle imprese, in Riv. dir. soc. 1996; Ruggeri, L'irreversibilità della fusione societaria, Padova, 2012. |